MARCHESE DE SADE: UNA VITA TRA IL SESSO, CULTURA E PRIGIONE

“Una virtù non è altro che un vizio che s’innalza invece di abbassarsi;
e una qualità è un difetto che ha saputo rendersi utile”.

(Marchese De Sade)

Ha avuto una vita molto movimentata, ha vissuto tra cultura, vizio e lussuria. Fu perseguitato dal regime monarchico Francese (lui, un aristocratico appartenente alla stessa classe nobiliare), dalla rivoluzione Francese (a cui pure aveva aderito) e dal governo napoleonico. Autore di diversi libri erotici, drammi teatrali e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione. Lui, un personaggio fuori dalle righe. Nei suoi scritti politici condanna il potere, la nobiltà, la religione, lo schiavismo, la morale sessuale e tutte le consuetudini del suo tempo, esaltando il libertinismo.
“Vivere bene è la miglior vendetta”, cosi pensava.

Era il Conte Donatien Alphonse François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade o semplicemente De Sade (Parigi, 2 giugno 1740 – Charenton-Saint-Maurice, 2 dicembre 1814). E’ stato scrittore, filosofo, poeta, saggista, aristocratico e politico rivoluzionario Francese.
De Sade nacque a Palazzo Condé a Parigi. Suo padre era il Conte di Sade e sua madre Marie Elénore Maillé de Carman lavorava per la principessa di Condé. Inizialmente seguì la carriera militare e partecipò alla Guerra dei sette anni. Nel 1763 sposò Renée-Pelagie de Montreuil, figlia di un ricco magistrato; da lei ebbe tre figli. Assunse il titolo di Marchese di Sade, alla morte di suo padre, nel 1767.
Scrisse sulla seduzione e sull’ erotimo. Era un trasgressivo guidato da un’unica regola, quella del piacere senza limiti. Era ed è considerato un esponente estremista del libertinismo, nonché dell’Illuminismo.
Il suo nome è all’origine del termine sadismo, un abbinamento tra il piacere e il dolore, atteggiamenti che emergono spesso nei suoi romanzi.
Le opere di De Sade contengono descrizioni esplicite e spesso ripetitive di stupri, incesti e di diverse perversioni sessuali, molte delle quali prevedono l’uso della violenza e trascendono i confini del possibile. Egli disdegnò la chiesa e sostenne l’ateismo e il rigetto di tutte le
regole etiche e morali, essendo il piacere il principio più alto.
Il marchese De Sade è conosciuto al mondo per i suoi scritti e per i suoi comportamenti ultra libertini. La sua opera venne criticata e censurata, ma è indubbio, secondo ormai la maggior parte degli studiosi, che i suoi scritti hanno fornito alla storia una testimonianza importante sugli stati della mente e della perversione. I suoi trattati e i suoi racconti fanno parte di quel movimento culturale che, erede di Diderot, Voltaire e D’alembert rivendicarono la libertà dell’individuo, seme ideologico e spinta culturale della rivoluzione francese. De Sade ha sempre negato nei suoi scritti ogni forma di deismo oltre che il rifiuto di qualsiasi ordine precostituito, profetizzando un ritorno al naturalismo più assoluto, imprigionato dalla morale e dallo status quo. Il suo desiderio di liberare l’eros in maniera totale dalle catene della morale, che sia essa cristiana o civile, lo portò alla legittimazione delle sue violenze e del suo atteggiamento distruttivo. Ciò nonostante, alcuni studiosi hanno riconosciuto al marchese il merito aver portato il mondo dell’epoca ad interrogarsi sul contrasto fra i vizi e le virtù dell’uomo.
La vita e gli scritti di De Sade sono fonte di grande ispirazione per registi e cineasti ma furono anche spunto di riflessioni per il padre della psicanalisi, Sigmund Freud il quale, come De Sade, riteneva che le motivazioni umane scaturiscono da profonde pulsioni sessuali (Eros & Thanatos)
Rappresentazioni delle opere di Sade cominciarono ad apparire a partire dal periodo surrealista.
Muore il 2 dicembre 1814 all’eta’ di 74 anni, trenta dei quali trascorsi in prigione. Le sue opere saranno riabilitate solo nel 20° secolo. Fu sepolto nel suo giardino senza lapide né alcun segno di riconoscimento, secondo le sue ultime volontà.
Il figlio Donatièn fece bruciare tutti i manoscritti del padre, non ancora pubblicati.

” Una virtù non è altro che un vizio che s’innalza invece di abbassarsi; e una qualità è un difetto che ha saputo rendersi utile” .

Arman Golapyan