Vasilij Vasil’evič Kandinskij, per il grande pubblico Vassilij Kandinskij (Mosca, 16 dicembre 1866 – Neuilly-sur-Seine, 13 dicembre 1944) rimane soprattutto l’inventore dell’arte astratta, lo scopritore di una dimensione espressiva totalmente nuova, uno dei grandi rinnovatori dell’arte occidentale. La recente filologia ha, invece, riconosciuto al lituano Konstantinas Ciurlionis le prime esperienze pittoriche non vincolate dalla necessità di rappresentare la realtà oggettiva. L’usurpatore va, dunque, scalzato dal trono e ridimensionato? Nient’affatto. Kandinskij non è certo stato un paladino a oltranza della causa astrattista. “Il fatto che l’artista si serva di una forma astratta”-diceva-“o di una forma reale non ha alcuna importanza. Una forma può, infatti, essere la migliore in un caso e la peggiore in un altro: tutto dipende dalla necessità interiore, l’unica che possa legittimarla”. Per sé Kandinskij scelse le fredde ragioni dell’astrazione, i luoghi dove la sua mente bizantina poteva più facilmente dialogare con l’essenza. Essenza che per lui era un ristabilimento della condizione originaria della creazione, quando tutto è ancora possibilità e può prendere ogni forma e ogni colore, in un ordinato organizzarsi del caos. La pittura di Kandinskij implica l’esistenza di un uomo nuovo, di una generazione incontaminata, senza peccato originale, senza i condizionamenti di strutture morali o religiose.
Kandinskij prepara il mondo per un uomo superiore o superiormente successivo. Per questo la sua visione del mondo e delle cose è pre-sociale e trova collegamento con le più semplici strutture biologiche. Dagli esordi moscoviti all’apprendistato di Monaco di Baviera, sotto l’insegnamento di Franz von Stuck, fino alla prima stagione impressionistica, Kandinskij insegue una corrispondenza sempre più stretta tra la forma e le libere esigenze dell’anima. Arriva al punto di non ritorno con le Improvvisazioni e le Composizioni (1909-1910), vera e propria pittura “dodecafonica”, con le quali si apre definitivamente all’astrattismo. L’anno seguente fonda il “Blaue Reiter” e pubblica Lo spirituale nell’arte. È già un vate della neonata avanguardia quando torna in Russia, agli albori della Rivoluzione. Si lega a Tatlin, Lissitzky, Malevič e Rodčenko; è il periodo dell’Astrattismo geometrico. Di fronte a queste opere abbiamo ancora l’impressione di una verginità ritrovata, dell’invenzione pura, di una natura senza natura, dove non c’è spazio per l’emozione. Con questo spirito didattico e innovatore, Kandinskij accetta, nel 1922, l’invito di Gropius alla Bauhaus, dove trova Klee e Feininger. Dopo la forzata chiusura nel 1933, si rifugia a Parigi e vi rimarrà fino alla morte. In tutta la sua carriera, Kandinskij ha rivelato una straordinaria coerenza creativa, disponendo la ricerca non come attività individuale, ma come scienza della poesia, le cui regole sono nell’interiorità di ognuno.
Vittorio Sgarbi