JOE STRUMMER, IL VERO FRONTMAN PUNK

Joe Strummer, nome d’arte di John Graham Mellor, nasce il giorno 21 agosto 1952 ad Ankara (Turchia), città dove il padre lavorava come funzionario del ministero degli esteri britannico.
Trascorre l’infanzia seguendo gli spostamenti del genitore, trasferendosi definitivamente in Inghilterra, vicino Londra; qui frequenta una scuola privata che non ama affatto, e passa il tempo ascoltando Beatles, The Who e Rolling Stones.
A diciotto anni muore suicida il fratello maggiore David, persona con idee politiche di estrema destra e che coltivava un particolare interesse per l’esoterismo; Joe, sconvolto, abbandona la famiglia e decide di vivere on the road.
Dopo un breve periodo da musicista di strada, entra a far parte inizialmente del gruppo dei “Vultures” mentre, nel 1974, insieme a Tymon Dogg e al batterista Richard Dudanski forma i “101’ers”; da una simile esperienza emerge subito il talento nei panni di frontman di Joe, che nel frattempo assume lo pseudonimo Strummer, dal modo rozzo di suonare la chitarra.
E’ il 1976, però, il momento che gli cambia la vita: in seguito ad un concerto dei Sex Pistols, grazie al quale rimane folgorato dal punk, e spinto dal manager Bernie Rhodes, accetta di diventare cantante di un complesso ancora sconosciuto; nascono così i “Clash”, band dal successo planetario che realizza sei album: “The Clash” (1977), “Give ‘em enough rope” (1978), “London calling” (1979), “Sandinista!” (1980), “Combat rock (1982) e “Cut the crap” (1985).
Nei lavori del complesso si mescolano progressivamente generi diversi: allo stesso punk degli esordi si uniscono gradualmente contaminazioni reggae, rockabilly, funk, jazz e blues.
La loro musica ispirerà nuove correnti sonore e un’intera generazione, in un periodo privo di figure di riferimento; celebre per le posizioni politiche apertamente schierate a sinistra, nel corso della carriera Strummer diventerà il portavoce di un messaggio contro il razzismo, le prevaricazioni e tutte le forme di fascismo.
I naturali attriti che nascono tra i componenti del gruppo si fanno sempre più determinanti nel 1983, quando vengono allontanati il batterista Topper Headon e il chitarrista Mick Jones; i Clash smettono di esistere: l’ultimo lavoro, “Cut the crap”, si rivelerà infatti un grosso fallimento.
Negli anni successivi Joe si dedica al cinema, come autore di colonne sonore ed occasionalmente attore, pur senza grandi risultati: recita in produzioni indipendenti quali “Diritti all’inferno” (1987, di Alex Cox) e “Mystery Train – Martedì notte a Memphis” (1989, di Jim Jarmusch).
Nel 1989 esce il debutto da solista, “Earthquake weather”; lo stile rockabilly è parecchio distante da quello precedente e, forse proprio per questo motivo, l’album viene ignorato dai fans e dalla critica.
Nel 1995 si rimette totalmente in gioco, formando una nuova band chiamata “Joe Strummer & The Mescaleros”, che pubblica prima “Rock art & the X-ray style”, poi – dopo una lunga serie di concerti – “Global a Go-Go”.
All’età di 50 anni, Joe Strummer muore la mattina del 22 dicembre 2002, a causa di un improvviso infarto. Ad omaggiarlo, nel 2008, ci pensa Julien Temple che, assemblando vari filmati e numerose testimonianze, realizza il documentario a lui dedicato “The Future Is Unwritten”: una pellicola che racconta la personalità dell’unico vero frontman della storia del punk.
Oggi, a 10 anni dalla sua scomparsa, ci piace ricordarlo con una frase che pronunciò nel Dicembre del 1976: “Penso che la gente dovrebbe sapere che noi dei Clash siamo anti-fascisti, contro la violenza, siamo anti-razzisti e per la creatività. Noi siamo contro l’ignoranza”.
.
Jonathan Maestri