PINTURICCHIO

Eccelleva sia nella pittura su tavola, che nell’affresco e nella miniatura, lavorando per alcune delle più importanti personalità del suo tempo. Fu uno dei grandi maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento, con Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino (Città della Pieve, 1448 circa – Fontignano, 1523), e il giovane Raffaello Sanzio (Urbino, 6 aprile 1483 – Roma, 6 aprile 1520)Giorgio Vasari pubblicò la sua biografia in “Le Vite” del 1568.

Bernardino di Betto Betti, (Perugia, 1452 circa – Siena, 11 dicembre 1513), é noto anche come Pinturicchio (piccolo pintor – piccolo pittore) per dalla sua corporatura minuta: soprannome che usò con ironia per firmare alcune opere.
Gli esordi significativi del maestro Pinturicchio vengono documentati nell’importante cantiere dell’oratorio di San Bernardino di Perugia, dove probabilmente nel 1473 era presente una nicchia che venne decorata da otto tavolette con Storie di san Bernardino, eseguite da un gruppo di giovani artisti influenzati da Piero della Francesca e la cultura urbinate. A Pinturicchio vengono riconosciute le figure di tre episodi: “la Guarigione del cieco”, “San Bernardino richiama alla vita un uomo trovato morto sotto un albero” e “la Liberazione del prigioniero”. Il suo stile é riconoscibile nei costumi e negli elementi paesaggistici pittoreschi, più tardi frequente in tutte le sue opere. Le sue figure si atteggiano elegantemente e hanno panneggi complicati e spigolosi, uno stile che ricorda l’accostamento di modi umbri e verrocchieschi tipico del giovane Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come Perugino o come Pietro Perugino (Città della Pieve, 1448 circa – Fontignano, 1523).
Della sua vita, per quasi dieci anni successivi, fino all’incarico della Cappella Sistina a fianco di Perugino, non si sa nulla.  Le poche opere attribuite di questa fase sono: “Crocifisso tra i santi Girolamo e Cristoforo”  del 1475 circa e “San Girolamo nel deserto” eseguito tra 1475 e il 1480, in cui vediamo una ricchezza di dettagli che ricordano lo stile fiammingo aggiunto ad una ricchezza pittorica ricca di colori smaltati e lumeggiature dorate.
La sua presenza nel cantiere della “Cappella Sistina” è confermata da un piccolo accenno nella sua biografia scritta da Giorgio Vasari, in cui viene ricordato la collaborazione di Perugino.
Fu durante questo importante cantiere che conobbe dei collaboratori umbri, toscani, emiliani e laziali che al termine della Cappella Sistina, agevolato dalla partenza dei maestri come Sandro Botticelli (Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510)
, Perugino, Cosimo Rosselli e Luca Signorelli, che scelse come il suo nuovo gruppo della sua nuova bottega romana.
Portano la sua firma anche gli affreschi della Cappella Bufalini, nella navata destra della basilica di Santa Maria in Ara Coeli a Roma: narrano le Storie di San Bernardino, la prima grande opera individuale di Pinturicchio, eseguita tra 1484 e 1486, il periodo in cui la carenza di grandi maestri a Roma favorì l’ascesa di nuovi talenti. 
Nel 1484, l’anno che Innocenzo VIII fu eletto Papa, Pinturicchio entrò al suo servizio in Vaticano, con l’incarico di dipingere una serie di Vedute di città italiane (Roma, Milano, Genova, Firenze, Venezia e Napoli) per una loggia del Palazzo Apostolico dove il nuovo Pontefice si recava nelle sue frequenti convalescenze. Il complesso decorativo costituiva una sorta di apertura illusionistica verso panorami di città italiane viste “a volo d’uccello” come da tradizione fiamminga. 
Il ciclo è particolarmente importante perché rappresenta l’abbandono del sacro riprendendo il genere antico della pittura paesaggistica dello stile pompeiano.
La loggia, dopo gli interventi di Donato “Donnino” di Angelo di Pascuccio detto il Bramante (Fermignano, 1444 – Roma, 11 aprile 1514), commissionato per Giulio II, divenne parte del complesso del Belvedere.
Successivamente collaborò anche con Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 13 settembre 1506) sui perduti affreschi della cappella e della sua sagrestia del Belvedere (1488-1490), distrutti poi nel XVII secolo. Sono andate perse anche le sue decorazioni di alcune stanze sopra il cortile di San Pietro e una tavola con la Madonna, santi e il papa per la cappella Lancia, distrutta nel 1609.
Pinturicchio, nel 1481, dopo la sua iscrizione all’Arte dei Pittori a Perugia, era partito per Roma, sospendendo tutti i suoi rapporti con la città natale, ritornando solo nel 1485, quando dipinse un perduto “Padiglione del Sacramento” per le monache di Monteluce e, nel 1486, l’anno seguente, risulta il compenso per una lunetta nel palazzo dei Priori a Perugia, per una Madonna col Bambino e due angeli nella sala dei Catasti, dove nota la mano di un collaboratore, forse quello di Bartolomeo Caporali. Allo stesso periodo sono attribuite anche le cinque miniature con Porte di Perugia e santi protettori. Il loro rapporto fiduciario é testimoniato da una delega del 1489 di Pinturicchio per rappresentarlo presso la Compagnia di San Giuseppe a Perugia nel 1489.
Nel corso degli anni ottanta lavorò nei palazzi della famiglia Della Rovere e, nel 1490, per il cardinale Domenico Della Rovere realizzò Soffitto dei Semidei: un soffitto di cassettoni lignei dorati ottagonali con 63 fogli di carta dipinti con soggetti mitologici e allegorici, trattati a finto mosaico dorato.
Verso il 1485-1490 affrescò con motivi decorativi una sala al pianterreno di palazzo Colonna in piazza Santi Apostoli, all’epoca residenza del cardinale Giuliano Della Rovere, futuro Papa Giulio II. 
Pinturicchio venne chiamato da Sisto IV per la ricostruzione della basilica di Santa Maria del Popolo, col compito di affrescare la Cappella del Presepio, del cardinale Domenico Della Rovere, e della Cappella Basso Della Rovere.
Nello stesso periodo si trovò a lavorare sulla Cappella Ponziani in Santa Cecilia in Trastevere.
Nello stesso periodo realizzò la tavola della “Madonna della Pace” per San Severino Marche, interamente dipinta a Roma per Liberato Bartelli che la inviò a San Severino Marche. 
Da questo dipinto, di grande qualità, derivano altre Madonne considerate sempre autografe ma più semplici, come la Madonna col Bambino leggente esposta in North Carolina Museum of Art di Raleigh, la Madonna col Bambino scrivente esposta in Philadelphia Museum of Art.
Nel 1492 l’artista mise una data, per la prima volta, su una sua opera: la Madonna del Latte oggi esposta a Houston, opera di grande raffinatezza, quasi miniaturistica.

Nella parte quattrocentesca dei Palazzi Vaticani edificato sotto Niccolò V, Papa Alessandro VI, nato come Roderic Llançol de Borja, italianizzato Rodrigo Borgia (Xàtiva, 1º gennaio 1431 – Roma, 18 agosto 1503), il 214º papa della Chiesa cattolica dal 1492 al 1503, fece rinnovare sei grandi stanze, dette “Appartamento Borgia”, aggiungendo anche una torre, che più tardi fu ribassata e trasformata. I lavori di decorazione interna vennero affidati al Pinturicchio, iniziati nell’autunno 1492 e terminati nel 1494. Probabilmento fu la commissione più importante del pittore dopo la realizzazione della Cappella Sistina.
I maestri eccellenti che lavorarono all’impresa sono stati Piermatteo d’Amelia o un suo seguace, il Pastura, Raffaellino del Garbo, Tiberio d’Assisi e Niccolò di Bartolomeo della Bruggia. In questo cantiere Pinturicchio si concentra nelle ultime sale, dette “camere segrete” poiché riservate solo al papa e ai suoi intimi.
Alla conclusione dei lavori, o forse poco prima, Pinturicchio tornò in Umbria. Ma Alessandro Vl lo richiama per una nuova ed importante impresa decorativa: la decorazione degli ambienti del torrione davanti a Castel Sant’Angelo, terminate nel 1497 e completamente persa nella distruzione dell’edificio. Il ciclo rappresentava in sei scene la “cronaca dipinta” degli avvenimenti del 1495, rivisti e corretti per un’interpretazione politica favorevole del papale.
Al periodo borgiano risale anche la realizzazione di “Il Bambin Gesù delle mani”, un affresco frammentario staccato a massello (cm. 48,5×33,5), databile al 1492.
La distruzione parziale del dipinto originale era dovuta al fatto che raffigurava l’adorazione della Madonna con Bambino da parte del Papa Alessandro VI, e il volto femminile ritrae Giulia Farnese, la bellissima amante e madre del figlio del Papa (il Gesù del dipinto). 

Sostanzialmente il dipinto é la testimonianza indiretta di una relazione che tutti conoscevano ma nessuno poteva dirlo.
Il Bambin Gesù delle mani, quasi sicuramente venne smurato e, a parte la figura di Gesù, distrutto per “damnatio memoriae”. Infatti, i successori di Alessandro VI, in particolare Giulio II, consideravano il dipinto inconsueto soprattutto per la figura di Maria, scandaloso perché ritraeva Giulia Farnese, l’amante del papa. Non è escluso quindi che il Bambino ritraesse il loro figlio.
In questo periodo Pinturicchio mantenne comunque rapporti privilegiati con l’Umbria e, nel 1492, dipinse il coro del Duomo di Orvieto, ma alla fine dovette abbandonare l’impresa lasciando che un suo assistente, un tale “Ciancio del Pentoricchio”, dipingesse un San Marco e un Sant’Ambrogio su suo disegno.
Nel 1494, al termine dei lavori all’Appartamento Borgia, Pinturicchio ritornò a Perugia, dove, il 14 febbraio 1496, accettò la commissione per dipingere, entro due anni, una monumentale pala d’altare a più scomparti per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria dei Fossi, oggi nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Nel 1497 realizzò gli affreschi della cappella del vescovo Eroli nel Duomo di Spoleto, commissionati dal vescovo Costantino Eroli (Madonna con Bambino con santi e nella lunetta sormontata dallo stemma degli Eroli Dio benedicente tra angeli), oggi molto danneggiati ma interessanti per il vivace gusto antiquario, nuovo per lo stile umbro.
Nel 1500 dipinse anche l’ornato Sant’Agostino tra i flagellanti, per l’omonima confraternita di perugia.
Nel 1501 concluse suo ultimo lavoro prima di lasciare nuovamente l’Umbria, un’importante ciclo di affreschi con Storie di Maria e dell’infanzia di Gesù della Cappella Baglioni nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello.
Nel 1502, Pinturicchio lasciò l’Umbria e dettò testamento, menzionando la moglie Grania e una figlia, Clelia. Prima di recarsi a Siena, dove lo attendeva l’importante commissione per i Piccolomini, tornò a Roma, dove lavorò di nuovo nella basilica di Santa Maria del Popolo, il committente era il cardinale Raffaele Riario, per dodici lunette nel distrutto chiostro.
Il cardinal Francesco Piccolomini Todeschini, futuro papa Pio III, vescovo di Siena, affidò a Pinturicchio la decorazione di un ambiente del Duomo di Siena, detto Libreria Piccolomini, destinato ad accogliere la mai arrivata collezione libraria dello zio Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II.
L’interruzione dei lavori per la morte del papa nell’ottobre 1503, fece accettare a Pinturicchio altri incarichi, innanzitutto dalla famiglia Piccolomini. Andrea di Nanni Piccolomini gli affidò infatti, sempre nel Duomo, un affresco con l’Incoronazione di Pio III, suo fratello, opera che finì nel 1508. Nel 1504 dipinse per Giacomo Piccolomini una perduta pala per la chiesa di San Francesco, che si bruciò in un incendio assieme ad un’altra sua pala della stessa chiesa.
Infine partecipò alla lunga e straordinaria impresa dei mosaici pavimentali del Duomo, fornendo il cartone delle Storie della Fortuna, pagato il 13 marzo 1505.
Grazie a tutte queste committenze, portarono al pittore una notevole agiatezza economica che sono testimoniate da vari atti di compravendite di case e terreni. Intanto anche la sua famiglia si allrgò: ebbe, oltre la primogenita Clelia, in tarda età, Adriana, Faustina Girolama, Egidia, Giulio Cesare e Camillo Giuliano.
Nel 1509, al servizio del ricchissimo Pandolfo Petrucci, realizzò nel salone del palazzo del Magnifico a Siena, residenza di Pandolfo Petrucci,
 “Il ritorno di Ulisse” una straordinaria impresa decorativa tra le più importanti di tutta la Toscana: un affresco staccato (cm. 125×152), conservato ora nella National Gallery di Londra. La sala, pressoché quadrata (674×629 cm), era decorata da otto scene sulle pareti e da un soffitto a scomparti, dove i soggetti mitologici si ispiravano allo schema della Volta dorata della Domus Aurea. Oggi il soffitto ricostruito é conservato nel Metropolitan Museum e gli affreschi staccati, a cui parteciparono anche Luca Signorelli e Girolamo Genga, sono sparsi in vari musei. 
Nel 1510 finì di affrescare la volta del coro, un suo importante lavoro Romano, nella Santa Maria del Popolo, commissionato da Giulio II.
L’ultima sua opera monumentale documentata è la Madonna in gloria tra i santi Gregorio Magno e Benedetto, databile al 1510-1512. Si tratta di una tavola che presenta la Madonna racchiusa entro una mandorla composta da testine di angeli; in primo piano, inginocchiati, con lo sguardo rivolto alla Vergine, si vedono san Benedetto e san Gregorio. Si tratta di un’opera in larga parte autografa dove è riconoscibile la raffinatezza della tecnica matura di Pinturicchio.
I gradimenti delle sue opere gli procurarono un’altra commissione da parte degli Olivetani, con la pala dell’Assunzione della Vergine per la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, oggi nel Museo di Capodimonte. 
Morì l’11 dicembre 1513, ricco, solo ed abbandonato dai cinque figli e dalla moglie fedifraga, che lo tradiva con Girolamo di Polo detto Paffa. Fu sepolto senza onori e memorie. La prima iscrizione che lo ricorda risale solo al 1830.
Nonostante fosse amato tra i potenti del suo tempo, la letteratura artistica lo lasciò a lungo in ombra, a cominciare da Vasari, che in “Le Vite” lo descrisse in chiave quasi esclusivamente negativa: nell’edizione del 1550 accennò a una sua “dappocaggine”, mentre in quella del 1568 ne attribuì la notorietà più ai capricci della fortuna che al merito.
Solo gli studiosi del XIX e dell’inizio del XX secolo ne rivalutarono la sua figura artistica, proprio quando i suoi dipinti entravano nel circolo del collezionismo internazionale, finendo nei grandi musei e nelle collezioni d’Europa e America. Viene valorizzato molto grazie alla monografia di Carli del 1960, anche se subito dopo è calato di nuovo la figura del pittore con un nuovo disinteresse.


Arman Golapyan


Le sue opere principali:

  • Madonna con Bambino benedicente, 1486-90 ca. Fondazione Sorgente Group
  • Madonna del Latte, 1492, Houston
  • Madonna col Bambino scrivente, 1494-1498 circa, Filadelfia
  • Madonna in trono e santi, 1506-1508, Spello
  • Ritratto nell’edizione delle Vite del 1568
  • Storie di san Bernardino, 1473, tempera su tavola, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
  • San Bernardino richiama alla vita un uomo trovato morto sotto un albero, 76,5×56,8 cm
  • Guarigione del cieco, 75,8×57 cm
  • Liberazione del prigioniero, 76×56,7 cm
  • Crocifisso tra i santi Girolamo e Cristoforo, 1475 circa, olio su tavola, 59×40 cm, Roma, Galleria Borghese
  • San Girolamo nel deserto, 1475-1480 circa, olio su tavola, 149,8×106 cm, Baltimora, Walters Art Museum
  • Madonna col Bambino benedicente, 1480 circa, olio su tavola, 53,5×35,5 cm, Londra, National Gallery
  • Madonna col Bambino benedicente, 1480 circa, olio su tavola, Città di Castello, Museo civico
  • Madonna col Bambino scrivente e san Girolamo, 1481, olio su tavola, 49,5×38 cm, Berlino, Gemäldegalerie
  • Ritratto di un ragazzo, 1481-1483 circa, tempera su tavola di pioppo, 47,5×33 cm, Dresda, Gemäldegalerie
  • Cappella Bufalini, 1484-1486 circa, ciclo di affreschi con Storie di san Bernardino, Roma, basilica di Santa Maria in Aracoeli
  • Cappella Basso Della Rovere, 1484-1492, ciclo di affreschi, Roma, basilica di Santa Maria del Popolo
  • Scene bibliche e di storia antica, 1485-1490 circa, affreschi, Roma, Palazzo Colonna
  • Volta della Cappella Ponziani, 1485-1490 circa, affreschi, Roma, chiesa di Santa Cecilia in Trastevere
  • Madonna col Bambino e san Giovannino, 1486, tempera su tavola, Città di Castello, Museo del Capitolo del Duomo di Città di Castello
  • Madonna col Bambino e due angeli, 1486, affresco, Perugia, Palazzo dei Priori, sala dei Catasti
  • Madonna con Bambino benedicente, 1486-1490 circa, tempera su tavola, 53×43 cm, Roma, Fondazione Sorgente Group
  • Porte di Perugia e santi protettori, 1486, miniature
  • Vedute di città italiane, 1488-1490 circa, ciclo di affreschi, Roma, Museo Pio-Clementino
  • Cappella del Presepio, 1488-1490 circa, ciclo di affreschi, Roma, basilica di Santa Maria del Popolo
  • Soffitto dei Semidei, 1490, olio su carta su legno, Roma, Palazzo dei Penitenzieri
  • Madonna della Pace, 1490 circa, olio su tavola, 143×70 cm, San Severino Marche, Pinacoteca civica
  • Bambin Gesù delle mani, 1492 circa, frammento di affresco staccato, 48,5×33,5 cm, Perugia, Fondazione Guglielmo Giordano
  • Testa della Vergine, 1492 circa, frammento di affresco staccato, collezione privata
  • Madonna del Latte, 1492, olio su tela, 29,2×21,6 cm, Houston, Sarah Campbell Blaffer Foundation
  • Appartamento Borgia, 1492-1494, ciclo di affreschi e stucchi, Città del Vaticano, Musei Vaticani
  • Madonna col Bambino leggente, 1494-1498 circa, olio su tavola, 33,7×25,5 cm, Raleigh, North Carolina Museum of Art
  • Madonna col Bambino scrivente, 1494-1498 circa, olio su tavola, 61×41,6 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
  • Madonna col Bambino scrivente e un vescovo inginocchiato (Virgen de las Fiebres), 1495 circa, olio su tavola, 157×78 cm, Valencia, Museo del Bellas Artes
  • Sacra Famiglia, 1495 circa, olio su tavola, 53×38,7 cm, Cambridge (Massachusetts), Fogg Art Museum
  • Pala di Santa Maria dei Fossi, 1496-1498, olio su tavola e su tela, 512×314 cm, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
  • Cappella del vescovo Eroli, 1497, affreschi, Duomo di Spoleto
  • Madonna col Bambino, 1498 circa, olio su tavola, 48,2×38,1 cm, San Marino (California), Huntington Library
  • Madonna del Davanzale, 1498 circa, olio su tavola, 105×87 cm, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana
  • Sant’Agostino tra i flagellanti, 1500, olio su tela, 115×83 cm, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
  • Cappella Baglioni, 1500 circa-1501, ciclo di affreschi, Spello, chiesa di Santa Maria Maggiore
  • Frammenti da un’Adorazione dei Magi, 1502, affresco staccato, già a Roma, collezione Chigi
  • Crocifissione con dolenti (Barb. Lat. 614, c. 219), 1502 circa, foglio miniato, Città del Vaticano, Biblioteca Vaticana
  • Libreria Piccolomini, 1502-1507/1508, ciclo di affreschi, Siena, Duomo
  • Incoronazione della Vergine, 1503-1505, olio su tavola, 330×200 cm, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana
  • Incoronazione di Pio III, 1503-1508, affresco, Siena, Duomo
  • Cappella di San Giovanni Battista, otto Storie di San Giovanni di cui tre ormai ridipinte, 1504, affreschi, Siena, Duomo
  • Cartone per la Storia della Fortuna, 1505, mosaico pavimentale a commesso marmoreo, Siena, Duomo
  • Madonna in trono e santi, 1506-1508, olio su tavola, 318×257 cm, Spello, chiesa di Sant’Andrea
  • Soffitto del palazzo di Pandolfo Petrucci, 1508-1509, affreschi staccati e stucchi, 483,2×495,9 cm, New York, Metropolitan Museum
  • Ritorno di Ulisse, 1508-1509, affresco staccato, 125×152 cm, Londra, National Gallery
  • Riconciliazione di Coriolano (forse con Luca Signorelli), 1508-1509, affresco staccato, 125,7×125,7 cm, Londra, National Gallery
  • Madonna della Melagrana, 1508-1509 circa, olio su tavola, 54,5×41 cm, Siena, Pinacoteca Nazionale
  • Sacra Famiglia con san Giovannino, 1508-1509 circa, olio su tavola, diametro 85 cm, Siena, Pinacoteca Nazionale
  • Virtù dal cassone Petrucci-Piccolomini (solo disegni, attr.), 1509 circa, olio su tavola, Torino, Museo Civico
  • Madonna col Bambino, 1509 circa, olio su tavola, già in Gloucestershire, collezione Farrington
  • Santa Caterina d’Alessandria e committente inginocchiato, 1509 circa, olio su tavola, 56,5×38,1 cm, Londra, National Gallery[53]
  • Volta con Incoronazione della Vergine, Evangelisti, Sibille e Dottori della Chiesa, 1509-1510 circa, affreschi, Roma, volta del coro di Santa Maria del Popolo
  • Madonna in gloria tra i santi Gregorio Magno e Benedetto, 1510-1512 circa, olio su tavola, 282×198 cm, San Gimignano, Museo civico
  • Assunzione della Vergine, 1512 circa, olio su tavola, Napoli, Museo di Capodimonte
  • Andata al Calvario, 1513, olio su tavola, 51×42,5 cm, Isola Bella, collezione Borromeo.