Lamborghini supera i concetti espressi fino a oggi dalle supercar, estremizzandoli per creare un oggetto unico, la Sesto Elemento.
Il suo nome è quello dell’elemento che si trova al sesto posto nella Tavola periodica degli elementi, il carbonio. Ed è questa fibra il fattore chiave di questa ipercar: plasmata con una maestria che supera il confine tra tecnologia ed arte, la carrozzeria della Sesto Elemento è un concentrato di plastica e carbonio dalle caratteristiche strutturali ineguagliabili per l’eccezionale rapporto rigidezza/peso che ne deriva. Pensate che la Lamborghini Gallardo LP 570-4 Superleggera, che le ha donato il motore, ha un peso dichiarato di 1.340 kg, mentre i 570 CV della Sesto Elemento devono muovere solo 999 kg. Un risultato strepitoso se pensiamo che la Superleggera pesa tre quintali e mezzo in più e già lei rappresenta una piuma rispetto alle altre sorelle (la Gallardo LP 560-4 supera abbondantemente i 1.400 kg). Questo primato è stato ottenuto grazie al largo uso del carbonio per la carrozzeria con funzione portante e alla ridefinizione di alcuni concetti a metà strada tra l’ingegneria e il design. Un esempio è l’integrazione tra cofano motore (posteriore) e parafango, ora in un unico pezzo e chiamato, dai suoi costruttori, “cofango”. Ma sono molti altri gli elementi realizzati nella nobile fibra per ridurre il peso sotto quello di una comune utilitaria: bracci delle sospensioni, albero di trasmissione, cellula dell’abitacolo, sedili monoscocca e plancia. Il materiale utilizzato è una sorta di plastica e fibra di carbonio insieme ed è stato realizzato in collaborazione con la Boeing e l’università di Washington, attraverso il suo Laboratorio di Strutture Composite Avanzate di Seattle. L’eccellenza, del resto, si ha con la sperimentazione di nuove tecnologie, per superare i limiti di volta in volta. Come da tradizione Lamborghini, anche la Sesto Elemento ha la trasmissione a quattro ruote motrici e anche questo è un fattore chiave per il raggiungimento delle sue prestazioni record. Il suo propulsore V10 con angolo tra le bancate di 90° per 5.204 cc di cilindrata ha una particolare alimentazione a iniezione diretta stratificata ed è in grado di erogare 570 CV di potenza e 540 Nm di coppia massima; il cambio meccanico sequenziale a 6 rapporti è robotizzato e permette di passare alla marcia successiva in soli 120 millesimi. Esclusivo anche il materiale scelto per i terminali di scarico, il Pyrosic, un composito vetro-ceramico capace di resistere a temperature di 900 °C. Queste caratteristiche, unite alla trazione integrale e al peso inferiore alla tonnellata, regalano alla Sesto Elemento il primato in termini di accelerazione da fermo: 2,5” per passare da 0 a 100 km/h contro i 3,4” della Gallardo Superleggera, è un risultato difficilmente replicabile anche da una moto sportiva, che fa capire il valore tecnologico di questo progetto. La scuola motoristica italiana ha da sempre perseguito l’obiettivo di propulsori aspirati leggeri e performanti, abbinati a strutture leggere e a tecnologia ed elettronica per gestirne il funzionamento. Mettere 600 CV sotto un cofano per avere una vettura/dragster oppure un missile da 340 km/h orari non è una vera sfida ingegneristica. Quello che è davvero difficile è riuscire a creare un pacchetto molto potente, ma leggero. Non scordiamo cosa disse il grande fondatore della Lotus, Colin Chapman, parlando delle sue creature: “To go faster, add lightness” (per andare più veloce, aggiungi leggerezza). Solo così l’auto può essere un fulmine in curva e impressionante in frenata. Certo, poi il controllo dinamico di 999 kg con sotto 570 CV impongono una progettazione a dir poco perfetta e largo uso dell’elettronica, per rendere queste prestazioni sfruttabili anche da chi non ha le doti di un pilota da Formula1. Niente è lasciato al caso sulla Sesto Elemento, in quanto secondo i piani di Lamborghini questa vettura, che è una concept car, deve essere una vetrina tecnologica per la Casa bolognese. Basti pensare alla verniciatura che copre, senza nasconderla, la fibra di carbonio: non è una semplice vernice trasparente, ma una verniciatura opaca brevettata che sfrutta nano particelle ceramiche alle quali vengono aggiunti dei micro cristalli rossi. Grazie a questo trattamento si ottengono due effetti: da un lato, la ceramica è una garanzia in termini di resistenza all’usura, dall’altro i micro cristalli donano un’aurea rossa impalpabile intorno alla vettura. A ben guardare, la Sesto Elemento ha un unico vero difetto. Il prezzo? No, perché un primato tecnologico ha un valore intrinseco e gli 1,8 milioni di euro richiesti possono essere pienamente giustificati. Il suo unico difetto è che si tratta di una concept car, non targata per l’uso su strada. A consolarci resta il fatto che le sue tecnologie sono quelle che vedremo a breve sulle future Lamborghini.
Francesca Gasperi