La sua provocazione voleva mettere in evidenza la stupidità di chi ostenta la passione dell’arte, teoria che grazie ad un’asta è stata confermata.
Il 7 dicembre 2016, in una casa d’aste milanese, una scatoletta di “MERDA” è stata venduta a €. 275.000,00. più diritti. Si tratta di una scatoletta di latta, del diametro di 6,5 centimetri e 4,5 d’altezza, con un peso netto di 30 gammi, firmata ed identificata col numero 69, sulla quale compare l’etichetta: “Merda d’Artista”, conservata al naturale. Una porcheria prodotta e inscatolata nel maggio 1961 in 100 “esemplari”, firmata e numerata da Piero Manzoni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963).
Il pittore, Agostino Bonalumi (Vimercate, 10 luglio 1935 – Desio, 18 settembre 2013, amico di strada di Piero Manzoni dichiarò: “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole” (Corriere della Sera di lunedì 11 giugno 2007, pagina 30), nel 2008, il giornalista francese, Bernard Bazile, ha esibito in vari musei a Parigi una delle lattine aperte. Dentro vi ha trovato una seconda lattina più piccola, mai aperta, con la stessa dicitura sull’etichetta principale.
Personalmente credo che l’artista cremonese volesse solo sottolineare la poca personalità di molti investitori e presunti appassionati dell’arte, che sono sempre pronti a considerare, apprezzare, premiare ed acquistare qualsiasi prodotto di un’artista, non per la capacità dell’artista o ciò che trasmette, ma solo dalla notorietà dello stesso. Piero Manzoni, con “Merda d’artista” o “Fiato d’artista”, criticò quella categoria di mediocri appassionati d’arte che apprezzano un’opera solo per il sentito dire, solo perchè quell’artista è di moda.
In sostanza, il messaggio di Piero Manzoni era: “qualsiasi stronzata di un’artista famoso viene sempre accettata senza conoscerne il contenuto”.
Ciò non toglie che la provocazione di Piero Manzoni è nata dalla mancanza di successo che lui stesso si aspettava dalle sue opere e la sua notorietà è dovuta soprattutto grazie alla sua prematura morte, a soli 29 anni, stroncato da un infarto.
Arman Golapyan