SINDONE

Dipinto raffigurante l’uso della Sindone

Sindone di Torino, conosciuta anche come Sacra Sindone o Santa Sindone, è un telo di lino di colore giallo ocra di circa m. 4,41 x 1,13 conservato nel Duomo di Torino. Il culto Cristiano sostiene che venne usato per avvolgere il corpo di Cristo dopo la deposizione dalla croce. Difatti, sul telo è visibile l’immagine di cristo tracciati dal suo sangue e ferite dovute a maltrattamenti e torture subite. La Sindone, senza dubbio, rappresenta un una testimonianza diretta e immediata che aiuta a comprendere e meditare la sofferenza e la drammatica realtà della Passione di Gesù. Per questo Papa san Giovanni Paolo II l’ha definita “specchio del Vangelo”.

La Sindone
Particolare delle mani di Gesù

Il termine “Sindone” deriva dal greco σινδών (sindon), un ampio tessuto o lenzuolo di lino o tessuto d’India, senza un legame al culto dei morti o alla sepoltura del passato. Mentre oggi é diventato un termine strettamente legato al telo funebre di Gesù.

La prima documentazione riguardante la Sindone risale al 20 giugno del 1353, quando Goffredo di Charny (1305 circa -19 settembre 1356), un cavaliere medievale e scrittore francese, nonché il primo possessore di Sindone, fece costruire una chiesa a Lirey per custodire il telo che rivelò, senza darne la provenienza, essere la Sindone che avvolse il corpo di Gesù.

Medaglione votivo, datato tra il 1356 ed il 1370, con immagine della sindone

Il possesso della Sindone da parte di Goffredo di Charny è confermato anche da un “medaglione votivo”, risalente tra il 1356 ed il 1379, trovato nel 1855 nella Senna, ora conservato al Museo Cluny di Parig, raffigurante la Sindone, le armi degli Charny e quelle dei Vergy, il casato della moglie Giovanna.

Dopo alcune controversie di proprietà per indebite appropriazioni e lasciti nobiliari, La Sindone non viene più riportata a Chambéry e viene lasciato a Torino per sempre, salvo brevi spostamenti politici e di sicurezza. Nel 1694 viene collocata definitivamente nella nuova “Cappella della Sacra Sindone”, cappella appositamente costruita per conservarla, edificata tra il Duomo e il Palazzo reale dall’architetto Camillo Guarino Guarini (Modena, 17 gennaio 1624 – Milano, 6 marzo 1683).

L’immagine della Sindone nel negativo fotografico

Nel 1706 quando Torino venne assediata dai francesi, la Sindone venne portata a Genova per un breve periodo. Al suo ritorno a Torino non si mosse più per oltre duecento anni, neanche durante il periodo dell’invasione napoleonica.

Nel 1939, a causa della Seconda guerra mondiale, venne nascosta nel santuario di Montevergine in Campania, dove rimase fino al 1946; d’allora é custodita nella Cattedrale di Torino (piazza San Giovanni), nell’ultima cappella della navata sinistra, sotto la Tribuna Reale.

La Sindone non é visibile se non in occasione delle ostensioni pubbliche. Il Telo é conservata dentro una teca, che a sua volta è rinchiusa in una grande cassa metallica.

Nonostante le attenzioni per una testimonianza religiosa  così importante, la Sindone ha rischiato di essere distrutta nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532, quando la cappella in cui era custodita prese fuoco, e il telo rischiò di essere distrutto. Solo grazie a un consigliere del duca, due frati del vicino convento e alcuni fabbri i cancelli vengono forzati e riuscirono a portare in salvo il reliquiario d’argento che era già avvolto dalle fiamme.

Alcune gocce d’argento fuso la bruciarono in più punti. Dopo l’incendio, la Sindone venne affidata alle suore clarisse di Chambéry, che le applicarono dei rappezzi nelle bruciature più grandi e cucirono la Sindone su una tela di lino olandese come rinforzo. Nel frattempo, per la diffusione di voci che la Sindone fosse andata distrutta o rubata, si procedette con un’inchiesta ufficiale che portò alla certificazione di NON ATTENDIBILITA’ di tali voci. La Sindone venne di nuovo esposta al pubblico nel 1534, due anni dopo l’incendio..

La Sindone, nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997, rischiò di nuovo la distruzione per un incendio scoppiato nella Cappella della Sacra Sindone, senza però subire alcuna conseguenza.

Nel 1983 morì Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia: nel suo testamento egli lasciò la Sindone in eredità al Papa. Giovanni Paolo II stabilì che essa rimanga a Torino e nominò l’arcivescovo della città suo custode.

Tuttavia le nuove tecnologie smentiscono l’originalità della Sindone. Nel 1988, fu eseguito l’esame del carbonio 14 dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, che attribuirono la sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390, periodo corrispondente alla prima testimonianza documentata della Sindone documentata, quindi non riconducibile alla morte di Cristo nel 33 d.c.. Ovviamente questa dimostrazione scientifica venne contestata da numerosi sindonologi e la sua autenticità continua a essere controversa, nonostante che gli storici concordano nel ritenere che la prima testimonianza attendibile é quella del 1353. La correttezza dell’esame del Carbonio 14 effettuato, riconosciuta valida dalla comunità scientifica, continua a essere criticata e messa in dubbio dai sostenitori di una sua origine più antica.

Mentre la datazione chimica eseguita da Raymond N. Rogers (21 luglio 1927 – 8 marzo 2005), un chimico americano considerato uno dei massimi esperti di analisi termica, ha proposto un metodo basato sulla misura della vanillina presente nel tessuto. Secondo Raymond Rogers la vanillina, presente nella lignina della cellulosa del lino, oggetto a un consumo spontaneo a un ritmo molto lento, avrebbe dovuto essere presente nel tessuto della Sindone se questo fosse stato medievale come nella tela d’Olanda di sostegno. In sintesi la sua assenza indicherebbe un’età maggiore. In base a una stima preliminare pubblicata nel 2005 dal chimico, la datazione della Sindone sarebbe compresa all’incirca tra il 1000 a.C. e il 700 d.C.

Si ritiene che sulla Sindone si è a conoscenza del 5% del mistero che lo avvolge e grazie comunque a questo telo si è potuto costruire un’approssimativo ricostruzione corporeo e la sua posizione avvolto nella Sindone.

Nel 2002 la Sindone è stata sottoposta ad un restauro conservativo: sono stati rimossi le bruciature dell’incendio del 1532 e i rattoppi applicati dalle suore di Chambéry. E’ stato sostituito anche il telo di sostegno (una “tela d’Olanda”) applicata nel 1534. A seguito della stiratura le dimensioni della Sindone sono aumentate di circa 5 centimetri in lunghezza e 2 centimetri in larghezza.

La ricostruzione del viso di Cristo resa possibile grazie alle impronte sulla Sindone
Visita del Papa Francesco al Duomo di Torino