Ormai è diventato un luogo comune parlare della giustizia definendola ingiustizia, come se fossero sbagliate la leggi. Ma da una mia esperienza personale ho toccato con mano “l’errore uomo”, per malafede o per incapacità: e questo lo faccio decidere a voi raccontando la mia storia.
Per un processo ancora in essere dopo una condanna di primo grado, sono agli arresti domiciliari da un anno e ho aspettato con pazienza e fiducia che i giudici potessero arrivare alla conclusione che merito: perché, è ovvio, io so di essere completamente innocente. Ma invece non è andata così e a me è sembrato di essere stato messo davanti a un plotone d’esecuzione e tuttora essere preso in giro da chi dovrebbe mettere in pratica “il giusto”.
Non sto spiegarvi la dinamica del processo perché sarebbe molto lunga, ma appena arrivate le motivazioni di, questa assurda, condanna per bancarotta sarà mia premura raccontarvelo.
Ma non volevo parlare di questo, ci sarà l’appello e VOGLIO prendere la mia rivincita, che poi sarebbe il trionfo della verità! Voglio sottolineare per rabbia, per senso civico e per la speranza di vivere in un mondo migliore, l’abuso, che mi pare proprio non giustificato, di applicazione della custodia cautelare nei miei confronti, considerando che per legge ci sono tre motivazioni per applicare la custodia cautelare: fuga, inquinamento di prove e recidività.
Il 23 ottobre 2013, i miei legali hanno presentato ai giudici l’istanza di revoca della custodia cautelare che ormai persiste da più di un anno, ed è stata rigettata dai giudici, Dott.ssa. Teresa Ferrari Da Passano, Nicoletta Marchegiani, e Giulia Cucciniello, dietro il parere negativo del Pubblico Ministero Isidoro Palma perche secondo loro c’è un mio pericolo di fuga e recidività.
E’ questo, a mio parere, é da ritenersi una mancanza di giudizio o presenza di malafede da parte dei magistrati. Comunque un fatto grave, che non tiene conto della realtà, come se chi dovesse decidere lo facesse solamente in linea teoorica o non sulla pelle di un essere umano.
Una breve analisi che dovrebbe fare qualsiasi magistrato idoneo per il suo lavoro:
• Per quanto concerne il pericolo di fuga:
Mi sembra ridicolo, poco professionale con sospetto di malafede, considerato che questa misura cautelare esiste nei miei confronti dal 13 ottobre 2011: da allora il mio comportamento è stato rigoroso e rispettoso alle disposizioni del tribunale. E bisogna anche tener conto che ad ogni udienza del processo (in tutto sono state più di 10) mi sono recato in tribunale e fatto ritorno tutte le volte alla mia casa-prigione senza scorta, da solo. Avrei potuto scappare non una ma mille volte…
• Per quanto concerne il pericolo di recidività:
Suppongo che si tema che io possa costituire altre società o fare altri danni (cosa che non ho mai fatto). Se fosse così dovrei avere delle restrizioni, mentre invece ho l’uso del telefono, d’internet e non ho limiti di nessun genere nell’incontrare persone.
Domani, 11 dicembre 2012, sono presente in appello per la revoca degli arresti domiciliari, ormai mi aspetto di tutto. Vi farò sapere.
IO VOGLIO UN MONDO MIGLIORE.
Arman Golapyan.