Badghir in Farsi (lingua persiana), Bòd Ghir, Bòd: vento e ghir: ciò che capta qualcosa, indica Le torri del vento, una soluzione architettonica assolutamente naturale che rendeva climatizzati gli ambienti interni dell’antica Persia, quando non esisteva ancora l’energia elettrica. Badghir in sostanza sono un’opera persiana d’ingegneria eolica dotate del principio di raffrescamento passivo degli ambienti interni, rendendo quindi gli edifici più vivibili e confortevoli. Oltre alla costruzione delle torri, le tecniche di aerazione ed architettoniche si espandevano anche nella costruzione delle corti interne e muri spessi che favorivano il rinfrescamento degli edifici.
Le torri del vento rappresentano tutt’oggi i sistemi di raffrescamento passivo più sofisticati di sempre. Il sistema consisteva nel asportare aria calda dall’interno dell’edificio durante il giorno ed immetteva aria fresca durante la notte. Il tutto era in alcuni casi favorito dalle vasche d’acqua sotterranee che contribuivano a rinfrescare ulteriormente l’aria.
Il flusso d’aria, causato dalla differenza di pressione tra la zona della torre dove soffia il vento e la zona sottovento, in assenza di vento, è determinata dall’aria calda che si trova a ridosso della parete sud della torre che scaldata dal calore del sole tende a salire.
A seconda delle zone ed intensità di calore si usavano vari stratagemmi diversi. Ad esempio in Iran, già 5000 anni fa, nelle zone che raggiungevano i 50°, le case erano costruite con muri molto spessi, in modo da creare di giorno un forte accumulo termico nelle pareti, il cui calore era ceduto poi nelle ore più fresche della notte.
Le apertura degli edifici erano verso i cortili interni per evitare la radiazione solare dei muri, e si introdusse l’uso della cupola, grazie alla quale l’aria calda tende a spostarsi nella parte alta della stessa, rinfrescando così le zone “basse” occupate.
David Zahedi