Nato a Rouen il 12 dicembre 1821, Gustave Flaubert è lo scrittore francese considerato l’iniziatore del naturalismo, ovvero la corrente letteraria in cui si è espresso il realismo in Francia. Tale tipo di approccio letterario riflette il pensiero scientifico basato su osservazione, sperimentazione e verifica e impone allo scrittore di esprimere la realtà nel modo più oggettivo e impersonale possibile lasciando che siano i fatti narrati a descrivere la situazione riportata e il suo contesto sociale. Generalmente sul piano stilistico tale approccio si esprime con l’utilizzo di un narratore onnisciente e con la terza persona.
L’intento del naturalismo era principalmente l’opposizione all’ideologia spiritualistica del romanticismo in favore di premesse deterministiche (alla base del positivismo) che consentissero di porre l’accento sull’aspetto meccanicistico della società, considerata la fonte di ogni male dell’uomo.
Tre sono i grandi nomi del naturalismo francese: Flaubert, Balzac e Zola. Tra questi però solo Flaubert è stato considerato il maestro di tutti gli scrittori naturalisti.
Nato da una famiglia benestante di stirpe normanna (padre chirurgo e madre di origini nobiliari), da piccolo dimostra evidenti difficoltà d’espressione e di lettura, primi segni di una malattia nervosa di cui non si saprà mai l’effettiva realtà clinica. Probabilmente motivato da questa infanzia resa socialmente difficile, Flaubert cresce con una fervida immaginazione e l’annichilirsi di ogni illusione sull’uomo, la natura e la società dimostrando tutto ciò con uno scetticismo decisamente radicale e coniando lui stesso la definizione del proprio stile: “grottesco triste”.
Il romanzo che ha reso questo scrittore il simbolo di un momento storico è il celebre “Madame Bovary” che appena pubblicato fu sottoposto a inchiesta per oltraggio alla morale. Una volta assolto, il 7 febbraio 1857, il libro diviene subito un bestseller e ancora oggi è considerato il primo esempio di romanzo realista.
La narrazione ruota attorno alla figura della moglie di un ufficiale sanitario che, annoiata dalla vacua vita di provincia, decide di darsi all’adulterio. Per il romanzo, Flaubert si ispirò alle vicende realmente accadute ad una giovane donna di nome Delphine Delamare, del cui suicidio parlarono i giornali del 1851.
Come autore naturalista, Flaubert non giudica direttamente la moralità della protagonista e non condanna esplicitamente l’adulterio, cosa che spinse i più critici a insinuare che l’autore sostenesse ed esaltasse l’adulterio, creando ovviamente uno scandalo.
Quando Flaubert disse che quel romanzo era “lui”, lo intendeva come perfetta sintesi del proprio approccio. Una critica e una reazione all’idealismo romantico che guidava, nel racconto, le azioni della protagonista.
Madame Bovary è stato più volte riadattato per il grande schermo, a partire dalla versione di Jean Renoir del 1933, per sfociare nel famoso “Madame Bovary” del 1949 prodotto dalla MGM sotto la direzione di Vincente Minnelli.
La vita del grande scrittore si concluse, si potrebbe dire ingiustamente, con una curva discendente; nel 1875, per salvare dal fallimento il marito dell’amata nipote Caroline, vendette tutte le proprietà e si sostentò con gli scarsi proventi del suo lavoro di scrittore vivendo modestamente fino alla morte, sopraggiunta probabilmente per emorragia cerebrale, l’8 maggio 1880 nella sua casa a Croisset.
Daisy Viviani