Tutti sanno che ormai da anni in Europa e in America l’economia stenta a crescere. Dalla caduta di Lehman Brothers il sistema bancario internazionale ha tremato al punto che, in molti casi, sono dovuti intervenire i governi con il denaro pubblico per cercare di sostenere colossi della finanza che diversamente si sarebbero trovati prossimi al fallimento. Questo fatto ha causato una crescita importante del debito pubblico, mettendo in difficoltà serie anche quei paesi che sembravano sorretti da uno sviluppo economico invidiabile e poderoso. Durante tutto il 2012 si sono succedute una serie di notizie negative che hanno nuovamente spinto gli investitori lontano dai mercati azionari, dal rischio e da aziende che in realtà sono riuscite a crescere e si sono dimostrate meritevoli di attenzione.
Uno dei settori che sta dando buona prova di solidità è proprio quello del lusso.
Lasciando da parte le considerazioni relative alla realtà italiana, dove la pressione fiscale ha di fatto disincentivato la crescita di questo mercato, possiamo dire che a dispetto della sua locazione geografica prevalentemente europea, il settore del lusso sta producendo anche quest’anno rendimenti a due cifre.Molto del successo di queste aziende dipende fondamentalmente dalla loro delocalizzazione geografica: i loro affari derivano in modo sempre più importante da consumatori che risiedono nei mercati emergenti, Cina prima di tutti, ma anche Russia e Brasile.
Sappiamo che anche nei mercati emergenti l’economia sta rallentando, la Cina stessa è ben lontana dal quel sorprendente 11% di qualche tempo fa. Quello che però probabilmente ignoriamo è che, nonostante il rallentamento della crescita economica, che nel 2012 probabilmente si fermerà intorno al 7%, in quell’area si è registrato un aumento dei consumi interni notevole, realtà fortemente voluta dal governo centrale.
La minor crescita non ha limitato in modo sostanziale l’aumento del reddito medio, che si è tradotto in aumento del tenore di vita e inevitabilmente in una maggiore spesa per i beni di lusso.
Nel 2010 il consumo privato in Cina rispetto a quello mondiale era pari a poco più del 5%, la previsione è che nel 2020 potrebbe salire ben oltre il 20%, facendo diventare la Cina il “buyer” mondiale più importante nel settore del lusso. Anche a oriente i “driver” che spingono l’acquisto di beni di lusso sono sempre gli stessi, quelli che siamo già abituati a vedere nella nostra società: la voglia di possedere un’oggetto che indichi uno status, il regalo che ci distingue, il desiderio di possedere qualcosa che appaghi la propria autostima.
A tutto questo si aggiungono due considerazioni sostanziali: i margini del settore rimangono elevati e la velocità con cui crescono i prezzi del lusso è ben superiore all’inflazione.
Fatte tutte queste considerazioni può sorgere l’idea di aver trovato la panacea per tutti gli investitori che, ancora oggi, sono attanagliati dal dubbio amletico su come investire il proprio denaro. Sembra tutto molto facile, ma non è così. Anche in un settore che ci appare fiorente non possiamo fare a meno di dover scegliere con accuratezza le aziende su cui vogliamo investire, perché non tutte riusciranno a offrire una buona redditività. Occorrerà individuare quelle realtà che saranno in grado di non scendere a compromessi sulla qualità dei loro prodotti, di mantenere un buon posizionamento sul mercato e di sapersi innovare senza deludere i propri clienti.
Nulla di semplice in verità.
L’unico consiglio che mi sento di dare in questi casi è di evitare il fai da te: chi non è in grado di operare una corretta selezione è meglio che si rivolga ad esperti del settore. Già oggi è possibile reperire sul mercato una discreta proposta di strumenti finanziari che operano nel settore del lusso e, col passare del tempo, saranno sempre di più le società di gestione che si confronteranno su questo tema, perché anche l’ingegneria finanziaria, quella buona, è sempre in movimento.
Angelo A. Chiocchetti