L’amore per l’arte gli venne trasmesso dalla madre, la quale lo portava da piccolo al Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern Art di New York.
I suoi dipinti sono caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut di Jean Dubuffet. L’elemento che però contraddistingue la sua arte è essenzialmente l’utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, come sfondo, cancellate, a volte anche per attrarre l’attenzione dello spettatore.
Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – New York, 12 agosto 1988) è stato un importante graffitista e pittore americano che, insieme a Keith Haring (Kutztown, 4 maggio 1958 – New York, 16 febbraio 1990), ha portato il graffitismo nelle gallerie d’arte.
Jean-Michel Basquiat nato a Brooklyn, figlio di haitiano Gérard Basquiat, un contabile haitiano e di Matilde Andrades (1934 – 2008), statunitense di origini portoricane; aveva due sorelle minori: Lisane del 1964 e Jeanine del 1967, residenti a Park Slope, inizia a manifestare interesse per il disegno già da quando aveva solo quattro anni ispirandosi ai cartoni animati televisivi.
Nel 1967 i genitori divoziano e nel 1968, quando aveva 8 anni, venne investito da un auto riportando delle gravi lesioni interne che lo costrinsero a stare a letto per un lungo periodo. Durante questo periodo la madre gli regalò il testo di anatomia “Gray’s Anatomy” di Henry Gray (Londra, 1827 – 13 giugno 1861), che lo influenzò nelle sue future opere. Gray sarà anche il nome del gruppo musicale che Basquiat fondò successivamente insieme ad alcuni amici. Aveva un forte capacità di apprendimento ed a 11 anni parlava francese e spagnolo.
Nel 1975 scappò di casa e venne arrestato per vagabondaggio perché dormiva su una panchina. Nel 1976, l’anno seguente, iniziò a frequentare la City-as-School a Manhattan, istituto per ragazzi dotati a cui non si addice il tradizionale metodo di insegnamento, dove incontrò per la prima volta l’amico Al Diaz, un giovane graffitista che dipingeva sui muri della Jacob Riis, a Manhattan.
Grazie a questo incontro scoprì la propria vocazione artistica ed iniziò con l’amico a far uso di psichedelici come l’LSD e di altre droghe pesanti. I due realizzavano insieme graffiti per le strade di New York firmandosi “SAMO”, acronimo di “Same Old Shit – solita vecchia merda”. Jean-Michel Basquiat, in un’intervista del 1978 al Village Voice, spiegò così l’origine dell’acronimo: “Una notte stavamo fumando erba ed io dissi qualcosa sul fatto che fosse sempre la stessa merda, The Same Old Shit. SAMO, giusto? Immaginatevi: vendere pacchi di SAMO! È così che iniziò, come uno scherzo tra amici, e poi crebbe”.
I due amici propagandavano con bomboletta spray e pennarello indelebile idee rivoluzionarie ed a volte assurde ed insensate, come “SAMO© SAVES IDIOTS – SAMO© salva gli idioti”. All’inizio del 1980, dopo la rottura del sodalizio con Al Diaz, Basquiat scriveva nelle vie del centro della città “SAMO© IS DEAD”. In seguito non utilizzerà mai più l’acronimo ‘SAMO’.
Nel 1978 lasciò City-as-School e la casa del padre. Per vivere iniziò a vendere delle cartoline da lui decorate e proprio grazie a questo impiego che entrando in un ristorante di SoHo incontrò lo storico e critico d’arte moderna Henry Geldzahler (9 luglio 1935 – 16 agosto 1994) ed Andy Warhol (Pittsburgh, Pennsylvania, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987) il quale comprò alcune delle sue cartoline.
Passarono alcuni anni prima che Basquiat riesca ad entrare nella “Factory” del re della Pop art, ma nel frattempo diventò frequentatore fisso dei due club più esclusivi nella scena socio-culturale di New York: il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche da Andy Warhol e Madonna (Bay City, 16 agosto 1958), con la quale ha avuto anche una relazione di pochi mesi, e da Keith Haring, con il quale sarà amico fino alla morte.
Nel 1980 Basquiat insieme a Keith Haring fa il suo debutto formale alla vita newyorkese partecipando al Times Square Show, retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti e sponsorizzata da Colab “Collaborative Projects Incorporated” e da Fashion Moda. Questo evento testimonia la nascita di due nuovi movimenti artistici della Grande Mela: la downtown (Neo-pop) e la uptown (rap e graffiti).
Il 3 agosto 1980 suonò per l’ultima volta al Mudd Club insieme al gruppo Gray e sempre nello stesso anno, Glenn O’Brian lo scelse per interpretare se stesso nel film-documentario New York Beat, che uscì nelle sale solo nel 2001 con il titolo di Downtown 81.
La sua prima mostra personale fu nel maggio del 1981 a Modena, nella galleria d’arte Emilio Mazzoli. La mostra venne accolta negativamente e quasi un anno dopo, nel marzo del 1982 riscosse grande apprezzamento da parte del pubblico della grande mela, nella galleria d’arte di Annina Nosei.
La Svizzera espose una sua retrospettiva presso la Galerie Bischofberger e lo stesso in dicembre alla Delta di Rotterdam. Tornato in America, produsse il disco hip hop Beat Bop ed ebbe una relazione di pochi mesi con Madonna. Fra i due rimase comunque un buon rapporto tanto che la popstar dieci anni dopo finanziò la retrospettiva a lui dedicata al Whitney Museum di New York e nel 1996 pubblicò un memoriale su di lui sul Guardian.
Nel 1983, grazie anche alla loro grande amicizia, Andy Warhol lo aiutò a sfondare nel mondo dell’arte come fenomeno mondiale emergente.
Nel 1984 realizzò una serie di dipinti a “sei mani” insieme ad Andy Warhol e a Francesco Clemente, commissionati da Bruno Bischofberger. Realizzò anche una serie di oltre 100 opere solo con Andy Warhol dove sono riconoscibile lo stile di entrambi. Il manifesto ritraeva i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe, lo sport che per Basquiat era un modo di vivere, e paragonava spesso l’arte ad un ring su cui combattere.
Nel 1985, ormai schiavo delle droghe sempre più pesanti e alla sua progressiva tossicodipendenza da eroina con frequenti disturbi psichici, da New York Times Basquiat venne definito “la mascotte di Warhol” e apparse sulla copertina del New York Times con il titolo “New Art, New Money: The Marketing of an American Artist”. Nel 1986 espose ancora una volta le sue opere a Zurigo, poi ad Abidjan, in Costa d’Avorio, facendo il suo primo viaggio in Africa.
Il suo rapporto con le persone si era ormai guastato e si interruppero anche i rapporti con Mary Boone, fino ad allora suo agente commerciale newyorkese. I collezionisti ed i critici iniziarono a non accettare più i suoi lavori con l’entusiasmo di un tempo.
Nel 1987, per la improvvisa morte di Andy Warhol, Basquiat entrò in una violenta fase di tossicodipendenza, con grande abuso di eroina nel tentativo di superare il trauma.
Espose ancora a New York nella galleria del cugino di Tony Shafrazi, Vrej Baghoomian, il suo ultimo mercante. Incominciò il percorso di disintossicazione che non portò mai a termine: morì di overdose di eroina il 12 agosto del 1988, a ventisette anni.
E’ stato soprannominato poi “il James Dean dell’arte moderna”. Come James Dean ha raggiunto il successo con grande velocità e con altrettanto velocità scomparve.