Sayyid Alí-Muhammad, detto Il Báb, nacque a Shíráz, nel sud della Persia, il 20 ottobre 1819. Presto fu orfano del padre e quindi affidato alla protezione dello zio materno. Frequentò per pochi anni una scuola coranica, finché il suo insegnante, resosi consapevole della innata conoscenza del fanciullo, lo riconsegnò allo zio scusandosi di non poterGli insegnare nulla. Bensì, raccomandò allo zio di aver cura del nipote Che dimostrava segni di devozione, gentilezza e conoscenza, inusuali per la Sua età.
Aveva 15 anni, quando lo zio Gli affidò la gestione della sua attività commerciale a Búshihr (sul Golfo Persico). Nell’arco di 5 anni di conduzione degli affari conquistò la stima dei fornitori e degli acquirenti, migliorando il volume degli affari dello zio. Nel museo degli archivi bahá’í a Haifa, sono custoditi i suoi documenti di contabilità e corrispondenza che dimostrano con la loro precisione calligrafica, la Sua dedizione, onesta e amore verso gli altri.
Come di tradizione, a 22 anni Si sposò con un’ amata cugina. Un anno dopo ebbero un figlio chiamato “Ahmad” ma che visse un solo anno. La sua morte causò loro immenso dolore. Il Báb scrisse un poema all’amata moglie, paragonando la perdita di Ahmad alla prova del sacrificio di Isacco e le confidò che per Colui che era destinato a manifestarsi in breve, Lui sarebbe stato disposto a sacrificare mille dei Suoi Ahmad.
Nel frattempo a Najaf (in Iraq) la scuola Shaykhí (millenaristi) era passata sotto la guida di Sayyid Kázim. Durante i Suoi pellegrinaggi, Il Báb vi prese parte in alcune occasioni, suscitando la trepidazione del maestro. Nell’ultima, Sayyid Kázim, in rispondendo alla domanda di un discepolo, indicò la fascia di luce del sole che illuminava la veste del Báb, dicendo: Cosa mai posso più rivelarvi, se la Verità è più evidente della luce del sole sulla veste di quel giovane. Pochi mesi dopo congedò i suoi, invitandoli a disperdersi in cerca del “Qá’im” (Messia). Assicurò loro, la propria dipartita, per la Sua apparizione.
La Shiráz dell’800, un tempo oasi di rose, usignoli e poeti, più volte capitale delle gloriose dinastie persiane, era assopita in un sonno secolare e dava segno di vita solo al passaggio delle carovane che l’attraversavano, trasferendo merci, notizie, idee ed opinioni, lungo la via “parallela” tra l’India e l’Egitto.
Il 22 Maggio 1844, il giovane Mullá Hussain (1817-1848), lo studioso discepolo prediletto del defunto maestro Kázim, attratto dal fragrante profumo della propria visione, entrò in Shíráz durante la sera del 22 maggio 1844. Impaziente, sistemò i compagni di viaggio in un caravanserraglio affidandoli a Dio e all’imbrunire vagò verso la porta della città.
Che tu sia il Benvenuto, o Sayyid! Entra, con la pace dei devoti.
Due inviti pronunciati da una voce soave gli fecero dimenticare la fatica del deserto ed il frangente percorso per giungere all’arco della porta d’ingresso all’abitazione di Chi stava dimostrando di averlo atteso a lungo.
Appena ci fummo seduti, Egli ordinò che fosse portata una brocca d’acqua, e m’invitò a detergermi mani e piedi dalla polvere del viaggio. Chiesi il permesso di ritirarmi dalla Sua presenza e di fare le abluzioni in una stanza adiacente. Si rifiutò di accettare la mia richiesta e mi versò l’acqua sulle mani. Mi dette poi da bere una bibita rinfrescante, dopo di che chiese il samovar, preparò Egli Stesso il tè e me lo offrì.
“Questa notte”, Egli dichiarò, “questa stessa ora, nei giorni avvenire, sarà celebrata come una delle feste più grandi e più significative. Rendi grazie a Dio per averti benignamente aiutato a raggiungere il desiderio del tuo cuore, e per averti fatto libare il vino suggellato del Suo verbo.
« Egli poi mi rivolse queste parole: “O tu, che sei il primo a credere in Me! In verità ti dico, Io sono il Báb, la Porta di Dio, e tu sei il Bábu’l-Báb, la porta di quella Porta. Diciotto persone devono, all’inizio, spontaneamente e di propria iniziativa, accettarMi e riconoscere la Verità della Mia Rivelazione.
Così fu e li nominò “Le Lettere del Vivente”, tra cui, l’eroina poetessa, “Táhirih”, La Pura. Il Báb li invitò a disperdersi in tutto il territorio per proclamare l’avvento. Al crescere delle fortune del movimento, corrisposero avversità ed atrocità perpetrate da parte del clero e del regno. In due anni i bábi, riunitisi in tre zone per difendersi furono massacrati. Tra loro vi furono Mullá Hussain e altre Lettere. Il Báb stesso fu arrestato, esiliato ed isolato in un fortino di montagna al confine nord dell’impero persiano a 2000 km da Shiraz.
Intanto a Tehran, emergeva come leader e guida a latere dei bábí, la nobile figura di Mírzá Hussain-Alì (Bahá’u’lláh 1817-1892), figlio di un ministro della corte dello Sháh. Egli dava loro sostegno, protezione e visione su ciò per cui erano stati chiamati a distinguersi.
Rapporti diplomatici, la stampa dei giornali, l’invenzione della fotografia, da poco introdotti in un Impero che stentava ad uscire da un isolamento e un’ arretratezza secolare, permisero che l’epopea dei ventimila martiri della novella Fede fosse ampiamente documentata, anche negli archivi nazionali ed esteri, oltre che in quelli bahá’í.
La rapida diffusione del Messaggio, oltre alla viva attesa messianica millenaria, fu dovuta soprattutto agli scritti, epistole ed esortazioni che fluivano dalla penna del Báb e di Bah’u’lláh e allo zelo dei loro sostenitori.
La nuova interpretazione del Corano e dei Testi Sacri in chiave allegorica, l’istituzione di leggi e ordinanze moderne di carattere sociale ed economico che di fatto abrogavano le precedenti, tipo, ruolo della donna, abolizione del clero, calendario, festività ecc., oltre alla denuncia della corruzione e superstizione nell’apparato statale e clericale, esasperarono le autorità religiose ed il monarca che decisero di mettere fine a una tensione politico-religiosa che minacciavano i loro poteri.
Il Báb fu due volte portato nella città di Tabriz e processato per apostasia; fu minacciato e invitato a desistere dal Suo proposito. In ogni circostanza, Egli ribadì il proprio rango e la propria missione.
A Tabriz, il 9 Luglio 1850, ore 12:00, mentre nel cortile della caserma, gremito persino sui tetti di gente ignara, un plotone di esecuzione si distribuiva in tre lunghe file, il Báb ed Anís furono legati a un palo (Anís, era un ventenne che con il proprio capo, volle proteggere dai dardi, il petto del Báb),
« Se aveste creduto in me, o generazione perversa », furono le ultime parole del Báb alla moltitudine che guardava mentre il reggimento si preparava a sparare la raffica finale, « tutti voi avreste seguito l’esempio di questo giovane, che era di rango superiore a molti di voi e vi sareste sacrificati di buon grado sul Mio sentiero. Verrà il giorno in cui Mi riconoscerete, ma quel giorno non sarò più con voi ».
Così come una meteora, la luminosa figura del giovane Báb attraversò il cielo dell’intelletto umano e lambì la superfice del mare della sua coscienza, provocando uno sconvolgimento in tutti gli ordini costituiti.
<<Felice colui che fissa lo sguardo sull’Ordine di Bahá’u’lláh>> – Il Báb
Shahrokh Makhanian