Uno scatto che non ha bisogno di commenti. Il 15 gennaio 1950, all’80° minuto di Fiorentina-Juventus, il difensore bianconero Carlo Parola, venne immortalato da Corrado Banchi, giornalista freelance.
Così lo descrisse: “Parte un lancio di Magli verso Pandolfini. Egisto scatta, tra lui ed il portiere c’è solo Carlo Parola; l’attaccante sente di potercela fare ma il difensore non gli dà il tempo di agire. Uno stacco imperioso, un volo in cielo, una respinta in uno stile unico. Un’ovazione accompagna la prodezza di Parola“.
La foto è stata pubblicata in oltre 200 milioni di copie con didascalie in greco e cirillico, arabo e giapponese. E dal 1965 appare su tutte le bustine di figurine dei Calciatori Panini.
Nella gara di andata dei quarti di finale di Champions League, il Real Madrid era in vantaggio di una rete sulla Juventus di Allegri. Nel secondo tempo, Cristiano Ronaldo risponde al cross con un’elevazione incredibile e l’impatto con il pallone in rovesciata a 2,23 metri di altezza.
L’unica foto in cui il protagonista dello scatto non appare. Finale del campionato mondiale del 1966 tra Inghilterra e Germania Ovest. Dopo i tempi regolamentari è 2-2: al 101′ l’attaccante inglese Geoff Hurst aggancia un cross basso di James Alan Ball, controlla e tira in una frazione di secondo.
La palla sbatte sotto la traversa, rimbalza nei pressi della linea e torna fuori. Un difensore tedesco spazza via la palla mentre lo stadio ammutolisce; l’arbitro svizzero Gottfried Dienst, sta per assegnare il corner.
Ma il guardalinee sovietico Tofiq Bəhramov gli fa cambiare idea dicendo: la palla è entrata. Il derby finisce 4-2 per l’Inghilterra.
Il mistero viene risolto nel 2016, quando Sky Sports dirà di essere riuscita a ricostruire l’azione in digitale con la massima fedeltà possibile. E darà ragione al guardalinee sovietico: era gol. Forse…
Tarcisio Burgnich, prima della finale dei mondiali di Messico ’70 contro il Brasile per darsi la carica, disse: “È fatto di pelle e ossa come tutti gli altri”, ma dopo la partita disse: “ma mi sbagliavo”.
Burgnich, alto 175 centimetri mentre Pelè alto 173 centimetri. La Perla Nera prende bene le misure al cross di Rivelino ed apparecchia in testa al difensore azzurro che tenta anche con la mano ad ostacolare la visuale del più forte giocatore del mondo.
Era la finale dei mondiali del 1982 tra Italia e Germania; una foto che è un’icona del calcio italiano. L’Italia che passa il girone trascinandosi con 3 “pareggini” contro Polonia, Camerun e Perù.
L’Italia che è data per spacciata nella seconda fase contro Argentina e Brasile, partite in cui vinse grazie ai goal di Paolo Rossi.
Nel primo tempo Cabrini sbaglia un rigore e Paolo Rossi al 57′ segna e Tardelli fa 2-0 al 69′, 12 minuti dopo.
La sua esultanza è storia: urlava goal, goal.
Dopo meno di mezz’ora sono stati dichiarati i campioni del mondo.
Era la finale del mondiale del 1986, tra Argentina e Inghilterra: con un risultato bloccato a 0-0. Servirebbe un intervento dall’alto per sbloccarla. Ed arriva.
Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020) è protagonista di un gesto infame e sublime allo stesso tempo. Nello scatto si vede l’argentino saltare ad occhi chiusi: sa dov’è il pallone e sa che non può arrivarci di testa e tende il braccio sinistro, quello con la fascia del capitano.
Tutto lo stadio si accorge del fallo di mano. Tranne l’arbitro e il guardalinee. Gol.
La partita finirà 2-1, e pochi minuti dopo Maradona segnerà il gol più straordinario della storia del calcio.
Nella conferenza post-partita, Diego dirà che la rete della discordia era stata segnata “un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios”. La leggenda era appena iniziata.
Sergio Segalini