Un animale chiamato donna

La mia esperienza di conoscenza di poche, abbastanza, molte o troppe donne mi porta a pensare che la donna, in fondo, è molto più simile all’uomo di quanto si dica, ma in un corpo più bello e più espressivo. Ma siamo sopraffatti da inutili filosofie e teorie che ci vogliono convincere del contrario, il cosiddetto “Pianeta donna e pianeta uomo”.
Secondo me la donna, non diversamente dall’uomo, ha l’obiettivo di raggiungere la propria felicità e serenità; vivere accanto a chi la fa stare meglio, una dolce metà deve far stare meglio due volte, deve raddoppiare il suo benessere di un single”.
Purtroppo, però, davanti a leggi e concetti così naturali e semplici, si sono create delle barriere, degli schieramenti di sesso, che hanno generato banali teorie e inutili filosofie: non ultime quelle contenute nel noto libro di John Gray, Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, per il quale uomini e donne avrebbero due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. Modi diversi di affrontare i conflitti e diverse esigenze emotive. Come quando l’uomo “si ritira nella caverna”, per rigenerarsi in un ancestrale bisogno di solitudine, e la donna, sentendosi esclusa nel silenzio, crede che lui non l’ami più. Errori comunicativi basati su un equivoco di fondo: ciascuno interpreta i comportamenti dell’altro secondo la propria Weltanschauung.
Sembra che le donne e gli uomini siano molto più diversi di quello che sono, come se fossero personaggi di due universi distinti: paralleli, ma paradossalmente si scontrano. Si è dimenticato che si tratta dello stesso genere umano e l’unione di questi genera amore, felicità e vita.
Personalmente penso che l’uno abbia bisogno dell’altra, la donna aiuta l’uomo a conoscere se stesso, generando una complicità che porta inevitabilmente al rispetto. Così nel Barone Rampante di Italo Calvino: Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così. Lui si ri-conosce in lei, e lei, fiera del suo conoscersi in sé, si ri-conosce in lui. Una “fera bella et mansueta”, nei versi di Petrarca. Uno splendido ossimoro che ritrae Laura come una fiera resa mansueta dall’amore. Una donna moderna, fiera del suo essere donna. Ma fragile nella sua fierezza.
Perché nascondere questa fragilità così squisitamente femminile?
Nel mondo degli animali è tutto molto semplice: tranne rarissime eccezioni il maschio protegge la femmina, le dà sicurezza. È una necessità naturale per il maschio di ogni specie. Così nell’uomo, che desidera dare alla propria donna la sicurezza che lei cerca, una sicurezza che, a sua volta, aiuta la donna a sentirsi Domina, Signora del suo cuore, e a colorare con fantasia la routine quotidiana. Sì, perché l’uomo è un essere abitudinario, pragmatico, e non sempre capace di dipingere tutti i colori dell’arcobaleno della vita. L’uomo ha bisogno di sapere che la sua donna tifa per lui, che crede in lui. Ha bisogno di sentirsi forte per lei.
L’uomo meno riuscito è colui che non ha una donna che crede in lui. Non per niente si dice dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.

Arman Golapyan