Si dice che il nome derivi da delle piante che si intravedevano nell’acqua che ricordava la pianta di Ganja.
Per millenni ha goduto di grande privilegio religioso ed è adorato nella sua forma personificata della dea Gaṅgā (Colei che va veloce), la divinità femminile induista che incarna il fiume Gange.
Il grande fiume Gange scorre verso oriente attraversando le pianure del nord dell’India e il Bangladesh. Gange, con la sua lunghezza di 2.510 km e i suoi affluenti e le sorgenti che sono localizzate sul ghiacciaio di Gangotri nello stato indiano dell’Uttarakhand, nell’Himalaya centrale, copre un bacino idrografico che snoda su una superficie di circa un milione di chilometri quadrati in una delle regioni più popolate del pianeta Terra. Ciò rende le sue terre molto fertili e sono concentrano quindi la maggior parte delle attività agricole della nazione.
Il fiume Ganja è noto anche per il rito religioso di Balneazione. Il fiume Sacro detiene un ruolo importante nella religione induista, con la convinzione che effettuando il bagno, in alcune occasioni, si possa ottenere il “perdono dei peccati” ed un aiuto per raggiungere la salvezza. Gli indù sono soliti a conservare nelle proprie abitazioni un flacconcino d’acqua del fiume sacro che viene fatta bere ai familiari morenti per ripulire la loro anima e a quelli malati per curarli.
Si tratta di zone più popolate dell’India, in virtù del suo valore biologico, religioso e spirituale. Sono numerosi luoghi sacri che si trovano proprio lungo le sponde del fiume, tra cui Haridwar e soprattutto Varanasi che viene raggiunta ogni anno da più di un milione di pellegrini. In questa città piena di templi vivono e rivivono riti millenari, la città più importante dell’induismo.
Le abluzioni mattutine e serali sono normalmente effettuate presso alcune strutture dedicate costituite da Ghats, scalinate che dagli edifici arrivano direttamente nel fiume.
I credenti rendono omaggio ai loro antenati e ai loro dei, riempendo l’acqua nelle loro mani, sollevandola e lasciandola cadere nuovamente nel fiume, con omaggio floreale, petali di rosa e piattini d’argilla illuminati da stoppini che vengono lasciati galleggianti nell’acqua.
Il primo occidentale a citare il fiume Gange è stato Megastene, un diplomatico, storico e geografo greco antico, che compose l’opera “Indikà – Notizie sull’India”, esteso in 4 libri, dei quali il primo libro descriveva la geografia, i due successivi il sistema di governo, le caste e gli usi religiosi e l’ultimo trattava la storia, l’archeologia e le leggende. Più volte nella sua opera Indika da descrizioni come la seguente: ” l’India possiede molti e grandi fiumi navigabili che attraversando il paese dopo essersi uniti gli uni con gli altri, rientrano nel fiume chiamato il Gange. Ora questo fiume scorre da nord a sud, e getta le sue acque nel mare che costituisce il confine orientale del Gangaridai, una nazione che possiede una grande forza dagli elefanti di grandi dimensioni. ”
A Roma in Piazza Navona, la famosa scultura, “la Fontana dei Quattro Fiumi” progettata e disegnata da Gian Lorenzo Bernini e costruita nel 1651, esprime i quattro più grandi fiumi allora conosciuti, uno per continente: tra questi il Gange.
Alessia Marcon