Niccolò di Bernardo dei Machiavelli (Firenze, 3 maggio 1469 – Firenze, 21 giugno 1527) fu uno storico, scrittore, drammaturgo, politico e filosofo italiano.
Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 Maggio 1469 da Bernardo e da Bartolomea de’ Nelli: il padre, notaio e uomo di legge, gli fece impartire una buona educazione umanistica; le prime notizie sicure sulla sua attività risalgono agli anni della Repubblica savonaroliana, e mostrano una vicinanza agli oppositori del Savonarola.
Ma fu proprio la caduta di quest’ultimo a portare il quasi trentenne Machiavelli alla carica di responsabile della seconda cancelleria, nonché segretario della magistratura dei Dieci di libertà e pace.
Per svolgere le numerose missioni militari e diplomatiche annesse, Machiavelli viaggiò in varie zone d’Italia e d’Europa, ricavando una conoscenza essenziale delle strutture statali di quel tempo: seguiamo dunque ora il susseguirsi delle missioni maggiormente significative.
Nel 1499 si recò in visita all’esercito in guerra contro Pisa; qualche mese dopo compì l’ambasceria presso Caterina Riario Sforza, signora di Forlì.
Tra Luglio e Dicembre del 1500 svolse un importante incarico in Francia, alla corte del re Luigi XII; nel 1502, oltre ad interessarsi delle lotte a Pistoia, eseguì due incombenze per conto di Cesare Borgia, detto il Valentino.
Dopo la morte di papa Alessandro VI, Machiavelli andò a Roma a seguire il conclave, cercando di procurare a Firenze il sostegno del nuovo pontefice Giulio II: lì assistette anche all’improvviso crollo della potenza del Valentino.
Le difficoltà della battaglia verso Pisa e il cattivo comportamento dei mercenari assoldati proprio da Firenze, lo convinsero della necessità di creare un esercito permanente: si occupò così di una ordinanza, ovvero l’arruolamento di uomini nell’ambito del contado, contribuendo a formare la magistratura dei Nove ufficiali della milizia fiorentina, di cui fu eletto segretario.
In seguito a numerosi eventi, nel 1511 si impegnò per reclutare la cavalleria: a Settembre, avvicinandosi lo scontro tra i Francesi (alleati con Firenze) e la lega santa guidata da Giulio II, viaggiò di nuovo in Francia; dopo la battaglia di Ravenna, però, gli eventi precipitarono e, caduta la Repubblica, Machiavelli fu licenziato da ogni impiego.
Nell’autunno del 1501, aveva sposato Marietta Corsini, e dal matrimonio nacquero sei figli: ma, senza quel tipo di lavoro, si sentì come privato della ragione stessa della sua esistenza; la situazione si aggravò quando, nel Febbraio 1513, venne sospettato di complicità in una congiura antimedicea.
Torturato e tenuto in prigione per quindici giorni, decise di ritirarsi a vivere nel podere dell’Albergaccio, dove visse in condizioni da esiliato, dedicandosi alle rendite agricole, alla riflessione e allo studio.
Durante questo poco tempo compose Il Principe, e probabilmente iniziò a scrivere i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio.
La vocazione politica lo spingeva prima di tutto, però, a cercare di riavere qualche incarico: ciò poteva essere possibile soltanto con l’appoggio dei Medici, padroni di Firenze.
Con tale intento dedicò lo stesso Principe a Lorenzo de’ Medici, senza evitare comunque una certa diffidenza; Machiavelli riuscì dunque ad ottenere unicamente mansioni ufficiali e occasionali, di scarso rilievo.
Considerato un maestro e un ispiratore dai giovani aristocratici che si riunivano nei cosiddetti Orti Oricellari, compose nel 1518 la Mandragola; nel 1521 sostò invece a Modena, presso l’amico Francesco Guicciardini, e vennero stampati i dialoghi Dell’arte della guerra.
Machiavelli uscì indenne da una seconda congiura antimedicea, tramata proprio dai compagni degli Orti Oricellari; fu aumentato il suo salario per la storia di Firenze, intitolata Istorie fiorentine, che offrì a Roma a papa Clemente VII: quest’ultimo, impegnato nella nuova lotta della lega di Cognac, gli assegnò così missioni diplomatiche e militari in Emilia e in Romagna, eleggendolo provveditore per la difesa di Firenze.
Ma il sacco di Roma causa il ritorno del regime repubblicano e Machiavelli, escluso ancora dagli affari pubblici, muore a Firenze il 21 Giugno 1527.
Gabriele Fagioli