Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni.
(Amedeo Modigliani)
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Amedeo Modigliani nato a Livorno il 12 luglio 1884, ottenne successo a Parigi presentando una pittura e una scultura prevalentemente a soggetto umano, con figure dai lunghi colli e dai volti tipicamente ovali. Colpito fin dalla giovinezza da problemi di salute, segnato dalla tubercolosi e dalla depressione, ebbe modo di dedicarsi al disegno e alla pittura, inserendosi successivamente nello studio del livornese Guglielmo Micheli, presso il quale conobbe Giovanni Fattori (1898), uno dei maggiori rappresentanti del movimento macchiaiolo. Dopo gli inizi livornesi, Modigliani frequentò importanti scuole d’arte a Firenze e Venezia, per poi trasferirsi a Parigi (Le Bateau-Lavoir) nel 1906. Qui diede inizio non solo ad un’interessante stagione pittorica ma anche una vita sregolata, che ne alimentò il fascino leggendario di una parabola tragica e sfortunata. La pittura di Modigliani rappresenta un unicum nel contesto artistico contemporaneo: inizialmente influenzato dal cubismo, sviluppò uno stile peculiare e totalmente originale, visibile soprattutto nei celebri ritratti, tra i quali si ricordano quelli di artisti e letterati contemporanei quali Beatrice Hastings, Jean Cocteau, Pablo Picasso, Juan Gris, Diego Rivera e Andrè Salmon.
Si dedicò anche alla scultura, applicando a questa la stessa originale visione della pittura, con una concezione plastica bidimensionale, semplificata, figure con occhi a mandorla e colli allungati. A causa della salute cagionevole, Modigliani cessò presto di dedicarsi alla scultura per concentrarsi esclusivamente sulla pittura. Alla produzione scultorea di Modì si lega il celebre episodio dei falsi di Livorno: nel 1984 furono ritrovate nel Fosso Reale tre teste scultoree, in aderenza alla leggenda che voleva che fosse stato lo stesso artista a gettarle nel 1909, a seguito della derisione di alcuni artisti. Nonostante la confessione di quattro studenti universitari, che dichiararono e dimostrarono di aver realizzato alcuni dei pezzi in oggetto, rimasero notevoli dubbi da parte della critica, parte della quale non riuscì ad accettare l’inganno, data l’estrema corrispondenza tra queste sculture e lo stile della produzione di Modì. In seguito, l’artista livornese Angelo Froglia dimostrò di aver creato due delle tre sculture, ponendo fine al grande problema della paternità dei pezzi ritrovati. Altre tre sculture (dette “La bellezza”, “La saggezza” e “La scheggiata“) furono ritrovate inoltre nel 1991, ma in questo caso le ricostruzioni storiche e il contatto tra l’artista e il precedente proprietario dei pezzi lascerebbero presumere l’autenticità degli stessi. Nonostante l’eccezionale fortuna postuma, Modigliani, durante la permanenza parigina, non riscosse il successo dovuto tant’è che in molteplici occasioni dovette affrontare problemi economici, aggravati spesso da una cattiva salute e dal consumo di droghe e alcool. Attorno al 1917, anno della prima personale dell’artista, Modigliani conobbe Jeanne Hébuterne (Meaux, 6 aprile 1898 – Parigi, 26 gennaio 1920), il grande amore della vita, dalla quale ebbe una figlia. La dipendenza dall’alcool si fece sempre più forte tant’è che aggravò il precario stato di salute, provocandogli una meningite tubercolotica: in preda al delirio fu ricoverato in una struttura ospedaliera ma morì il 24 gennaio 1920. Jeanne non resse al dolore e, il giorno seguente, quasi al termine della seconda gravidanza, si gettò da una finestra al quinto piano.
Bisogna conoscere l’anima delle persone per ammirarne il volto.
(Amedeo Modigliani)
Tra le opere più famose dell’artista possiamo annoverare il Grande nudo disteso (1917, New York, Solomon R. Guggenheim Museum) con una differenziazione tra la pelle eburnea della modella, ritratta con pennellate fini, e i colori caldi e bruni dello sfondo, stesi a tratti ampi, Donna dagli occhi azzurri (1918, Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville) , forse un ritratto di Jeanne Hébuterne, e il Ritratto di Jeanne Hébuterne (1919, Collezione Privata). Numerosissimi furono i nudi femminili realizzati (che suscitarono notevole scandalo), ripresi nell’ambientazione intima dello studio e raffigurati con forme più addolcite rispetto alla secchezza geometrica delle altre opere. I ritratti, che ricoprono gran parte della produzione dell’artista, presentano tutti una precisa schematizzazione, con uno stile geometrizzante che “ovalizza” i volti, allunga i colli e le forme, semplifica gli occhi: nonostante la distorsione delle figure, l’operazione compiuta dall’artista conferisce alle immagini un’aria nobile e rispettabile. Uno stile inconfondibile riscontrabile anche nelle sculture dove però la semplificazione delle forme e dei piani porta ad una bidimensionalità finale che avvicina i pezzi alle sculture antiche e al mondo orientale.
I suoi Aforismi
Federica Gennari