Friederich Christian Anton Lang nasce a Vienna il 5 Dicembre 1890. Figlio dell’architetto comunale Anton Lang e di sua moglie Paula Schiesinger, frequenta la Volksschule e dal 1905 la Realschule, leggendo avidamente i romanzi d’avventura di Karl May e Jules Verne.
Nel 1907, seguendo la volontà paterna, studia architettura alla Technische Hochschule, ma appena un anno dopo si trasferisce all’Accademia di Arti Grafiche per dedicars alla pittura.
Nel 1911 si lascia alle spalle la casa e l’infanzia iscrivendosi alla Staatliche Kungstgewerbeschule di Monaco, seguendo i corsi del pittore Stuck.
In un clima bohèmien viaggia attraverso Germania, Belgio, Cina, Giappone, Russia e Turchia: si mantiene vendendo quadri e vignette per i giornali tedeschi, improvvisandosi presentatore di cabaret.
Nel 1913, stabilitosi a Parigi, frequenta la scuola di pittura di Maurice Denis e va al cinema con accanimento; subito dopo la dichiarazione di guerra rientra a Vienna e il 15 Gennaio 1915 si arruola volontario nell’esercito imperiale.
Ferito, ottiene due volte la medaglia d’argento di seconda classe per il coraggio dimostrato.
Congedatosi nel 1916, prosegue gli studi d’arte e disegna manifesti: incontra così un impiegato di banca che gli propone di scrivere un film insieme.
Il debutto dietro la macchina da presa avviene nel 1919, girando in cinque giorni un film vietato ai minori; nel 1920 Lang ottiene la cittadinanza tedesca e passa alla casa di produzione May-Film GmbH: qui incontra la scrittrice Thea von Harbou, con la quale tradirà la sua prima compagna. Quest’ultima, scoperto il tutto, si suicida.
Da quel giorno, il regista non mancò più di annotare situazioni sul taccuino, obbligando gli ospiti ad appuntare ogni chiamata telefonica.
Sfumata la direzione de “Il gabinetto del dottor Caligari”, Lang inizia a farsi un nome nell’ambiente cinematografico; il primo grande successo è “I Nibelunghi”, diviso in due parti, nel quale esprime il senso del colossale in un ardito gioco di luci ed ombre.
La figura dell’eroe che spicca sulla massa ritorna nel futuristico “Metropolois”, caposaldo di genere dagli incassi (e dai costi) enormi.
Il capolavoro Lang lo realizza nel 1931 con “M – M – Il mostro di Düsseldorf”, pellicola innovativa basata su un assassino di bambini presumibilmente pedofilo.
Lasciata la Germania per l’avvento del Nazismo e separatosi dalla moglie, si stabilisce ad Hollywood: qui realizza nel 1937 un film esasperato di genere gangster, “Sono innocente”; in seguito ad un paio di western, raccoglie nuovamente ampi consensi nel 1943 con “Anche i boia muoiono”, sulla resistenza cecoslovacca contro i nazisti.
Seguono capolavori come “La donna del ritratto” (1944), “Dietro la porta chiusa” (1948) e “Il grande caldo” (1953).
Negli anni cinquanta, ormai relegato ai margini del sistema hollywoodiano, deve ritornare in Europa, dove sfoga gli ultimi fuochi del proprio talento con “Il diabolico Dottor Mabuse”.
Dopo essere apparso come attore, interpretando magistralmente se stesso ne “Il disprezzo” di Jean Luc Godard, Lang si ritira a vita privata; muore a Los Angeles nel 1976.
Gabriele Fagioli