Con un peso di circa 3200 chilogrammi e il costo di realizzazione di circa 360.000 dollari, il 16 dicembre 1989, viene collocata di fronte alla sede della borsa di Wall Street, senza nessuna autorizzazione delle amministrazioni pubbliche. L’iniziativa dell’artista voleva esprimere, con la possente forza della sua scultura, un augurio di potere e di speranza per popolo americano, per un suo futuro roseo dopo il crack finanziario del 1987. Nonostante l’esposizione abusiva, la scultura non è stata mai più stata rimossa ed è ormai considerata un monumento in esposizione permanente, simbolo del capitalismo americano ed è anche un simbolo di fortuna per tutti quelli che puntano in borsa.
Lo scultore, proprietario della scultura, nel 2004, ha dichiarato di voler mettere all’asta la statua, con la condizione che il nuovo proprietario non potrà spostarlo.
L’artista in questione é Arturo Di Modica (Vittoria, 26 gennaio 1941 – Vittoria, 19 febbraio 2021), uno scultore italiano naturalizzato statunitense.
Nel 1960, dicianovenne, lascia la sua città natale per frequentare la rinomata Scuola Libera di Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove due anni dopo apre il suo primo studio d’arte nel cuore della città. Inizia realizzando sculture in bronzo e altri metalli, ma dedicandosi anche alle sculture in marmo di Carrara presso lo studio Nicoli. Nel 1973 si trasferisce a New York dove apre uno studio in Crosby Street nel quartiere di Soho, dove diventa famoso per “Charging Bull”, la scultura di bronzo collocata presso il Bowling Green Park, nel quartiere della borsa di New York, a Wall Street. La celebre scultura é (conosciuta anche come il Toro di Wall Street).
Nel 2010 Di Modica ha collocato a Shanghai il “Bund Bull”, una scultura delle stesse dimensioni del Charging Bull, ma raffigurante un toro più giovane, celebrando la giovane economia cinese.
Attualmente lo scultore sta lavorando alla realizzazione di un’opera monumentale denominata “i Cavalli dell’Ippari”, una coppia di cavalli, alti oltre 27 metri, l’uno di fronte all’altro nell’atto di impennarsi, formando un gigantesco arco.
Alessia Marcon