L’Abbazia di San Galgano e la spada nella roccia

L’abbazia di San Galgano si trova a Chiusdino, presso Siena. Si tratta di un’abbazia cistercense molto celebre, conosciuta soprattutto per la teca, nel vicino eremo, che conserva la spada di San Galgano, la spada nella roccia. Sul vicino colle di Montesiepi, infatti, è presente un piccolo edificio a pianta centrale dov’è visibile l’elsa e parte di una spada infisse nella roccia:

La spada di San Galgano nella roccia

la leggenda vuole che San Galgano, un giovane cavaliere convertitosi (1180) e ritiratosi a vita eremitica dopo una gioventù vissuta in dissolutezza, infisse la spada nella roccia per trasformarla da strumento di violenza a croce cristiana per la devozione e la preghiera.
La presenza materiale di questa spada, in effetti assimilabile stilisticamente alle spade del XII secolo, ha dato adito a ipotesi di corrispondenza con la vicenda arturiana, ipotesi però che non sono state ancora verificate appieno.
La grande abbazia fu costruita sul luogo di sepoltura di San Galgano, dove, già dal 1185 era presente una cappella. Il monastero cistercense fu fondato non molti anni dopo, per essere terminato nel 1262 e consacrato nel 1288.
Inizialmente il monastero godette di una florida situazione economica, favorita da consistenti possedimenti e privilegi, garantitigli, tra l’altro, dal legame con la Repubblica di Siena. Il declino successivo, avviatosi nel XIII secolo, fu incentivato da carestie, peste e da diverse devastazioni e saccheggi a danno della struttura che ridussero la comunità monastica, portandola in una profonda crisi. Nel 1474 l’abbazia fu abbandonata definitivamente e successivamente affidata alla cattiva gestione di abati commendatari che sancirono la decadenza funzionale e architettonica del monastero.
Dopo un tentativo di restauro nell’ultimo quarto del Cinquecento, il complesso fu abbandonato al degrado; a fine Settecento crollarono le volte e il campanile tant’è che la struttura venne sconsacrata e trasformata prima in fonderia e poi in fattoria.
Lo stato attuale dell’abbazia si deve ai restauri conservativi avviati nel 1926 che consolidarono le parti conservate senza intervenire con ricostruzioni in stile.

Per quanto concerne la struttura conservata, si riscontra una completa aderenza ai canoni cistercensi imposti da San Bernardo, sia in fatto di localizzazione (nei pressi delle grandi vie di comunicazione e presso fiumi), sia in merito alla sobrietà decorativa, ripudiante gli eccessi romanici.
L’abbazia presenta una maestosa struttura a tre navate con planimetria a croce latina ed è totalmente priva di coperture.

Alcune cappelle si trovano nella zona del transetto e presentano tracce di copertura a volta a crociera con costoloni.
Le navate sono cadenzate da pilastri cruciformi e archi a sesto acuto a doppia ghiera, dai quali si innalzano semicolonnine con capitelli fogliati. La decorazione plastica della struttura si limita agli effetti chiaroscurali delle alte semicolonne, delle nervature e dei possenti pilastri.
La zona absidale è illuminata da due ordini di grandi finestre sormontate da un grande rosone circolare.

Esternamente, la facciata a doppio spiovente riprende la sobrietà dell’interno proponendo quatto semicolonne su lesene che dividono i tre portali d’accesso a tutto sesto.

Il portale centrale presenta una decorazione con foglie d’acanto e figure. Presso le fiancate, si hanno delle monofore a tutto sesto per le navate minori e grandi finestroni a sesto acuto (un tempo bifore, divise da colonne) per la navata maggiore, ad eccezione della zona terminale, caratterizzata da oculi e finestre a tutto sesto.
La zona del transetto presenta alcune variazioni architettoniche con trifore e piccole feritoie.
Accanto all’abbazia rimangono alcune strutture facenti parte del nucleo originario del Monastero, quali, per esempio, il chiostro e la sacrestia: del chiostro rimangono solo alcune arcate a colonne binate ricostruite negli ultimi restauri, mentre la sacrestia, a sinistra, è un ambiente coperto con volte a crociera collegato al vicino archivio.
Nei pressi della cappella del XIII secolo era inoltre ricavato il cimitero, che ospitava le sepolture dei monaci locali.

Accanto all’abbazia, frontalmente al chiostro, è ancora presente la Sala Capitolare, ovvero il luogo dove il capitolo dei monaci era solito riunirsi per decidere della comunità. Si tratta di un ampio ambiente accessibile da un portale a sesto acuto e illuminato da due grandi bifore a colonne binate e piccole monofore a tutto sesto. Anche questa aula presenta la tipica copertura con volta a crociera, sorretta da basse colonne.
Sempre legata alla vita monastica, si deve presupporre la precedente presenza di ulteriori strutture quali la biblioteca, lo scriptorium e i dormitori.

Federica Gennari