Nel 1582 l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Paleotti, nel “Discorso sulle immagini sacre e profane”, propose un rinnovamento della pittura religiosa. Il cambiamento auspicato dal Paleotti trovò una valida risposta nel programma figurativo dei Carracci: Ludovico (Bologna, 21 Aprile 1555 – Bologna, 13 Novembre 1619) con i suoi cugini Agostino (Bologna, 16 Agosto 1557 -Parma, 23 febbraio 1602) e Annibale (Bologna 3 Novembre 1560 – Roma 15 Luglio 1609), fondò nel 1582 l’Accademia dei Desiderosi e in seguito degli Incamminati. Il vero artefice di una riforma del linguaggio pittorico, che superò i limiti strettamente devozionali e rianimò i valori della grande tradizione italiana, fu Annibale Carracci (Bologna 3 Novembre 1560 – Roma 15 Luglio 1609). Egli dette il via a un profondo rinnovamento figurativo, opponendosi al manierismo in nome di una comune volontà di rifarsi alla verità delle cose e di riavvicinarsi alla natura, recuperando il concetto dell’imitazione del vero naturale. La sensibilità per la forma organica e per la struttura plastica, nonché il disegno dal vero, adottato come imprescindibile metodo di lavoro, avvicinavano Annibale alla grande eredità del Rinascimento maturo. Alla prima attività bolognese risalgono alcuni dipinti di genere. Qui l’interesse per lo schizzo è tradotto in pittura e si palesava nei soggetti quotidiani umili e a volte grotteschi: “Uomo che mangia fagioli” (Olio su tela, 57cm. X 68cm. 1584-85, Galleria Colonna, Roma ), “Uomo con una scimmia” (Olio su tela, 68cm. X 58,3 cm 1589-90, Galleria degli Uffizi, Firenze ) e “La bottega del macellaio”, ( Olio su tela, 185 cm. X 266 cm. 1584-85, Oxford, Christ Church). In quest’ultima tela Annibale riprese la tematica fiamminga, con una forte inclinazione per la natura morta con figure. Ogni elemento è ritratto con la medesima libertà e intensità espressiva, sottolineata dalla stesura del colore a pennellate larghe e dense.
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Sin dagli esordi egli cercò modelli al di fuori dell’ambito bolognese: a Parma studiò le delicate atmosfere luminose e l’evidenza sentimentale dei personaggi di Correggio e a Venezia verificò le infinite possibilità espressive del colore e della luce, attraverso la visione delle opere di Tiziano, di Tintoretto e di Veronese.
Opera di chiusura del periodo emiliano e grande capolavoro del Carracci fu l’ “Elemosina di san Rocco” (Olio su tela, 331cm. X 477cm, 1587-88/1595 Gemaeldegalerie Alte Meister, Dresda ). Il dipinto, completato nel 1595 (benché commissionato molto tempo prima), fu realizzato per la confraternita di San Rocco di Reggio Emilia, oggi invece custodito a Dresda. È un’opera carica di forte realismo, che si coglie nella percepibile verosimiglianza della turba di derelitti che accorrono alla distribuzione dei beni del santo. Opera notevolmente innovativa e originale, fu probabilmente basata su disegni tratti dal vero.
Nel 1595 Annibale si recò a Roma al servizio del cardinale Odoardo Farnese, appartenente a una delle famiglie più prestigiose della città, che gli affidò il compito di decorare in Palazzo Farnese il piccolo studio privato detto “camerino”, e successivamente di affrescare la Galleria. La struttura di quest’ultima è costituita da un salone che, sopra il cornicione sporgente, è coperto con una volta a botte. La quadratura, cioè la pittura di architettura illusionistica, mirava ad ampliare lo spazio architettonico reale in uno spazio immaginario. Annibale adottò questo tipo di decorazione, ornata di erme e cariatidi, e quadri con scene mitologiche incorniciate come se fossero opere da cavalletto, trasferiti sul soffitto. Ogni elemento decorativo ci fa immaginare spazi architettonici, sculture antiche e figure ritratte al naturale. I soggetti, scene d’amore mitologiche, prevalentemente desunti dalle “Metamorfosi” di Ovidio, compongono un ciclo centrato sul tema dell’amore che vince ogni cosa. I tre quadri che occupano la volta sono al centro il “Trionfo di Bacco e Arianna” ( Affresco, 1597-1601 Volta della Galleria Farnese), ai lati “Pan e Diana” e “Paride e Mercurio”, incorniciati in oro e finti stucchi. L’analisi della più importante composizione, “Il Trionfo”, ha dimostrato che le principali fonti d’ispirazione furono gli antichi rilievi dei sarcofagi dedicati a Dioniso. Annibale definì a Roma un nuovo indirizzo sia sul versante estetico, sia sul versante culturale: le immagini di Raffaello, di Michelangelo, della classicità greco- latina lo condussero verso un rinnovamento pittorico, in chiave colta e mitologica. Annibale si spense il 15 luglio 1609, in uno stato di profonda prostrazione, così come dimostrano diverse fonti. Fu seppellito, come da sua volontà, nel Pantheon accanto alla tomba di Raffaello.
Raffaella Campobasso