IN BIRMANIA: BAGAN E IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI

Eccoci in Birmania. Il Giro del Mondo in 80 giorni ci conduce in Birmania, paese ancora oggi, ai molti, poco conosciuto. Bagan, città birmana, nasce nell’874 d.C e a testimonianza dell’antichità del sito, che custodisce importantissime rovine, per un totale di 10 chilometri quadrati di aree archeologiche. La grande fioritura architettonica di Bagan si deve al periodo tra l’XI e il XIII secolo quando, in veste di capitale dell’impero birmano, godette di una campagna di costruzioni che arricchì la città di oltre 10.000 templi, oltre a numerose “stupas” e monasteri. La ricchezza della città e il fervido clima religioso, favorì inoltre la diffusione di scuole di filosofia, astrologia, medicina e grammatica. La fine dell’impero nel 1287, causata anche dalle invasioni mongoliche, ridusse la città ad un piccolo insediamento, deponendo il proprio titolo di capitale, ma rimanendo comunque meta di pellegrinaggio. Buona parte dei templi sono stati ridipinti nel corso dei secoli, spesso senza mantenere fedeltà alle decorazioni originali delle strutture o addirittura ricoprendo i resti con una generica imbiancatura. Questi interventi, oltre a ricostruzioni e integrazioni arbitrarie, sono stati peggiorati da ripetuti terremoti che, negli ultimi decenni, hanno notevolmente danneggiato il patrimonio archeologico di Bagan e hanno ridotto i templi ad un numero di 2230 circa. I restauri più recenti hanno agito senza alcun criterio storico-artistico e hanno “svenduto” l’area ad una destinazione turistica, attirando critiche da tutto il mondo e pregiudicando l’ambita tutela dell’Unesco. Nonostante questa storica contesa critica, l’area dei templi di Bagan rimane uno scenario davvero suggestivo ed imperdibile per chi si trova in Birmania. A Bagan è possibile vedere gli Stupas, pagode (con forme che originariamente rappresentavano il cosmo buddista) contenenti camere destinate alle reliquie: diversi sono gli esempi, con altrettante differenti forme, come la Bupaya (IX secolo, distrutta dal terremoto del 1975 è stata completamente ricostruita), la Pagoda Shwezigon (1102), la Pagoda Mingalazedi e la Pagoda Shwesandaw (1070 circa). A differenza degli Stupas, i templi sono i luoghi di preghiera e di meditazione della religione buddista e presentano diversificazioni architettoniche e stilistiche, a seconda che abbiano uno o quattro ingressi (o più). Nonostante la commistione di elementi antichi, di origine indiana e orientale, i templi locali hanno però sviluppato a Bagan uno stile architettonico peculiare, introducendo novità come, per esempio, la planimetria pentagonale. Tra i tesori dell’area di Bagan non si può evitare una visita al Tempio Ananda,  il tempio più famoso e uno dei più antichi della zona, con la sua datazione al 1105, il Tempio Gubyaukgyi (XIII secolo, voluto dal re Kyansittha), il Tempio Manuha (dal nome del re Manuha; 1067), il Tempio Shwegugyi (del 1131, riconducibile al re Sithu I, che lì fu assassinato), il Tempio Nanpaya (tempio induista del 1160-70) e il Tempio Dhammayangyi, pressoché contemporaneo al precedente, il più grande tempio di Bagan. Questo tappeto di templi, intessuto nella vegetazione, è completato dal Museo Archeologico che conserva notevoli reperti dell’area archeologica, comprese le iscrizioni Myazedi. Marco Polo, viaggiatore d’Oriente, rimase affascinato da Bagan, descrivendola come una “città dorata animata dal suono di mille campane e del fruscio delle vesti dei monaci”: un’impressione poetica in grado di restituirci l’immagine originaria di questa antica pianura cuspidata.

Tarcisio Agliardi e Federica Gennari