In una lettera del 1888 Paul Gauguin scrisse “L’arte è un’astrazione, fai derivare questa astrazione dalla natura sognando di fronte a lei, e pensa più alla creazione che ne risulterà. Questo è l’unico modo di salire a Dio, facendo quello che fa il nostro Divino Maestro: CREARE.”
Gauguin aveva già 35 anni quando decise di abbandonare la vita da agente di borsa della borghesia parigina, in cui l’amore per la pittura si esprimeva collezionando opere degli Impressionisti, per essere travolto totalmente dalla chiamata verso questa “Creazione” che non lo abbandonerà mai più.
La sua pittura è condizionata non solo da scelte stilistiche ma da scelte di vita, che influenzeranno inevitabilmente le sue opere: nel 1890 si trasferisce a Tahiti, e successivamente alle Isole Marchesi, dove si spegnerà nel 1903. E’ negli anni di Tahiti, che nascono tra le opere più suggestive del Maestro, avvolte da un allure di sensuale mistero e un magnetismo espressivo che solo questo unico mondo esotico potevano regalare.
E’ curioso pensare però come ci siano opere di cui si scrive molto, di cui si parla molto, e di cui si conosce molto, opere accessibili a tutti perché esposte in Musei, Gallerie ed Istituzioni, opere conosciute da numerose pubblicazioni, e altre opere, altrettanto, o forse ancor più belle e prestigiose, il cui fascino non viene svelato, come un tesoro sepolto, nascosto, destinato alla contemplazione di pochi e fortunati eletti. Sono convinta che ci vorrebbero più vite per poter ammirare l’intero patrimonio artistico mondiale, beni sparsi in ogni parte del mondo, e talvolta rinchiusi tra le mura di sognatori collezionisti, che hanno la fortuna di avere solo per se, un Van Gogh, un Picasso, un Modigliani, o un Gauguin. Rare e uniche, queste opere, ci appaiono irraggiungibili.
Tra questi tesori c’è un dipinto del 1896, di cui si è scritto poco, o nulla. Erano gli anni di Tahiti, quando Gauguin dipinse “La Barque”, un olio su tela di piccole dimensioni (50.5 x 37.5 cm.) ma dal grande impatto emozionale. Il blu oltremare miscelato al verde, è la predominante cromatica che travolge lo spettatore in questo mare burrascoso, che in quell’ onda trasporta la barca inquadrata diagonalmente per suggerirne il movimento e l’inclinazione dovuta al mare mosso. I personaggi si tengono per non scivolare da un estremo all’altro dell’imbarcazione. Se ne percepisce quasi lo stato d’animo, sovrastato dall’umore del mare. I colori di tutta la composizione sono cupi, decisi, il bianco dell’onda è l’unico tono chiaro in netto contrasto con la tavolozza cromatica principale. Come scrisse Aurier, la pittura gauguiniana è idealista, simbolista, sintetica, soggettiva e decorativa: quest’opera racchiude in se tutte queste caratteristiche.
A partire dal 27 Novembre 2014 sino a Febbraio 2015, al Louvre durante l’esposizione “VIAGGIA” curata da Philippe Djian, un percorso dedicato ai viaggi, alle fantasie e alle storie di uomini e popoli nei loro spostamenti declinati nelle arti di tutte le epoche, fu esposto il taccuino di viaggio di Paul Gauguin che lo accompagnò sino alla sua morte, arricchito da disegni, acquerelli, appunti, fotografie. Il manoscritto chiamato “Noa Noa” (in lingua maori “profumato”) raggruppava la volontà dell’Artista di diffondere le tradizioni e lo stile di vita del popolo polinesiano al pubblico francese. All’interno del prezioso libercolo, il foglio 98 contiene il bozzetto ad acquerello dell’opera “La Barque” denominato come da riferimento d’archivio “Diverse persone in una barca. Noa Noa, Viaggi Tahiti”.
Ma l’unicità di quest’opera è da ricercarsi non solo per le componenti cromatiche e compositive, ma nella curiosa presenza di questo quadro all’interno di ambientazioni pittoriche di altri dipinti: un caso di opera nell’opera. “La Barque” infatti fa da sfondo ad alcuni dipinti del pittore francese Georges Daniel de Monfreid (New York, 04 Marzo 1856- Corneilla-de-Conflent, 26 novembre 1929), come in “Interieur d’atelier a la chatte Siamoise” (Olio su tela 81,5 x 65,5 cm.) del 1909 e conservato al Musée d’Orsay di Parigi, in cui di fianco alla credenza, alle spalle della donna, vi è appesa.“La.Barque”. Non è certo un caso che proprio tale Artista rappresentò quest’opera: il pittore francese infatti, strinse una forte amicizia con Gauguin, a tal punto da diventarne il confidente e il biografo, e fu lo stesso Monfreid, nel 1897, un anno dopo la sua realizzazione, a ricevere il dipinto, assieme ad altre opere, per essere venduto per conto di Gauguin. Il pittore inserì l’opera in almeno altri quattro suoi dipinti: nel “Ritratto di Gustave Fayet”, fervente collezionista di Gauguin, nonchè uomo d’affari, proprietario terriero e artista,”Portrait de Victor Segalen”, “Hommage a Paul Gauguin” e “Le the dans l’atelier”. La presenza di tale opera nei dipinti di Monfreid, al di là dell’indiscutibile bellezza artistica, ci forniscono una prova storica di provenienza, un dato questo, di assoluto valore.
L’opera “La Barque” si successe agli eredi di Monfreid che sino agli anni ’60 la concessero in prestito per una decina di esposizioni in ambito francese, per arrivare al 1968, quando il 03 Luglio a Sotheby’s di Londra, il dipinto (Lotto n. 45 all’interno dell’Asta “Impressionist & Modern Paintings, Drawings & Sculpture”) fu messo all’incanto e aggiudicato per 52.799 Dollari (22.000 Sterline), cifre con cui oggi di certo non si acquisterebbe un Gauguin di così alto prestigio. Da allora è noto che l’opera sia custodita da un collezionista privato in Europa e tra il 2010 e il 2011 fu esposta alla Tate Modern Gallery di Londra in occasione della Mostra “Maker of Myth”.
Paul Gauguin, poetico creatore e tra l’annovero di pittori “senza mai un soldo”, affermava che l’artista non deve imitare la natura, ma deve prenderne gli elementi e da questi crearne uno nuovo: e ogni volta, come il Divino Maestro, Lui, Divino Artista, ci è riuscito…creando nuove e uniche opere d’arte.