Jurij Alekseevič Gagarin (9 marzo 1934 – 27 marzo 1968) è stato un astronauta dell’ ex unione sovietica ed un eroe nazionale.
Un eroe nazionale, gli è stato dedicato in Russia il centro di addestramento dove si preparano i cosmonauti prescelti per le varie missioni spaziali e a suo onore è stato eretto a Mosca nel 1980 un monumento alto 40 metri, costruito in Titanio.
Cresciuto in un’azienda collettiva di quelle create in Russia dopo la Rivoluzione, in cui il padre faceva il falegname, vive la tremenda esperienza dell’invasione del suo Paese da parte della Germania. Il padre di Yuri, per contrastare l’avanzata dei nazisti, si arruola nell’esercito, mentre la madre cerca di portare lui e suo fratello maggiore il più lontano possibile dalla guerra.
Gli anni di studio sono segnati da difficoltà economiche che lo costringono più volte ad abbandonare la scuola per intraprendere qualche lavoro manuale.
Mentre è ancora studente inizia ad interessarsi agli aerei e a tutto ciò che è in grado si solcare il cielo, iscrivendosi presto alla locale scuola di volo.
Si accorge, e per primi i suoi insegnanti, che è dotato di un vero e proprio talento in questo campo e una volta diplomato nel 1955 entra nell’aviazione sovietica. Anche in mezzo a provetti piloti, appare chiaro che le doti del giovane asso sono sopra la media, tanto che viene sottoposto a test che esulano dai normali standard o a prove altamente specializzate. Quasi subito, l’aviazione lo sceglie anche per testare nuovi sistemi e apparecchiature di volo. Incoraggiato dai fatti si offre volontario per diventare astronauta.
Il 12 aprile 1961, compie un volo intorno alla Terra di 108 minuti e consegna alla storia l’impresa di uno sconosciuto ufficiale di 27 anni dell’aviazione sovietica.
Gagarin è stato il primo uomo a sperimentare lo stato di imponderabilità e ad effettuare osservazioni del nostro pianeta dallo spazio esterno.
Il 24 luglio 1961, visita cuba. Gli abitanti di Havana accolgono l’eroe sovietico, che da tre mesi era diventato il primo uomo a viaggiare nello spazio. All’arrivo di Yuri Gagarin, dopo il suo atterraggio durante ad una forte pioggia, Fidel Castro (Birán, 13 agosto 1926 – L’Avana, 25 novembre 2016) e l’ambasciatore sovietico furono i primi a salutare l’eroe sovietico in uniforme bianco e il suo sorriso di sempre.
Dopo Gagarin, primo astronauta della storia e primo uomo che ha portato a compimento un volo spaziale attorno alla Terra, bisognerà attendere vent’anni esatti per vedere lanciato da Cape Canaveral il primo shuttle statunitense.
L’exploit di Gagarin è un trionfo per l’Urss. L’America avrebbe recuperato il terreno che la separava dai sovietici, arrivando sulla Luna solo otto anni più tardi. Il volo nello spazio è stato segnato indelebilmente dalla guerra fredda, e ogni lancio era l’occasione – per una superpotenza o per l’altra – di piantare la propria bandiera. Oggi i giorni del confronto spaziale tra superpotenze sono finiti, e Russia e Stati Uniti lavorano insieme per costruire la stazione spaziale Alpha.
Gagarin muore prematuramente a soli trentaquattro anni. Passano solo sette anni dalla sua conquista dello spazio quando il 27 marzo 1968 muore a bordo di un caccia da addestramento. Ma il mistero sulla sua fine è fitto. Varie sono le spiegazioni avanzate ufficiali e ufficiose. Ecco le principali:
1) Dopo l’incidente vennero avviate diverse inchieste le quali spiegarono che il Mig-15 di Gagarin era entrato nella scia di una altro caccia in volo. Il Mig perse il controllo è precipitò. Nella zona, non lontano da Mosca, c’era un fitta nebbia e i due jet non si erano visti.
2) Il controllo del traffico aereo militare era molto carente e autorizzò il volo del caccia nella zona dove volava Gagarin quando doveva invece impedirlo. Tenendo conto che i due jet non potevano volare a vista i controllori dovevano esercitare un controllo che invece non c’è stato.
3) Il servizio meteorologico nella zona di volo di Gagarin non aveva segnalato la presenza di dense nubi basse nelle quali invece si venne a trovare il Mig. Per un’avaria all’altimetro il caccia fece delle manovre troppo basse finendo al suolo.
4) C’è infine un’ipotesi fantasiosa. Quella dell’omicidio che sarebbe stato ordinato dal Cremlino dove allora comandava Breznev, per togliere di mezzo un personaggio che stava diventando ingombrante e poco gestibile.
Andrea Carraro