C’è tempo fino al 19 maggio per visitare la grande su Pietro Bembo e l’invenzione dell’arte italiana del Rinascimento. In mostra capolavori che hanno fatto scuola: Tiziano, Mantegna e Raffaello, solo per citarne alcuni. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme al Centro Internazionale Andrea Palladio, la mostra gode del patrocinio del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali. Curata da Guido Beltramini insieme a Davide Gasparotto e Adolfo Tura, è guidata da un consiglio scientifico composto da: Giovanni Agosti, Lina Bolzoni, David Alan Brown, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Massimo Danzi, Caroline Elam, David Freedberg, Fabrizio Magani, Arnold Nesselrath, Alessandro Nova, Pier Nicola Pagliara, Vittoria Romani, Claudio Vela. Non a caso, per l’annuncio ufficiale dell’evento è stata scelta Casa Bembo, oggi sede del Museo della Terza Armata.
Qui, a partire dagli anni Trenta del Cinquecento, erano concentrati dipinti di grandi maestri come Mantegna e Raffaello, sculture antiche di prima grandezza, gemme, bronzetti, manoscritti miniati, monete rare e medaglie. La ricchezza e varietà degli oggetti d'arte, raccolti per gusto estetico ma anche come preziose testimonianze per lo studio del passato, rese agli occhi dell'Europa del tempo la casa di Bembo come "la casa delle Muse" o "Musaeum". Un precursore di quello che sarebbe diventato poi il moderno museo. Per una breve stagione, proprio grazie all’influenza di Bembo e al suo gusto collezionistico, Padova divenne baricentro e crocevia della cultura artistica internazionale, perché in città prendeva vita qualcosa di inedito che avrà enormi ripercussioni nei secoli a venire, la nascita di una nuova tipologia di raccogliere e presentare non solo l’arte, ma la conoscenza stessa: il Museo, termine che da allora diviene universale. Dopo la morte, tutti i più grandi capolavori vennero venduti e divisi nei grandi musei internazionali. Con questa mostra si ricompone così il miracolo che fece di Bembo, il primo grande collezionista del Mondo.
Figura poliedrica nell’Italia del Rinascimento, Bembo fu poeta, storiografo e bibliotecario della Repubblica Veneta, oltre che il letterato che influenzò in modo determinante la letteratura rinascimentale. Il titolo dell’esposizione, riporta quindi all’Italia sul finire del Quattrocento, quando la penisola era divisa in corti e ducati. Sul versante dell'arte, Bembo indica Michelangelo e Raffaello come campioni di un nuovo, rivoluzionario fare artistico, che egli vede simmetrico a quanto accade nel campo della letteratura. Coglie infatti nel loro procedere creativo una nuova "lingua dell'arte" basata sulla grandezza dell'arte romana antica, e che ricerca una perfezione senza tempo e senza connotazioni regionali: un linguaggio universale che sarà riconosciuto nei secoli a venire come quello del Rinascimento italiano.
PIETRO BEMBO e l’invenzione del Rinascimento
Da Bellini a Tiziano, da Mantegna a Raffaello
Padova, Palazzo del Monte di Pietà
Piazza Duomo
Paolo Fontanesi