Antonio Stradivari (Cremona, tra fine 1643 e 1649 – Cremona, 18 dicembre 1737) è oggi conosciuto in tutto il mondo come uno dei più celebri costruttori di violini e uno dei più apprezzati liutai italiani. Apprese il mestiere presso il concittadino Nicola Amati, che influenzò la sua prima produzione, della quale rimangono oggi circa una ventina di esemplari. Nel 1680 Stradivari acquistò un proprio laboratorio presso l’attuale Piazza Roma, rendendosi progressivamente indipendente e ottenendo una notevole mole di commissioni, lavori che gli permisero di sviluppare uno stile e un’abilità ormai completamente autonome rispetto l’influenza del maestro Amati. In particolare, Stradivari optò per un consolidamento strutturale dello strumento, operando delle modifiche negli angoli, così da garantire una maggiore resistenza.
La grande qualità degli strumenti stradivariani si tradusse in un immediato successo, in larga parte determinato dall’ottima e potente sonorità offerta dai pezzi della sua produzione. Un’assidua ricerca tecnica lo fece approdare, dieci anni dopo, a nuove soluzioni progettuali e costruttive che affinarono gli strumenti stradivariani portandoli a dimensioni maggiori, all’inspessimento della vernice (in origine color miele, secondo l’uso desunto da Amati) ed ad una vocalità più piena e profonda. Il successo del laboratorio del liutaio cremonese raccolse attorno a Stradivari diversi apprendisti, tanto che in diversi strumenti posteriori al 1730 si può scovare la dicitura sub disciplina Stradivarii: con grande probabilità si tratta però di Francesco e Omobono, due dei sei figli avuti dal matrimonio con Francesca Ferraboschi, i quali appresero e perpetuarono il mestiere del padre. La produzione stradivariana, che ebbe il suo apice nei primo trentennio del Settecento, continuò fino a ridosso della morte del maestro stesso, avvenuta il 18 dicembre del 1737. Nella bottega cremonese vennero prodotti anzitutto violini, viole e violoncelli, oltre ad arpe, liuti, mandolini e chitarre, per oltre un migliaio di pezzi venduti, circa la metà dei quali ancora oggi esistenti. I pezzi realizzati da Stradivari sono considerati oggi dei veri oggetti da collezione, tant’è che nel mondo sono diverse le raccolte che possono vantare strumenti realizzati dal liutaio cremonese: oltre al museo Stradivariano di Cremona, si trovano esemplari a Tokyo, presso la Nippon Music Fundation, presso il Palazzo Reale di Madrid e alla U.S. Library of Congress (Stati Uniti). L’apprezzamento alla produzione stradivariana deriva anzitutto dall’eccezionale qualità e potenza sonora, da sempre studiata dagli specialisti del settore, nel tentativo di individuarne il segreto. Le teorie in proposito sono le più svariate: secondo taluni consisterebbe nella qualità del legno, sottoposto ad un particolare trattamento, secondo altri risiederebbe nella vernice applicata allo strumento. Quello che è certo è che il laborioso trattamento operato sugli strumenti era in grado di conferire una notevole robustezza, garantita da un secondo strato isolante steso prima della verniciatura finale: un lungo procedimento in grado di assicurare i pezzi contro il tempo e gli effetti nocivi dell’umidità. La vernice applicata regala agli strumenti a firma Stradivari un particolare ed inconfondibile colore arancio-bruno, secondo una tecnica e uno stile raggiunti attorno al 1715, nel periodo d’oro della produzione. Raggiungendo la perfezione progettuale e creativa produsse pezzi di eccezionale pregio, regalando alla musica modelli utilizzati ancora oggi per la realizzazione degli strumenti moderni. La qualità immortale delle produzioni stradivariane ha fatto sì che alcuni degli strumenti ancora esistenti, siano utilizzati dai musicisti contemporanei. La miscela di materiali pregiati, un’attenta progettualità strutturale e una manualità esperta hanno garantito il successo del laboratorio di Stradivari, dal quale sono usciti i più notevoli violini, violoncelli e strumenti a corda. Oggi i pezzi sradivariani hanno toccato supervalutazioni milionarie, sancendone l’eccezionale valore storico e musicale del lavoro e del genio di un artigiano cremonese.
Arman Golapyan