ALFA ROMEO 33 STRADALE

L’Alfa Romeo 33 Stradale, la prima vettura prodotta ad avere le portiere ad apertura verticale, considerata tra le più belle auto di tutti i tempi, venne realizzata dalla Carrozzeria Marazzi su disegno strepitoso del genio di Franco Scaglione (Firenze, 26 settembre 1916 – Suvereto, 19 giugno 1993), autore anche della prima Lamborghini della storia, la 350 GTV Gran Turismo Veloce. Il primo esemplare, presentata al salone di Torino nel 1967 e poi costruite in 18 esemplari, venne realizzata sulla omonima versione da competizione, la Tipo 33, che veniva venduta a 9.750.000 lire; quando una Jaguar costava circa 5 milioni e una Ferrari 6 milioni. I 18 esemplari prodotti hanno tra di loro lievi differenze estetiche, le più evidenti delle quali sono rappresentate dalla presenza di due soli fari anteriori in luogo di quattro fari e del tergicristallo incernierato in alto o in basso. Uno dei 18 esemplari di questa autovettura è conservato presso il Museo Storico dell’Alfa Romeo di Arese.
Il motore era posto in posizione centrale come “Tipo 33 da competizione” e non aveva praticamente nulla in comune con le altre auto di serie. Era un Autentico gioiello tecnologico, costruito interamente in alluminio e magnesio, equipaggiata di un motore V8 da 1995 cm³, progettato dal Direttore della Progettazione Meccanica Giuseppe Busso, data poi in gestione a Carlo Chiti (Pistoia, 19 dicembre 1924 – Milano, 7 luglio 1994), cofondatore e responsabile della squadra corse Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo. Questo gioiello della meccanica vantava 270 cavali, ridotti a 230 nella versione Stradale: il 2 litri aspirato più potente mai costruiti.
Si distingueva per le sue origini d’auto da competizione per la sua altezza di soli 99 cm, la lunghezza di 397 cm e la larghezza di 171 cm, con il peso complessivo straordinariamente ridotto a 770 kg, grazie all’impiego di avanzate tecnologie aeronautiche.
L’aerodinamica in netto anticipo sui tempi, la stratosferica potenza del motore ed il peso contenuto garantivano prestazioni “mostruose”: appena 5,6 secondi per passare da 0 a 100 km/h ed oltre 260 km/h di velocità massima.
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Francesco Veramini