Gli aforismi di Totò

“Tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me… A pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l’altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino. Mentre con Totò ci mangio dall’età di vent’anni. Mi spiego?” (Totò).

Totò

“Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli,di Cicilia, di Tessaglia,di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo” è il nome completo di Antonio De Curtis in arte Totò (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), attore, commediografo, paroliere, poeta e sceneggiatore italiano, era soprannominato “il principe della risata”, uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Totò fu protagonista in tutti i generi teatrali, con oltre 50 titoli, dal variété all’avanspettacolo, alla “grande rivista” di Michele Galdieri.

 

Alcuni dei suoi aforismi:

  • L’ignorante parla a vanvera. L’intelligente parla poco. ‘O fesso parla sempre.
  • Quello che vuoi per me, il doppio lo auguro a te.
  • Lei é un cretino… s’informi… si convinca!!!
  • Gli avvocati difendono i ladri. Sa com’è… tra colleghi.
  • La vera miseria è la falsa nobiltà.
  • Se ognuno di noi guardasse i propri difetti, non avrebbe tempo di guardare quelli degli altri…
  • C’è chi può e c’è chi non può: io può!!
  • I cani sono metà angeli e metà bambini.
  • A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?
  • Il coraggio non mi manca. È la paura che mi frega.
  • Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni.
  • Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia.
  • E’ la somma che fa il totale.
  • Come è gentile per essere una parente: sembra un’estranea!
  • A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.
  • Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
  • Qualche volta sono stato usato, ma non si vede.
  • C’era una donna che gli uomini li faceva cadere per terra stecchiti. Non che fosse particolarmente affascinante, ma portava jella.
  • Perdere chi non conosce rispetto è un grandissimo guadagno.
  • E’ sempre meglio un vigliacco vivo che un eroe morto, soprattutto se il vigliacco sono io.
  • Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.
  • L’unica cura per l’acne giovanile è la vecchiaia.
  • Ogni limite ha una pazienza.
  • ‘A sera quanno ‘o sole se nne trase | e dà ‘a cunzegna â luna p’ ‘a nuttata, | lle dice dinto ‘a recchia: “I’ vaco â casa: | t’arraccumanno tutt’ ‘e nnammurate.
  • Ma quale paura? Nel mio vocabolario non esiste questa parola, a meno che non si tratti di un errore di stampa.
  • La diffidenza rende tristi.
  • La donna si dà spesso, quando ha qualcosa da pretendere.
  • Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però, per venire riconosciuti in qualcosa, bisogna morire.