Non credo che l’universo si possa spiegare solo con cause naturali, e sono costretto ad imputarlo alla saggezza e all’ingegnosità di un essere intelligente. (Dio è “l’orologiaio” dell’Universo).
La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione.
Isaac Newton fu il primo a dimostrare che le leggi della natura governano il movimento della Terra e degli altri corpi celesti.
Sir Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 4 gennaio 1643 – Londra, 31 marzo 1727) fu un matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo ed alchimista inglese. E’ nato in una famiglia di agricoltori; orfano di padre è affidato alle cure della nonna poiché la madre si risposa con un “uomo di Fede”, il rettore della parrocchia di Lincolnshire. Attratto sin da bambino dagli studi di Cartesio Keplero e Galilei, mostra un notevole interesse per la chimica, la geometria, per la meccanica e la filosofia, a 19 anni anni entra nella prestigiosa Università di Cambridge, al Trinity College: è un giovane sostenuto dal farmacista Clark, nel cui laboratorio aveva effettuato le sue prime indagini. Non riesce ad emergere, il giovane Newton, neppure all’università che tra l’altro è costretta a chiudere a causa di un’epidemia nel 1661.
Si concentra allora sugli esperimenti che più lo interessano: lo studioso vàluta, calcola, ragiona, osserva.
“Io non so come il mondo mi vedrà un giorno. Per quanto mi riguarda, mi sembra di essere un ragazzo che gioca sulla spiaggia e trova di tanto in tanto una pietra o una conchiglia, più belli del solito, mentre il grande oceano della verità resta sconosciuto davanti a me”. (I. Newton, Principia).
Torna a Cambridge nel 1667 dove scopre che il suo anziano professore lo aveva suggerito come proprio successore. Diventa così professore di Matematica all’età di 27 anni e vi resta per altri 27. Fa esperienza politica al Parlamento di Londra e nel ’95 diventa ispettore della Zecca.
Nell’opera intitolata Optics, Newton passa ad occuparsi di fisica, in particolare delle proprietà della rifrazione della luce: a lui si deve l’invenzione del prisma trasparente che permette di scomporre la luce bianca nei colori dell’iride, così come pure quella del telescopio a riflessione: è lui a dimostrare che la luce bianca è la somma della componente di tutti gli altri colori (sembra che per esercitarsi e sperimentare, preme ripetutamente un ago attorno al suo occhio per misurare il colore della luce).
La leggenda racconta anche della mela che, cadendo sulla testa dello scienziato, lo induce ad altre riflessioni: Perché la Luna non cade sulla Terra? Ci deve essere una forza che agisce su di essa. Pubblica, nel 1687 il suo capolavoro in assoluto, i Principia, nel quale Newton usa il termine latino di gravitas per indicare il “peso” di gravitazione universale.
Con Leibniz , Isaac Newton deve condividere la paternità del calcolo differenziale (o infinitesimale) e per questo, Leibniz sarà accusato di plagio poiché Newton, temendo di essere deriso, evita per dieci anni la pubblicazione dei suoi studi. Convocato nel 1671 dalla Royal Society per le scoperte sul telescopio riflettore, ebbe a dire: Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti , in aperta e pungente polemica con Hooke, che era basso di statura.
Alcune tesi di Isaac Newton troveranno conferme circa due secoli dopo, con l’intuizione del quanto d’azione di M. Planck e i lavori di Einstein sull’interpretazione dell’effetto fotoelettrico e la conseguente introduzione del quanto di radiazione. elettromagnetica: il fotone.
Newton diventa Presidente della Royal Society nel 1703, non si sposa né gli si riconoscono figli; muore all’età di 84 anni, nel 1787 ed è sepolto nell’abbazia di Westminster a Londra. Il poeta Alexander Pope, presente ai funerali, scrive per lui:
La natura e le leggi della natura giacevano nascoste nella notte; Dio disse: «Che Newton sia!», e luce fu.
Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus: si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così grande onore per il genere umano.
R.L. Salvi