“Da quando sono stata in grado di pensare,
sono sempre stata interessata a cose insolite.
Mi piaceva guardare.
Ero una bambina introversa.
In ogni scuola ci sono i cosiddetti disadattati.
Erano esattamente quelli i bambini che mi affascinavano.
Per me erano come un arcobaleno,
uno stacco da terra verso una dimensione celeste.
(Milo Moiré)
Tempo fa ho scoperto l’esistenza di Milo Moiré (Lucerna, 9 maggio1983), un’artista e modella svizzera, che per realizzare le sue “opere” utilizza spesso il proprio corpo nudo.
Milo Moiré, di origine slovacca e spagnola, si è diplomata nel 2002 in Svizzera in disegno e pittura e, nel 2011, si è laureata in psicologia all’Università di Berna.
Ha iniziato come pittrice d’ispirazione espressionista, e poi, nel 2006, l’ascolto di un’intervista radiofonica alla celebre performer Marina Abramovic (Belgrado, 30 novembre 1946) l’ha spinta a esibirsi a sua volta come artista performativa, attività che svolge a tempo pieno dal 2011.
Attualmente, insieme al suo compagno ed agente, il fotografo P. H. Hergarten, vive e lavora a Düsseldorf, in Germania. E’ anche la sua musa ispiratrice, collaboratrice e modella.
Milo Moiré sostiene che, oltre l’esempio di Marina Abramovic, ha tratto ispirazione soprattutto dalle idee e realizzazioni del movimento Fluxus, un gruppo neo-dadaista nato nel 1961, attivo prevalentemente in Germania. In particolare di Joseph Beuys (Krefeld, 12 maggio 1921 – Düsseldorf, 23 gennaio 1986), pittore, scultore e artista tedesco, attivo a Düsseldorf.
Opere principali:
The Script System #1 del 2013: performance, ispirata alla teoria degli script della psicologia cognitiva, dove Milo Moiré viaggia nuda sul tram e in metropolitana a Düsseldorf, indossando solo occhiali, una borsa a tracolla e scarpe coi tacchi, mentre i nomi degli indumenti sono scritti in nero sulle parti corrispondenti del suo corpo. Nel 2014 tenta di entrare nella Fiera d’arte moderna e contemporanea di Basilea “indossando” lo stesso abito, The Script System #2. Ma, dato che la performance non era iscritte alla rassegna, viene invitata dai responsabili di comportarsi come una semplice visitatrice. I nomi degli indumenti sono stati scritti sul corpo nudo della performer dall’artista Michel Ammann. Il percorso della performance è partito dall’atelier di Basile di Michel Ammann.
The Split Brain (La bruja de nieve) del 2013: Una performance, documentata con una ripresa video dal compagno ed agente Peter Palm, in cui Milo Moiré, con una maschera dorata, danza e cammina nuda nottetempo su una via nevata di Düsseldorf.
PlopEgg #1 (A Birth of a Picture) del 2014. Una performance di “action painting”, realizzata di fronte all’edificio della Fiera internazionale dell’arte di Colonia, in cui Milo Moiré espelle dalla vagina su una tela degli ovuli riempiti di inchiostro, “partorendo” così un’opera d’arte astratta. Dopo la performance la tela “dipinta” viene piegata in due e riaperta, così l’opera assume un aspetto simmetrico, paragonabile a quello della prima tavola del test di Rorschach, creato dal Hermann Rorschach (Zurigo, 8 novembre 1884 – Herisau, 2 aprile 1922), o a una raffigurazione frontale stilizzata di un utero completo di annessi uterini.
THE NAKED LIFE “How little abstraction can art tolerate?” del 2015: Milo Moiré, nuda, con un bambino nudo durante la chiusura dell’esposizione “La vita nuda”, nel Museo LWL di Arte e Cultura a Münster, esamina i nudi dei dipinti esposti in mostra diventando parte di loro. Con questa performance, Milo Moiré, contesta gli atteggiamenti fondamentali verso l’arte astratta e figurativa. Quale potrebbe essere il motivo assoluto di una mostra dedicata alla vita nuda? Il nudo stesso. Milo Moiré, con questa performance, trasmette il suo punto di vista su “THE NAKED LIFE”: “un bambino nudo al sicuro tra le braccia di una donna nuda”.
Alessia Marcon