Tra le vette più alte del mondo s’insedia il cuore della spiritualità più profonda, tempio del “trono di Dio”, come si traduce dal tibetano il toponimo di Lhasa. Il panorama cambia, l’aria si fa più rarefatta: il nostro Giro del Mondo in 80 giorni ci porta a 3650 metri di altitudine, per scoprire una delle principali città tibetane (ora capitale della Regione autonoma), accedendo a scenari stupefacenti. Il centro di Lhasa affonda le sue origini nell’antichità: già nel VII secolo risultava essere una cittadina con ruolo amministrativo di rilevante importanza, tanto che venne arricchita di notevoli edifici pubblici quali templi e il meraviglioso Palazzo del Potala. Quest’ultimo rappresenta l’edificio più importante e ricco della zona, rivestendo il ruolo di residenza del Dalai Lama fino al XX secolo. Con i suoi tredici piani si erge a dominare la valle, maestoso, custodendo come uno scrigno un tesoro di oltre un migliaio di stanze, in parte delle quali, oggi, è stato ricavato un museo, per volere del governo cinese. L’origine dell’edificio del Potala, che prende il nome dall’omonimo monte, risale al governo di Songsten Gampo (VII secolo), per il cui volere la struttura venne eretta, in onore della moglie. La veste attuale risale al XVII secolo, quando la residenza venne ricostruita per volere del V Dalai Lama, quale nuova sede di governo. Terminato negli ultimi anni del Seicento, oggi il Palazzo si riveste di un’aura storica e spirituale di eccezionale valore, tanto che nel 1994 l’Unesco ha saggiamente deciso di tutelarlo come patrimonio dell’umanità. Le restrizioni stabilite per la salvaguardia di questo gioiello architettonico non impongono solo limiti paesaggistici (divieto di costruire in prossimità dell’edificio strutture oltre i 20 metri) ma anche turistici, con un accesso giornaliero limitato. L’attenzione alla tutela del Palazzo è più che mai comprensibile: esso rappresenta un unicum grandioso con il paesaggio, introdotto da una serie di scalinate che lentamente conducono alla sommità della struttura. Al centro del complesso palazziale si trova il Palazzo Rosso, il cuore spirituale destinato alla riflessione, alla preghiera e allo studio religioso. Questo grande polo è organizzato attorno alla Grande Sala, decorata con illustrazioni che rimandano alla vita del V Dalai Lama e con tessuti che rivestono i pilastri dell’ambiente. Attorno alla sala si sviluppano una serie di prestigiose cappelle: nella Cappella settentrionale, le statue del fondatore e di Buddha affiancano la biblioteca, ricavata in un ambiente a parte; la Cappella Meridionale dedicata a Padmasambhava, rappresentato accanto alle mogli; la Cappella Occidentale conserva diverse tombe dorate, alcune decorate da notevoli pietre preziose; la Cappella Orientale, dedicata a Tsong Khapa; la Cappella del Santo, il santuario locale, posta sopra alla Grotta di Dharma, decorata da numerose statue di divinità e figure religiose. A collegare i diversi ambienti sono state predisposte delle gallerie, alcune delle quali illustrate con murales e decorate con miniature e statue di materiali preziosi. In questa ala del complesso di Potala si trova, inoltre, la tomba del tredicesimo Dalai Lama, affiancata dai numerosissimi donativi, costituiti da gioielli, vasi, porcellane e altri oggetti preziosi. Tra questi si conserva, inoltre, una meravigliosa pagoda decorata con 200.000 perle. Oltre al Palazzo Rosso, è possibile visitare il Palazzo Bianco, vera e propria residenza del Dalai Lama, contenente sale di rappresentanza, uffici e altri ambienti. In totale, il grande e maestoso complesso di Potala conta oltre 200.000 statue al suo interno, che arricchiscono la già grandiosa munificenza decorativa del Palazzo. Lhasa conserva qui la sua memoria storica e religiosa più importante… ma anche una memoria identitaria, in un paese, quello del Tibet, storicamente tormentato da quello che è stato definito un “genocidio culturale”. Parte del patrimonio artistico e culturale di Lhasa è stato distrutto durante l’occupazione cinese, ma Potala, isolata nella sua aura sacra, sembra riuscire a resistere, come una fortezza, ai venti contrari.
Tarcisio Agliardi e Federica Gennari