GIUSEPPE MAZZINI

“Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini“. (Klemens von Metternich)
Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872), il padre del risorgimento italiano, è nato nella repubblica Ligure da pochi giorni unita alla repubblica francese, è stato un patriota, politico, filosofo e giornalista italiano, annessa da pochi giorni al Primo Impero Francese. Le sue idee contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano, ma le condanne subite in diversi tribunali d’Italia lo spinsero alla latitanza per tutta la vita. 

Fratello minore di due sorelle, Rosa e Antonietta, ragazzino sveglio e vivace, da adolescente sente vivo e forte l’interesse per le tematiche politiche, soprattutto quelle riguardanti all’Italia.
– Nel 1820, ammesso all’Università, inizia gli studi di medicina, ma passa a quelli di legge.
– Nel 1826, scrive il suo primo saggio letterario, “Dell’amor patrio di Dante”, che viene pubblicato nell’anno successivo. Poco dopo la laurea, entra a far parte della cosiddetta Carboneria, ossia una società segreta con finalità rivoluzionarie. Svolge una attività di persuasione fra la gente, viaggiando in Toscana e cercando aderenti alla Carboneria, ma a Genova è tradito e denunciato alla polizia quale carbonaro, e viene arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona.
Non essendoci prove a suo carico gli fu offerto di andare in esilio a Marsiglia. L’animo è provato ma non certo abbattuto. L’attività di lotta prosegue. Si reca a Ginevra, dove incontra alcuni esiliati, subito passa a Lione e vi trova altri esiliati italiani, con i quali parte per la Corsica, sperando di portare aiuto agli insorti dell’Italia centrale. Subito dopo, rientra in Francia e fonda a Marsiglia la Giovine Italia che si propone di costituire la Nazione “Una, Indipendente, Libera, Repubblicana”. Fa stampare una lettera aperta a Carlo Alberto, appena salito al trono per esortarlo a prendere l’iniziativa della riscossa italiana.
Grazie allo spirito profondamente religioso e la conoscenza degli avvenimenti storici, egli aveva pensato a uno stato repubblicano che avrebbe permesso il raggiungimento degli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, proprio come la Rivoluzione Francese. Per questo formulò il programma più radicale fra tutti quelli dibattuti nel corso del Risorgimento italiano e, fedele alle sue idee democratiche, avversò la formazione di uno stato monarchico.
– Nel 1832, a Marsiglia, inizia la pubblicazione della rivista “La Giovine Italia”, che ha come sottotitolo “Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell’Italia, tendenti alla sua rigenerazione”. L’iniziativa ha buon riscontro e ben presto L’associazione Giovine Italia si estende anche nell’ambito militare. Nel Regno Sardo sono condannati a morte vari affiliati. Anche Mazzini viene condannato a morte in contumacia il 26 ottobre dal Consiglio Divisionale di Guerra di Alessandria.
– Il 2 febbraio 1834, fallisce il tentativo di invasione della Savoia. Mazzini si rifugia in Svizzera. Si accorda con patrioti esuli di tutte le nazionalità oppresse come la Giovine Polonia, Giovine Germania, che, collegate con la Giovine Italia formano la Giovine Europa. Il Gran Consiglio di Berna espelle Mazzini che aveva anche promosso la Costituzione della Giovine Svizzera. 
– Il 28 maggio 1836, viene arrestato a Soletta e viene esiliato a Parigi, dove il 5 luglio è di nuovo arrestato. Viene rilasciato a patto che parta per l’Inghilterra.
– Nel gennaio 1837 giunge a Londra. Ormai in miseria, riceverà più tardi modesti compensi per la collaborazione a giornali e riviste inglesi.

– Il 30 aprile 1840, costituisce la Giovine Italia. Il 10 novembre inizia a Londra la pubblicazione del periodico “Apostolato popolare”, che reca nel sottotitolo “Libertà, Eguaglianza, Umanità, Indipendenza, Unità – Dio e il popolo – Lavoro e frutto proporzionato”.
– Nel 1841, fonda una scuola gratuita per i fanciulli poveri in Londra.
– L’8 settembre 1847, da Londra, sottoscrive una lunga lettera a Pio IX indicandogli ciò che dovrebbe e potrebbe fare poi si reca a Parigi dove detta lo statuto dell’Associazione Nazionale Italiana. 
– Il 7 aprile 1848, giunge a Milano liberata dagli austriaci e fonda il quotidiano “L’Italia del popolo”, nel quale chiarisce le proprie idee sul modo di condurre la guerra. Nell’agosto lascia Milano per l’arrivo degli austriaci, raggiungendo Garibaldi a Bergamo, per poi rifugiarsi in Svizzera, dove rimarrà fino al 5 gennaio 1849.
– Il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica Romana. Goffredo Mameli telegrafa a Mazzini: “Roma Repubblica, venite!”.
– Il 5 marzo entra in Roma “trepidante e quasi adorando”. Il 29 marzo viene nominato triumviro. Il 30 giugno, di fronte all’impossibilità di resistere oltre in Roma, respinta la sua proposta di uscire con l’esercito e trasferire altrove la guerra, si dimette con gli altri triumviri perché dichiara di essere stato eletto a difendere, non ha sotterrare la Repubblica.
-Il 12 luglio per Marsiglia. Si reca quindi a Ginevra e successivamente a Losanna, dove è costretto a vivere nascostamente.

– Nel 1851, torna a Londra, dove si fermerà fino al 1868, salvo numerose visite di settimane o di pochi mesi nel continente. Fonda nella capitale inglese la società “Amici d’Italia” per estendere simpatie alla causa nazionale. Focolai di protesta e rivoluzione, intanto, si spandono dappertutto.
– Il 6 febbraio 1853, quando, ad esempio, a Milano è represso nel sangue un tentativo insurrezionale contro gli austriaci.

– Nel 1957, torna a Genova per preparare con Carlo Pisacane l’insurrezione che dovrebbe poi scoppiare nel capoluogo ligure. La polizia non riesce ad arrestare Mazzini che, il 28 marzo 1858, per la seconda volta, sarà condannato a morte in contumacia.
Si rifugia ancora a Londra, da lì scrive a Cavour per protestare contro alcune dichiarazioni pronunciate dallo statista e si oppone, sostenuto da numerosi altri repubblicani, alla guerra all’Austria in alleanza con Napoleone III. Successivamente, si reca clandestinamente a Firenze, per raggiungere Giuseppe Garibaldi per l’impresa dei Mille cosa che si avvera solo nel 1861.
– L’11 agosto, parte per il Palermo, dove prima di scendere dalla nave, è dichiarato in arresto; il 14 agosto è portato al carcere del forte di Gaeta. Il 14 ottobre viene liberato, in virtù dell’amnistia concessa ai condannati politici per la presa di Roma. Dopo brevi soste a Roma, Livorno, Genova, ritorna a Londra alla metà di dicembre.
– Il 9 febbraio 1871, esce a Roma il settimanale “La Roma del popolo”. Il 10 febbraio lascia Londra per Lugano. Nel novembre promuove il Patto di Fratellanza tra le società italiane operaie.
– Il 6 febbraio 1872, va a Pisa, ospite dei Nathan-Rosselli, dove muore il 10 marzo. Il 17 successivo si svolgono a Genova i funerali solenni, dove partecipano circa centomila persone.
Le sue ultime battaglie politiche si erano dirette, per l’appunto, contro il progressivo affermarsi dell’egemonia marxista all’interno del movimento operaio italiano, contro la quale aveva promosso, nel 1864, un Patto di fratellanza fra le società operaie aderenti a un programma moderato e interclassista.

David Zahedi