Agli arabi piace molto il nuovo carro armato da guerra Leopard 2. La sua canna liscia da 120 mm, che fissa il bersaglio anche quando il mastodonte da 68 tonnellate si sposta ad alta velocità nel deserto. Gli esperti di armi in Arabia Saudita e in Qatar apprezzano molto anche l'aria condizionata all'interno del nuovo Leopard che sicuramente sarà necessaria nel deserto, dove la temperatura supera i 50 gradi. Krauss-Maffei, azienda produttrice di Monaco, ha mandato una delle sue armi miracolose nel deserto saudita per collaudare il Leopard 2. Il successo del collaudo non è passato in osservato. Il governo del Qatar vuole acquistare duecento carri armati, un affare che frutta quasi due miliardi di euro.
Le armi hi-tech tedesche sono molto richieste dai potentati arabi e da altri regimi autoritari. E' un mercato in pieno boom grazie ai permessi per l'esportazione rilasciato dal governo tedesco. Il 42% delle armi è destinato ai paesi terzi, fuori della Nato e dell'Unione europea.
Ultimamente si è parlato molto di Medio Oriente e soprattutto di proteggere la sicurezza di Israele. “La sicurezza di Israele non sarà mai oggetto di negoziati, la Germania deve sostenere Israele ora più che mai”, aveva dichiarato Merkel durante il vertice del 26 novembre. Dopo queste dichiarazioni Israele ottiene dalla Germania sottomarini nucleari, lanciagranate e le armi anticorrazza più moderne della Dynamit Nobel Defence usandole a distanza ravvicinata per l'impiego contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Negli ultimi tre anni il governo di Angela Merkel ha approvato la vendita di armi agli Emirati Arabi, Qatar e all'Arabia Saudita per un valore di 1,2 miliardi di euro. Secondo i dati ufficiali nel 2012 sono state emesse sei garanzie per l'esportazione per un totale di 3,3 miliardi di euro. Il principale destinatario è l'Algeria, seguita dall'Egitto, Israele, Indonesia, Iraq e Pakistan. Non è un caso se l'Algeria è diventata un beneficiario sempre più importante delle esportazioni tedesche. Collocandosi all'ottavo posto nel 2011. L'Algeria ha da poco lanciato un'altra grossa esca sul mercato internazionale: un contratto da 1,5 miliardi di euro per un moderno sistema di controllo dei confini destinato alla frontiera con il Mali, martoriato dalla guerra civile. L'industria bellica tedesca quindi sta fiorendo, sviluppando nuovi mercati che coprono aree del pianeta dove dittatori combattono tra di loro, regimi d'ispirazione religiosa finanziano organizazzioni terroristiche e autocrati usano la violenza per opprimere i loro popoli.
Merkel sfrutta anche i suoi viaggi all'estero. In Angola ha offerto al presidente un aiuto nel settore della difesa, potenziando la marina militare angolana. Si riferiva alla vendita di pattugliatori per la guardia costirea, il cui costo varia dai 10 ai 25 milioni di euro.
La cancelliera sa che le esportazioni delle armi non sono popolari. Gli elettori non gradiscono che regimi autoritari come quello saudita usino le armi tedesche per restare al potere. Ma quale sarebbe la spiegazione ufficiale? La vendita di armi serve a salvare posti di lavoro… non ha presa sull'opinione pubblica. Eppure la cancelliera va per la sua strada.
La fornitura delle armi agli Emirati Arabi Uniti per un valore esorbitante…. Berlino sostiene che il paese deve rafforzarsi militarmente contro l'Iran. Con un simile sotegno politico, c'è poco da stupirsi che gli Eau sono diventati uno dei clienti preferiti dell'industria bellica tedesca. Un'azienda tedesca, produttrice delle armi, ha in programma di costruire entro il 2014 un moderno centro di addestramento per combattimenti con sistemi informatici e laser negli Emirati Arabi Uniti, che dovrebbe generare introiti per più di cento milioni di dollari.
L'invio dei carri armati in Arabia Saudita è un grosso probblema per Merkel e il governo non commenta volentieri questo fatto, perché nessun diplomatico occidentale sa di preciso quanto sia stabile la situazione nel paese. Se la situazione degenerasse, i carri armati rischierebbero di finire nelle mani di un movimento antioccidentale. Prendiamo come esempio il regime iraniano filoccidentale dello scià Mohammad Reza Pahlavi che fu sostenuto dagli Stati Uniti. Nel 1979, quando la rivoluzione iraniana cacciò lo scià, le armi americane finirono nelle mani degli ayatollah, che oggi considerano Washington il loro peggiore nemico.
Yulia Shesternikova