TAMARA DE LEMPICKA

Il suo vero nome era: Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, in arte Tamara De Lempicka, dal cognome del marito Lempicki, (Varsavia, 16 maggio 1898 – Cuernavaca, 18 marzo 1980), è stata una pittrice polacca appartenente alla corrente dell’Art Déco, famosa ai suoi tempi più per la sua mondanità.
Scopre a sua passione per l’arte nel 1911 in un viaggio in Italia insieme alla nonna materna. Nel 1914, disobbedendo alla volontà dei genitori, interrompe gli studi e si trasferisce a San Pietroburgo, presso la zia Stefa Jansen.
Durante una festa conosce il giovane avvocato Tadeusz Lempicki e se ne innamora. I due si sposano nel 1916, poco prima dello scoppio della rivoluzione russa. L’anno seguente il marito è arrestato per la sua militanza nelle file controrivoluzionarie ma, grazie alle relazioni della moglie, viene presto liberato. I due si trasferiscono a Copenaghen, dove già si trovano i genitori di Tamara, e da lì giungono a Parigi. Nel 1920, poco dopo la nascita della figlia Kizette, Tamara decide di dedicarsi alla pittura e inizia a frequentare l’Académie de la Grande Chaumière, poi prende lezioni da Maurice Denis e André Lhote.
Nel 1922 partecipa al Salon d’Automne. Dopo questa sua prima apparizione, la pittrice continua a esporre a Parigi fino alla seconda metà degli anni Trenta.
Nel 1925 Tamara si trasferisce con la madre e la figlia per l’Italia per studiare i classici. A Milano conosce il conte Emanuele Castelbarco, proprietario della galleria d’arte Bottega di poesia, che le organizza la sua prima mostra personale. Durante la sua permanenza in Italia conosce Gabriele D’Annunzio, del quale desidera fare un ritratto. Negli anni seguenti, divenuta pittrice di successo, intensifica la sua partecipazione a mostre ed esposizioni parigine.

Nel 1928 divorzia dal marito e ben presto si lega al barone Kuffner, che sposerà nel 1933. In seguito a una profonda crisi esistenziale, l’artista comincia a dipingere soggetti di contenuto pietistico e umanitario. Amò però anche molto ritrarre se stessa, come nel celebre “Autoritratto” del 1925 in cui si rappresentò, bella, seducente, ricca e annoiata, a bordo di una lussuosa Bugatti verde, in perfetto stile ruggenti anni Venti, simile al personaggio di Daisy creato dalla fantasia dello scrittore americano F. S. Fitzgerald nel “Grande Gatsby”.
Nell’estate del 1939 i coniugi Kuffner partono per New York, dove Tamara organizza una personale alla galleria di Paul Reinhardt. Nonostante i suoi numerosi impegni umanitari, la pittrice continua ad allestire mostre a New York, Los Angeles e San Francisco. Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 1957 presenta le sue nuove opere a Roma alla Galleria Sagittarius.
L’artista realizza in questi anni una serie di composizioni astratte, cui fanno seguito dei dipinti a spatola che non incontrano il consenso della critica. La mostra, allestita nel 1962, alla Galleria Jolas di New York è un fallimento. Dopo la morte del marito, avvenuta nel novembre di quell’anno, Tamara lascia New York e si trasferisce a Houston, dove vive la figlia Kizette. Nel 1969 torna a Parigi e riprende a dipingere.
Una grande mostra antologica, organizzata presso la Galerie du Luxembourg (1972), riporta al successo l’anziana pittrice.
Nel 1978 Tamara De Lempicka si trasferisce in Messico, a Cuernavaca, dove muore il 18 marzo 1980. Secondo le sue volontà testamentarie le sue ceneri vengono sparse sul cratere del vulcano Popocatépetl.

Francesco Murini