Indira Ghandi

Il 19 novembre del 1917 nasceva in India Indira Ghandi. Figlia unica di mamma Kamla e papà Pandit Jawaharlal Nehru (Allahabad, 14 novembre 1889 – Nuova Delhi, 27 maggio 1964) la piccola Indira crebbe in una famiglia di eccezionale importanza politica dato che il padre fu primo Ministro dell’India negli anni che vanno dal 1947 al 1964. Nehru era un politico illuminato ed erede naturale della grandissima figura spirituale di Mohandas Karamchand Gandhi anche noto come Mahatma Ghandi (Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi, 30 gennaio 1948) e fu proprio Neheru che portò l’India alla formalizzazione della dichiarazione di indipendenza dell’India dal colonialismo britannico. Neheru muore nel 1964 e sua figlia Indira che si era dedicata alla politica fin dalla fine degli anni trenta ricoprendo la carica di presidente dell’Indian national congress, prende il comando del gigante asiatico nel gennaio del 1966 come primo ministro succedendo a Shastri. Nella politica internazionale Indira (che prese il cognome Ghandi per aver sposato Feroze Gandhi) seguì l’impostazione neutralista del padre accentuando il ruolo dei paesi non allineati e come il padre avviò un vasto programma di industrializzazione e in generale di modernizzazione del paese che determinò però forti tensioni interne al partito di cui era a capo, al punto che nel 1969 il National Congress si divise in due dando luogo ad una frangia più conservatrice.
Nel 1971 dopo una vittoriosa affermazione elettorale Indira Ghandi decide di intervenire nel conflitto indo pachistano che produsse due effetti: la secessione del Pakistan e la nascita dello stato del Bangladesh, tutto questo in netto contrasto con l’allora presidente americano Nixon. La difficile situazione economica del paese determinò pochi anni dopo la nascita di una forte opposizione politica che la Ghandi cercò di controllare con interventi spesso fortemente autoritari come quello adottato in occasione di una sentenza di condanna per abuso d’ufficio riguardante il reato di abuso d’ufficio nelle tornata elettorale del 1971 . Indira Ghandi due giorni dopo la condanna dichiara lo stato di emergenza nazionale. 

La cosa naturalmente scatena le feroci proteste degli oppositori che verranno incarcerati a migliaia nelle patrie galere indiane senza avere avuto un processo. Nel contempo vengono introdotti vari provvedimenti per andare incontro alla popolazione, come ad esempio per l’aumento dei salari dei lavoratori dipendenti, , la riduzione del prelievo fiscale per la classe media e la cancellazione di tutti i debiti per i poveri. Nonostante l’adozione di queste misure Indira Ghandi nel 1977 perde l elezioni subendo nei due anni successivi l’onta di due arresti per corruzione. Tre anni dopo, nel 1980 La Ghandi ottiene il suo terzo mandato durante il quale ricorse al pugno di ferro per sedare le rivolte autonomistiche nel Punjab delle popolazioni sikh che si riconoscevano nel partito Akali Dal.
La repressione di Indira Ghandi fu cruenta e culminò nella tristemente famosa operazione Blue Star del 1984, una carneficina perpetrata dall’esercito indiano ai danni dei pellegrini sikh che si trovavano nel Tempio d’Oro di Amritsar. Tre giorni di brutalità in cui persero la vita centinaia di persone. La vendetta dei Sikh però non si fece attendere e il 31 ottobre dello stesso anno la Ghandi venne assassinata con 22 colpi di pistola da due guardie del corpo di origine sikh mettendo fine alla parabola umana e politica di questa grande e discussa personalità.
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Fabio D’Andrea