INTERVISTA ALL’ARCHITETTO MARIO BOTTA


“La natura deve essere parte dell’architettura così come l’architettura deve essere parte della natura; i due termini sono reciprocamente complementari. L’architettura descrive il progetto dell’uomo, l’organizzazione dello spazio di vita e quindi è un atto di ragione, di pensiero, di lavoro. Proprio per questo è sempre “dialogo” e confronto con la natura”. (Mario Botta)
Mario Botta, architetto di fama mondiale, nasce nel 1943 in Svizzera a Mendrisio, nel Canton Ticino. Sin da adolescente sviluppa una sincera passione verso l’arte del costruire, tanto che all’età di sedici anni disegna la sua prima casa unifamiliare che sarà realizzata a Morbio Superiore, in Ticino. Terminati gli studi liceali, nel 1964 inizia il suo percorso accademico all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel 1965 si realizza la sua prima importante collaborazione con l’architetto Le Corbusier, per la realizzazione del nuovo ospedale di Venezia. Laureatosi nel 1969, Mario Botta avvia la propria attività professionale aprendo uno studio a Lugano: le sue prime costruzioni sono già caratterizzate da un’accurata ricerca di stili e materiali che meglio riescono a esprimere la funzione e la personalità della struttura architettonica da progettare. A partire dal 1970, al lavoro di progettazione affianca un’intensa attività d’insegnamento e di ricerca, tenendo conferenze, seminari e corsi di architettura in varie scuole europee, asiatiche e americane: è nominato professore invitato presso il Politecnico di Losanna e presso la Yale School of Architecture a New Haven e dal 1983 è professore titolare della Scuola Politecnica Federale di Losanna in Svizzera.
Numerosi sono i riconoscimenti internazionali che hanno premiato l’attività professionale ed artistica di Mario Botta: dal Premio Europeo per la Cultura ricevuto nel 1995, al Merit Award for Excellence in Design by the AIA nel 1996, e la Legione d’Onore della Repubblica Francese nel 1999.
La sua concezione d’architettura è concepita sia come arte capace di fondersi in maniera armoniosa con la natura, le culture e le storie dei territori, sia come testimone concreta dei vissuti storici e delle aspirazioni umane. Il materiale che meglio sorregge questa personale visione artistica è il laterizio, elemento privilegiato dall’architetto, giusto per le caratteristiche di flessibilità, solidità ed espressività che esso è in grado di imprimere agli edifici. Nelle sue numerose costruzioni è comunque presente un impiego di materiali variegati come: la pietra grigia di Riveo, il marmo bianco di Peccia, il marmo nero, la pietra rossa di Verona, le lastre di porfido, gli strati vetrati e le strutture metalliche e cementizie. Elementi che, combinati insieme, sanno creare effetti chiaroscurali e cromatici, di suggestivo impatto visivo.
Architetto, parlando di materiali, quale ritiene essere l’elemento predominante delle sue costruzioni?
«Il laterizio è uno degli strumenti che adopero: mi affascina la sua povertà. Il fatto che sia terra – cotta. È un elemento prefabbricato molto flessibile nell’uso e al tempo stesso anche economico; è un materiale essenziale e forse per questo molto espressivo. Una lastra di acciaio inossidabile ha un processo produttivo molto più complesso. Attraverso il mio laviro cerco di esprimere al meglio anche il materiale apparentemente meno interessante. Poi c’è l’aspetto della durata. Il mattone è uno dei materiali che invecchia meglio, anzi migliora con il tempo. Ed infine esiste l’aspetto autobiografico. Io sono nato ai bordi della pianura padana; è quindi evidente che la pietra della montagna resti per me più lontana; sono attratto dal colore e dall’odore della creta».
Ci sveli alcuni progetti in corso di realizzazione, prioritariamente in Italia o Europa, con un riguardo a musei, auditorium o sedi di contenitori culturali.
«Attualmente in corso di realizzazione vi sono più progetti. In Italia, a Sesto San Giovanni, gli uffici della Campari; a Sambuceto, a San Giovanni Teatino, Chieti, una chiesa; a Treviso, una piazza con una serie di attrezzature pubbliche come la Questura, la Camera di Commercio, la Prefettura, l’Unione Artigiani, che costituisce una vera e propria “Cittadella delle Istituzioni”; a Padova, la facoltà di Biomedicina dell’Università con auditori e laboratori per circa 2000 studenti; ed infine a Verona è in progettazione, la ristrutturazione e il riuso dei Vecchi Magazzini Generali, con l’introduzione di un grande auditorium per congressi e attività di spettacolo. Fra i molteplici progetti all’estero, da segnalare, sono da segnalare: a Shenyang, in Cina, il masterplan e la realizzazione della LuXun Academy of Fine Arts, ovvero un’accademia d’arte per circa 4000 studenti con aule, laboratori, abitazioni, infrastrutture sportive, ecc … nell’ambito di una formazione universitaria per una dozzina di discipline (pittura, scultura, grafica, design, incisione, …)».
Quale architettura del periodo barocco italiano, si ritiene più interessante nell’ambito della storia dell’architettura?
«L’opera di Francesco Borromini».
Quali riferimenti architettonici del passato, hanno influito maggiormente sulle opere dell’Architetto?
«L’architettura contemporanea è certamente figlia dell’architettura del grande passato; è la storia del costruire che ha attraversato i secoli e che può divenire elemento di riferimento nelle sue molteplici forme espressive. Personalmente ritengo di avere maggiori debiti culturali rispetto all’architettura romanica».
Quale influenza ha avuto la musica nella vita professionale dell’Architetto?
«Un accompagnamento emotivo, ma i debiti culturali e le emozioni più forti che hanno probabilmente influito sul mio lavoro sono da ricercare nel mondo delle arti visive».
Quale influenza ha avuto l’arte contemporanea (XXI secolo), nella vita professionale dell’Architetto?
«Credo che le forme espressive che più hanno influenzato il mio mondo risalgano alle Avanguardie del XX secolo, il periodo della mia formazione. Ma è indubbio che anche l’arte contemporanea, con le sue antenne e le sue provocazioni, costituisce momenti di riflessione continua».
Quali artisti contemporanei predilige l’Architetto?
«Per fare alcuni nomi: Bill Viola, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi».

Paolo Fontanesi