MILANO: ALIGHIERO BOETTI IN MOSTRA AL VISCONTI

E’ ancora possibile visitare fino al prossimo 22 marzo, presso lo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano, la mostra personale di Alighiero Boetti (1940-1994), uno dei maestri italiani più importanti del Novecento recentemente celebrato da un’importante retrospettiva tenuta al Reina Sofia di Madrid, alla Tate Modern di Londra e al MOMA di New York. L’esposizione presenta 36 opere realizzate negli ultimi trent’anni di attività, nella quale il colore è diventato la materia essenziale della sua ricerca. L’ecletticità dell’artista è evidente dall’appellativo col quale era solito firmare le sue creazioni, Alighiero e Boetti – da cui il titolo della mostra – che anticipava, a distanza di anni, il dibattito tra identità e alterità. “Alighiero – affermava lo stesso Boetti – è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose familiari, Alighiero è il modo in cui mi chiamano e mi nominano le persone che conosco, Boetti è astratto, appunto, perché il cognome rientra nella categoria, mentre il nome è unico il cognome è già una categoria, una classifica. Questa è una cosa che riguarda tutti. Il nome dà certe sensazioni di familiarità, di conoscenza, di intimità. Boetti, per il solo fatto di essere un cognome, è un’astrazione, è già un concetto”. Il percorso espositivo comprende alcune opere storiche come la tela col disegno mimetico del 1967, o i Lavori postali degli anni Settanta. Oltre ad una serie di buste affrancate realizzate a biro con la quale creava una complessa e fitta texture, ovvero un sistema di trasposizione delle parole in immagini, con la segreta speranza che un giorno troverò quella che disegnerà se stessa. Al visitatore non passeranno inosservati i mitici arazzi degli anni Ottanta, che Boetti faceva realizzare in Afghanistan, ricchi di colori e di frasi che sceglieva personalmente, per poi farle ricamare. L'arazzo è una forma di arte tessile che si pone a metà strada tra l'artigianato e la rappresentazione artistica. Tecnicamente è un tessuto a dominante di trama realizzato a mano su un telaio e destinato a rivestire le pareti. Il disegno preparatorio, o cartone, di un arazzo viene affidato a un pittore, anche di una certa fama. Il risultato finale dipende dall'abilità dell'artigiano incaricato dell'esecuzione. Il termine italiano "arazzo" deriva dal nome della città francese di Arras, dove, nel Medioevo, venivano prodotti i migliori arazzi. E’ a partire dagli anni Settanta che Boetti inizia a compiere numerosi viaggi in Afganistan dove progetta la serie di Arazzi, eseguiti da donne afgane. Gli arazzi di Boetti sono suddivisi in piccoli quadrati con lettere in stampatello maiuscole in diversi colori che formano frasi più o meno lunghe,una sorta di concetti citazioni aforismi con i quali l'autore esprime la sua filosofia di vita, la sua visione del mondo e il senso della sua arte, infatti è convinto che le opere d'arte siano continue sorgenti di parole e di pensieri. Alighiero Boetti, uno degli artisti più influenti del secondo dopoguerra, continua ad essere di estrema attualità. I temi toccati, infatti, – i confini e il loro superamento, la complessità, l’ordine ed il disordine, la mescolanza di linguaggi e culture – sono riflessioni attuali sulle quali la società moderna continua a dibattersi. Boetti affronta questi temi senza mai riferirsi ad un movimenti specifico.

Paolo Fontanesi

ALIGHIERO E BOETTI
Milano, Studio Giangaleazzo Visconti (Corso Monforte, 23)
28 novembre 2012 – 22 marzo 2013

Orari: da lunedì a venerdì 11:00 – 19:00
Ingresso libero