“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!” (Salvo D’Acquisto)
Era il 23 settembre del 1943, quando, Salvo D’Acquisto (Napoli, 15 ottobre 1920 – Torre di Palidoro, 23 settembre 1943), vice brigadiere dei Carabinieri compì l’eroico gesto che gli fruttò la Medaglia d’oro al valor militare. Primogenito di cinque figli, nacque in una famiglia profondamente cristiana. Frequentò la scuola d’infanzia presso le salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice di via Alvino nel quartiere Vomero e successivamente il Liceo Vico.
Appena dicianovenne, si arruolò nei Carabinieri come volontario, il 15 agosto 1939, frequentando allo stesso tempo la Scuola Allievi fino al 15 gennaio 1940. Sempre volontario, partì per la Libia con la 608ª Sezione Carabinieri, presso Tripoli, a pochi mesi dall’inizio della seconda guerra mondiale. Dopo essere rimasto ferito a una gamba, restò con il suo reparto in zona d’operazioni fino a quando non contrasse una febbre malarica. Riento poi in Italia, frequentò dal 13 settembre 1942 la Scuola Allievi Sottufficiali Carabinieri di Firenze e diventare sottufficiale il 15 dicembre successivo. Col grado di vice brigadiere, fu assegnato alla stazione dei Carabinieri di Torrimpietra, all’epoca una zona rurale extraurbana a qualche decina di chilometri da Roma.
Dopo il proclama Badoglio, un reparto delle SS si era accasermato nelle vicinanze di Torre di Palidoro, nella giurisdizione territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra. Il 22 settembre, due soldati tedeschi mentre ispezionavano casse di munizioni abbandonate morirono per l’esplosione di una bomba a mano e il comandante della SS attribuì la responsabilità dell’accaduto ad anonimi attentatori locali. La SS richiese la collaborazione dei Carabinieri della locale stazione temporaneamente comandata proprio da Salvo D’Acquisto per l’assenza del maresciallo comandante. I tedeschi minacciarono la vendetta se entro l’alba non fossero stati trovati i colpevoli. Alla scadenza, la mattina seguente, Salvo D’Acquisto provò a ribattere che l’accaduto era da considerarsi un caso fortuito, un incidente privo di autori, ma i tedeschi insistettero sulla loro versione e richiesero la punizione, ai sensi di un’ordinanza emanata dal feldmaresciallo Kesselring pochi giorni prima.
Non trovato un colpevole, il 23 settembre, furono catturate 22 persone scelte a caso fra gli abitanti della zona. Lo stesso D’Acquisto fu condotto nella piazza principale di Palidoro, dove erano stati radunati tutti gli ostaggi. Venne fatto l’interrogatorio, nel corso del quale tutti gli ostaggi si dichiararono innocenti. Nella piazza venne anche condotto un altro abitante ritenuto un carabiniere, Angelo Amadio, l’ultimo testimone a vedere vivo il brigadiere.
Durante l’interrogatorio dei 22 ostaggi, Salvo D’Acquisto fu tenuto separato nella piazza, sotto stretta sorveglianza. Dalla testimonianza oculare di Wanda Baglioni, nonostante i maltrattamenti e bastonate, il vice brigadiere mantenne sempre un contegno calmo e dignitoso.
Successivamente, i 22 ostaggi e D’Acquisto vennero trasferiti fuori dal paese. Agli ostaggi vennero date delle vanghe e furono costretti a scavare una grande fossa comune, per la ormai prossima loro fucilazione.
A quel punto, secondo la testimonianza di Angelo Amadio:
“all’ultimo momento, però, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D’Acquisto. … Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell’interprete. Cosa disse il D’Acquisto all’ufficiale in parola non c’è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l’ultimo ad allontanarmi da detta località”.
Il vice brigadiere dei Carabinieri, Salvo D’Acquisto, si era autoaccusato del presunto attentato, addossandosi la sola responsabilità dell’accaduto e chiese l’immediata liberazione dei rastrellati.
I 22 prigionieri furono rilasciati e immediatamente si diedero alla fuga, lasciando il sottufficiale italiano davanti alla fossa, dinanzi al plotone d’esecuzione. Alla fuga si unì subito dopo Amadio, quando riuscì a dimostrare che in realtà era un operaio delle ferrovie e non un carabiniere. Come raccontò nella sua testimonianza resa nel 1957, fece in tempo però mentre correva, a sentire il grido “Viva l’Italia” lanciato dal carabiniere, seguito subito dopo dalla scarica di mitra. Si girò e vide sparare un ulteriore colpo da un ufficiale tedesco al corpo già a terra del carabiniere. Vide poi i soldati ricoprire il corpo con il terriccio, spostandolo con i piedi.
Il comportamento dell’eroe Italiano aveva infatti colpito anche le stesse SS, che il giorno dopo, secondo quanto riferito nella testimonianza della Baglioni, le riferirono: “Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte.”
Salvo D’Acquisto fu fucilato all’età di nemmeno 23 anni. Le sue spoglie sono conservate nella prima cappella sulla sinistra, adiacente all’ingresso, della Basilica di Santa Chiara di Napoli.
Nel 1983, fu annunciato da S.E. Mons. Gaetano Bonicelli l’apertura presso l’Ordinariato militare di una causa di canonizzazione e conseguentemente al sottufficiale attualmente è assegnato dalla Chiesa il titolo di Servo di Dio. L’apertura del processo canonico di beatificazione di Salvo D’Acquisto avvenne il 4 Novembre 1983 e si concluse il 25 novembre 1991 con la conseguente trasmissione degli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi.
Papa Giovanni Paolo II, il 26 settembre 2001, in un discorso davanti ai Carabinieri, disse:
“La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio Stato. Penso, qui, al vostro collega, il vice-brigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione”.
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Davide Zahedi