Questa lettera del 18 febbraio 1920, indirizzata al Senatore Giovanni Agnelli, è una testimonianza dell’influenza e vivacità mentale dello scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico e giornalista italiano, Gabriele D’Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), nella quale si dichiarava a favore della declinazione al femminile del termine automobile.
La lettera poi fu pubblicata dal Corriere della Sera il 27 ottobre 1923:
“Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano. Per consacrare l’accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringo la mano”.
Il Vittoriale. 18 febbraio 1920 Il Suo Gabriele d’Annunzio