Il 21 Novembre si ricorda la nascita di René Magritte, uno dei nomi più conosciuti della corrente artistica del Surralismo, un movimento che interpretò la tela come uno spazio destinato alla registrazione dell’attività onirica e della combinazione surreale e illogica delle immagini. In realtà, l’interpretazione surrealista di Magritte rappresentò un’unicità all’interno della corrente, mostrando un’approfondita riflessione sul rapporto tra realtà e immagine. Nato a Lessines il 21 novembre del 1898, dopo la perdita della madre di trasferì a Charleroi dove intraprese studi classici per poi dedicarsi alla pittura, iscrivendosi nel 1916 all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles. Si accostò inizialmente alle avanguardie cubiste e futuriste (Donna che si bagna, 1925) per poi dedicarsi sempre maggiormente ad una pittura limpida, influenzata dall’attività di grafico svolta da Magritte stesso. La prossima adesione al surrealismo belga (di C. Goemans, P. Nougé e M. Lecomte) si compì attorno al 1925: il passaggio alla nuova poetica si registrò anzitutto nell’opera Il cavaliere perduto, anticipata dalla scoperta della pittura metafisica e illogica di De Chirico. L’avvicinamento ad André Breton sugellò l’ingresso nella sfera del movimento surrealista, confermato dalle tele presentate nella prima personale di Bruxelles del 1927. In breve tempo Magritte divenne una delle figure cardine del movimento, tant’è che il suo appartamento fu trasformato presto nella sede locale della corrente, luogo di riunione e di incontro. Nel periodo surrealista, la pittura di Magritte mostrò una chiara preferenza per l’illustrazione in grado di materializzare gli accostamenti illogici, le deformazioni assurde, le trasformazioni e le atmosfere misteriosamente affascinanti della sfera onirica. L’interesse esercitato dal mondo del sogno derivò dalla libertà creativa dello stesso, dall’abbandono dell’associazione logica a favore di una realtà parallela, divincolata dal peso della razionalità. È necessario sottolineare però che la tela non venne mai trasformata da Magritte in semplice registrazione dei sogni e dell’inconscio, quanto piuttosto in un mondo enigmatico a sé stante, una visione distaccata e misterica della realtà che assume una vita propria, parallela ed indipendente. Le opere-simbolo della pittura surrealista di Magritte sono La Trahison des images – Ceci n’est pas une pipe (1928), una tela incentrata sul paradosso logico e linguistico, sulla negazione dell’immagine proposta, una pipa, la cui realtà è rinnegata dall’effettiva presenza pittorica, una realtà diversa dalla fisica presenza dell’oggetto, e La condizione umana (1933) , dove l’artista, giocando sullo stesso rapporto tra copia-illusione e concreto, confuse il paesaggio dipinto (nel dipinto) con il panorama dell’affaccio, sviluppando tre piani paralleli: una stratificazione illusoria che dall’opera reale, fattura di Magritte, passa al soggetto-finestra aperta sulla campagna, alla tela sul cavalletto, copia della copia. Celebre la serie dedicata all’uomo con la bombetta delle opere L’uomo con la bombetta (1964), Il figlio dell’uomo (1964) , Decalcomania (1966) e numerose altre tele che propongono questa distinta ed enigmatica figura maschile, dall’identità costantemente celata da una visione di schiena o da apparizioni improbabili e di sapore quasi simbolico (una colomba, una mela…). L’opera Gli amanti (1928), insieme a La storia centrale, sembra alludere al tragico suicidio della madre dell’artista, rinvenuta annegata con la testa fasciata nella camicia da notte. La scomposizione e metamorfosi dell’immagine è presente in opere quali Il doppio segreto (1927) e La magia nera (1937). In tutte le tele di René Magritte si riscontrano colori tersi e freddi, forme precise e limpide derivate dall’illustrazione (e dall’esperienza di grafico), volutamente opposte alla riproduzione realistica accademica per sottolineare l’incolmabile divario tra realtà e oggetto pittoricamente riprodotto. La visione pittorica, indipendente dalla realtà dalla quale è tratta, vive una vita indipendente, dal significato spesso enigmatico e recondito. Questa visione misterica viene richiamata in opere come Il falso specchio, un grande occhio spalancato che riflette il cielo che lo circonda, ripercorrendo il tema del rapporto tra immagine e riproduzione. Nel 1940 l’artista si trasferì in Francia dedicandosi a sperimentazioni pittoriche di memoria impressionista, richiamandosi al maestro Renoir. Dopo un tardivo viaggio in Italia (1966), René Magritte morì a causa di un cancro al pancreas il 15 agosto 1967. Il 2 giugno 2009 a Bruxelles è stato inaugurato nell’edificio dell’Hotel Althenloh, l’edificio inerente ai Musei Reali delle Belle Arti, il Museo Magritte con oltre 200 opere.
Federica Gennari