Questo spettacolare dipinto monumentale è il frutto di una collaborazione idilliaca tra due geni: Alfred Hitchcock (Londra, 13 agosto 1899 – Los Angeles, 29 aprile 1980) e il maestro del Surrealismo Salvador Dalí (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989).
Si tratta di un dipinto gigantesco intitolato “Spellbound”, una scenografia del “Spellbound – Io Ti Salverò”, uno dei primi film ad occuparsi della psicoanalisi freudiana. L’opera, voluta dal grande regista, è stata posta come sfondo per la sequenza onirica di “il sogno Spellbound”, diventata poi un’icona della storia di Hollywood.
La scenografia d’eccellenza immaginata da Hitchcock doveva rappresentare i sogni in un modo completamente nuovo, caratterizzata da “tratti netti e chiari”, contorni taglienti e immagini piene di luce, come nei quadri di Salvador Dalí e di Giorgio De Chirico (Volos, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978), diversa dalle rappresentazioni classiche dei sogni come “la nebbia che confonde i contorni delle immagini” o “lo schermo che trema”. Così, Dalí presenta al regista materiali del “Un chien andalou”, un cortometraggio surrealista del 1929, scritto, prodotto ed interpretato da lui e Luis Buñuel (Calanda, 22 febbraio 1900 – Città del Messico, 29 luglio 1983), e del successivo film “L’âge d’or” del 1930, scritto da Dalì e diretto sempre da Buñuel.
Per questo progetto, l’eccentrico Dalí, il maestro indiscusso del Surrealismo, è stato per Hitchcock una scelta assolutamente naturale, dal momento che Dalì era profondamente interessato alla psicoanalisi come soggetto, tanto da essere stato ossessionato per incontrare il suo idolo: Sigmund Freud (6 maggio 1856 – 23 settembre 1939). Finalmente, il 19 luglio 1938, dopo tanti tentativi falliti, Dalì riuscì ad incontrare Freud nella sua casa londinese, dove si era rifugiato in fuga da una Vienna occupata dai Nazisti. Fu un incontro tra l’arte di un 34enne e le teorie di un 82enne che affascinavano in modo sublime il giovane artista, forse fino all’ossessione.
Dalí ha usato il suo genio creativo per sfidare le nozioni preconcette di realtà e normalità ed ha espresso efficacemente un mondo onirico basato sull’immagine ricorrente di un occhio, che ha liberato la vera natura del personaggio nel film, creando la sequenza che cattura in modo luminoso la natura illusoria dello stato subconscio, dove la realtà si arricchisce di pensieri repressi e dei meccanismi nascosti della mente.
Hitchcock dichiarò: “Avrei potuto prendere De Chirico o Max Ernst, ma nessuno era fantasioso e stravagante come Dalí”.
La tecnica di questa straordinaria ed imponente opera d’arte è olio e tempera su due tele da 5.10 x 5.36 metri ciascuna, per un totale di 5.10 x 1.072 metri (16,7 x 35,2 piedi). Le due tele sono montate su un telaio di legno che consente di essere esposte anche separatamente.
La pellicola, diretta da Hitchcock nel 1945, con due interpreti d’eccezione come Ingrid Bergman (Stoccolma, 29 agosto 1915 – Londra, 29 agosto 1982) e Gregory Peck (La Jolla, 5 aprile 1916 – Los Angeles, 12 giugno 2003), ha avuto i seguenti riconoscimenti:
Premi Oscar 1946:
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- Vincitrice per il miglior colonna sonora;
- Nomination Miglior film;
- Nomination Migliore regia;
- Nomination Miglior attore non protagonista;
- Nomination Migliore fotografia;
- Nomination Migliori effetti speciali.
New York Film Critics Circle Award 1946:
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- Miglior attrice protagonista a Ingrid Bergman
Alcune immagine storiche durante la realizzazione del dipinto e del film con alcune successive esposizioni d’arte: