ESPERANTO: LA LINGUA UNIVERSALE DI LUDWIK L. ZAMENHOF

Ludwik Lejzer Zamenhof (Białystok, 15 dicembre 1859 – Varsavia, 14 aprile 1917) è stato un medico, linguista polacco. È universalmente noto per aver fondato le basi dell’esperanto, la lingua ausiliaria internazionale più parlata al mondo.
Il 26 luglio 1887, a 28 anni, sotto pseudonimo Doktoro Esperanto da cui prende il nome, pubblicò infatti l’Unua Libro, il primo libro dell’esperanto. Da questo momento la sua attività si divise tra studio poi il lavoro di oculista, per mantenere la famiglia, la diffusione dell’esperanto e la costituzione di una “religione pienamente umana”, denominata prima hilelismo, poi homaranismo.

Da giovanissimo aveva iniziato a familiarizzare con varie lingue nazionali, riscontrando la difficoltà e l’antipatia per la molteplicità delle lingue.
Zamenhof nasce in una terra multilingue. In famiglia parlava russo, fuori casa il polacco, come studente di ginnasio studiava il tedesco e il francese, il latino e il greco. Sotto la guida del padre, competente ebraista, apprese l’ebraico; è probabile che conoscesse anche alcuni elementi del lituano. Ma il suo interessamento al problema delle lingue non è dovuto soltanto alle sue innate capacità e al suo bagaglio linguistico.
– Nel 1895, scrive in una lettera 
a Borovko“Questo luogo della mia nascita e degli anni della mia fanciullezza ha impresso il primo corso a tutte le mie aspirazioni successive. La popolazione di Bialystok è formata da quattro elementi: russi, polacchi, tedeschi, ebrei. Ciascuno di questi gruppi parla una lingua diversa e ha relazioni non amichevoli con gli altri gruppi. In tale città, più che altrove, una natura sensibile percepisce la pesante infelicità della diversità linguistica e si convince ad ogni passo che la diversità di lingue è la sola causa o almeno la principale che allontana la famiglia umana e la divide in fazioni nemiche. Sono stato educato all’idealismo; mi hanno insegnato che tutti gli uomini sono fratelli e intanto sulla strada e nel cortile tutto a ogni passo mi ha fatto sentire che non esistono uomini, esistono soltanto russi, polacchi, tedeschi, ebrei, ecc. Questo ha sempre tormentato il mio animo infantile, anche se molti sorrideranno su questo dolore per il mondo da parte di un bambino. Poiché a me allora sembrava che i “grandi” fossero onnipotenti, mi ripetevo che quando sarei stato grande io senz’altro avrei eliminato questo male”. 
– Nel 1879, a soli vent’anni, aveva già completato il suo primo manoscritto di lingua universale. Zamenhof, partendo per l’università di medicina di Mosca poi a Varsavia, lasciò il manoscritto nelle mani del padre. Il quale, censore della stampa ebraica, temendo il pericolo della scoperta di tale manoscritto per opera di uno studente ebreo povero, la distrusse. .
A Varsavia, dove il giovane Zamenhof terminò gli studi di medicina, protestò anche contro l’antisemismo. Durante questa lotta, si rese conto che una comune lingua non basta per far crollare le barriere dei gruppi sociali e, mentre lavorava a un nuovo progetto di lingua internazionale, cominciò ad elaborare un ideale di religione universale.
Il giovane soffriva per la divisione dell’umanità in gruppi avversi, e per lui, la creazione di una lingua internazionale non era per un vantaggio personale, ma solo l’avviamento ad una generale pacificazione. Era dunque un’attività priva di egoismo, umanitaria, ideale, non a vantaggio di una soddisfazione personale. 
– Nel 1886, si specializzò in oftalmologia e l’anno successivo cominciò ad esercitare in Varsavia. 
– Nel 1887, sposò Clara Zilbernik e pubblicò un opuscolo col titolo di “Internacia Lingvo”, prima in russo, poi in francese, tedesco, polacco e inglese. Conssteva in un libretto, di 40 pagine, comprende un’ampia prefazione, la grammatica con le 16 regole, un vocabolario di circa 900 radici ed esperimenti linguistici di traduzione e anche di composizione originale in prosa e in poesia.
Nella sua prefazione, Zamenhof scrive: “quanto tempo, quanto denaro e quanta fatica costi lo studio di una lingua straniera e osserva che una lingua comune non soltanto farebbe risparmiare quegli sforzi, ma anche arricchirebbe l’umanità attraverso le più elevate opere culturali di tutte le nazioni. Lo studio di due lingue, quella materna e quella internazionale, permetterebbe di dedicare più tempo all’approfondimento della prima e di sentire il valore delle altre culture su di un livello di piena parità. Una lingua internazionale, oltre a facilitare i rapporti fra scienziati e uomini d’affari, farebbe scomparire quell’impressione di estraneità che separa gli individui di lingue diverse”.

Zamenhof fissa tre obiettivi:

  1. facilitare la lingua cosi che possa essere imparata quasi come un gioco;
  2. renderla immediatamente utilizzabile grazie alla logica e alla semplicità della sua struttura;
  3. trovare un sistema per stimolare il pubblico a praticarla in modo generalizzato.

Zamenhof inserì alla fine del suo libretto otto pagine con quattro schede per ciascuna; “Promessa. Io sotto-scritto prometto di imparare la lingua internazionale proposta dal dr. Esperanto, se sarà dimostrato che dieci milioni di persone abbiano fatto pubblicamente la stessa promessa. Nome e indirizzo”.
Soltanto mille di queste schede gli ritornarono compilate ed egli pubblicò questi primi mille indirizzi sotto forma di annuario nel 1888, inaugurando così una tradizione che rimane ancora oggi uno dei più efficaci mezzi di lavoro e di propaganda dell’organizzazione esperantista.

La “Lingua Internazionale”, malgrado la censura, si diffuse e rapidamente diventò popolare sotto lo pseudonimo dell’inventore, anche perché il primo giornale in Esperanto pubblicato a Norimberga il giorno 1 settembre 1889 ebbe come titolo “La Esperantisto”.
– Nel 1888, Lejzer Zamenhof diede alle stampe il “Dua Libro de l’Lingvo Internacia”, contenente un’ottimistica prefazione: “Le numerose promesse che sto ricevendo per la maggior parte firmate ‘senza condizioni’, le lettere di incoraggiamenti e di consigli, tutto mi dimostra che la mia fede profonda nell’umanità non mi ha ingannato. Il genio buono dell’umanità si è ridestato… viva l’umanità, viva la fraternità tra i popoli, che vivano in eterno”.
Impoverito dalla pubblicazione dei suoi opuscoli e da sventure familiari, Zamenhof trasferì il suo ambulatorio oculistico da una città all’altra.
– Nel 1898, si stabilì definitivamente a Varsavia in un quartiere popolare. In questo periodo di relativa miseria egli produsse gli scritti più importanti per l’avvenire della lingua. – Nel 1894, apparvero “Universala Vortaro” (Vocabolario Universale) con traduzioni del lessico esperanto in 5 lingue, “Ekzercaro” (Raccolta di esercizi).
– Nel 1903, apparve “Fundamenta Krestomatio” (Antologia fondamentale) comprendente esercizi, articoli, discorsi, aneddoti, poesie e prose, originali e tradotti.
– Nel 1905, scrisse “Fundamenta de Esperanto”, grammatica con le 16 regole, i già menzionati esercizi e il vocabolario.
Diciotto anni dopo il primo opuscolo il “Fundamento” apparve il movimento esperantista. La lingua fu riconosciuta; ci furono 180 esperantisti, prevalentemente britannici e francesi. Zamenhof riceve la “Legione d’Onore” dal Ministro francese della Pubblica Istruzione.
Il Congresso di Boulogne iniziò la tradizione dei congressi, nel 1906 a Ginevra, nel 1907 a  Cambridge, nel 1908 a Dresda, nel 1909 a Barcellona, nel 1910 a Washington, nel 1911 ad Anversa, nel 1912 a Cracovia e nel 1913 a Berna.
– Nel 1914, a Parigi, aderirono 3739 persone che per la guerra non poterono partecipare.
– Nel 1920, si riprende la tradizione, ma viene rinterrotta di nuovo nel 1940 a causa della seconda guerra mondiale.
– Nel 1947, si riprende di nuovo e continua tuttora.
Ludwik Lejzer Zamenhof, sfinito dal troppo lavoro e profondamente avvillito dalla caduta del suo ideale di pace, morì il 14 aprile 1917.
I suoi ultimi pensieri furono: “Ho avuto la sensazione che forse la morte non è una scomparsa …; che esistano alcune leggi nella natura …; che qualcosa mi guida verso un alto scopo …”.

Rebecca Molinari