Gioachino Rossini, all’anagrafe Giovacchino Antonio Rossini, nasce a Pesaro il 29 Febbraio 1792; conosciuto dagli ammiratori come il “Cigno di Pesaro”, lavorò a decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie al melodramma.
Discende da una famiglia di umili origini: il padre, sostenitore della Rivoluzione Francese, era suonatore nella banda cittadina e nelle orchestre locali; la madre invece, Anna Guidarini, era una cantante di discreta bravura che tramandò al figlio la passione per la musica.
Dopo la restaurazione del Governo Pontificio i genitori, per sfuggire la cattura, sono costretti a vari spostamenti tra Ravenna, Ferrara e Bologna; qui il giovane Rossini studia da contralto all’Accademia filarmonica presso Giuseppe Prinetti, suo primo maestro.
E’ il 1806 quando, a 14 anni, si iscrive al Liceo musicale bolognese: seguendo intensamente la composizione e appassionandosi alle pagine di Haydn o di Mozart (guadagnandosi così l’appellativo di “tedeschino”), scrive la produzione d’esordio “Demetrio e Polibio”, che sarà interpretata però soltanto nel 1812.
Per Rossini il debutto ufficiale avviene nel 1810, al San Moisé di Venezia, grazie a “La cambiale di matrimonio”: ottenuto un esito favorevole, è incoraggiato a creare nei successivi 9 anni altre 37 opere, rappresentate poi nei maggiori teatri italiani e parigini.
Fra quelle che ebbero maggiore consacrazione, e che ancora oggi vengono messe in scena, ricordiamo: “Il Barbiere di Siviglia” (1816), “La gazza ladra” (1817), “Semiramide” (1823) ed il “Guglielmo Tell”, ultima fatica di Gioachino, allestita a Parigi il 3 Agosto 1829.
A 37 anni, all’apice della fama, decide di dedicarsi allo “Stabat Mater”, una sequenza liturgica composta fra il 1832 e il 1839 nella pace della campagna di Passy: ne deriva un’acclamazione che regge il confronto con i risultati precedenti, ma anche l’inizio dei lunghi periodi di isolamento; Rossini elabora dunque innumerevoli brani di musica da camera, prima della morte avvenuta a Parigi il 13 Novembre 1862.
I suoi capolavori, alcuni dei quali riportati in auge mediante le performance di Maria Callas, sono ormai stabilmente nel repertorio dei principali teatri lirici.
La “Vita di Rossini” del resto, redatta da Stendhal quando il Maestro aveva solo trentadue anni, ci offre la misura del trionfo raggiunto dall’autore pesarese.
Gabriele Fagioli