“I soldi fanno i ricchi, ma è il rispetto, l’educazione e umiltà che fanno il Signore. Se non ce le hai, resti sempre e solo un pezzente”. (Antonio De Curtis)
Per il ciclo “le fotografie che hanno fatto la storia” vi proponiamo il ritratto del Principe Antonio De Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), in arte Totò, un simbolo della generosità napoletana.
Ci sono molti altri aneddoti che accompagnano la sua memoria e fanno percepire la sua generosità verso i più bisognosi, senza mai ostentare o umiliare chi veniva aiutato.
Come quella volta che incontrò un ragazzino che lavorava in un’osteria e gli chiese: come mai a quell’età non fosse a scuola? Il ragazzino rispose: “non ho più il mio papà e, avendo dei fratellini, devo lavorare per aiutare mia madre”. A quel punto Totò gli chiese il nome. Alla risposta, si finse debitore del padre e, intimando al ragazzo di non rivelare a nessuno il suo debito, estrasse dei biglietti da 10.000 lire e gli chiese di consegnarli a sua madre per estinzione del suo debito verso suo padre.
Totò era anche un sostenitore della tradizione napoletana “Il caffè sospeso”, che consiste nel ordinare un caffè e pagarne due: uno per sé stessi ed il secondo per offrirlo al prossimo che lo richiedeva. Difatti l’usanza consisteva, per chi entrava in un bar, nel chiedere se ci fosse un caffè pagato e se la risposta era affermativa, il richiedente veniva servito con un caffè già pagato. Ma Totò andava oltre a questa usanza ed era solito a lasciar pagati 10 caffè al giorno in diversi bar di Napoli; così “il caffè sospeso” venne chiamato anche il “il caffè pagato”.
Totò, ogni mattina, appena uscito di casa, distribuiva ai poveri diecimila lire in biglietti da mille ciascuno. Si sparse presto la voce nel quartiere tanto che i mendicanti arrivavano sotto casa prima che il Principe uscisse con l’intento di non perdere l’occasione. Andò a finire che gli inquilini scocciati dal viavai dei mendicanti, aggiungessero un nuovo regolamento del condominio: era fatto obbligo al custode di tener lontani dal palazzo tutti gli importuni. Totò giudicava ingiusta questa regola e il giorno in cui andò in vigore, diede le diecimila lire al suo autista e disse:“Prendile tu io non so iniziare la giornata senza prima aver regalato qualche soldo”.