Se il lusso è una categoria transeunte e che va e viene sull’ottovolante delle nostre vite, oggi forse inizia a dare i primi segni di cedimento e soprattutto, si deve constatare che il lusso autentico oggi è individuale, personalizzato, frammentato, ritagliato sui reali sogni e bisogni di ciascuno di noi inteso come persona e non già solo come consumatore. Laddove in Africa può essere un lusso trovare cibo, acqua e medicine per tutti, nell’Occidente in crisi (in crisi anche emotiva, s’intende) lo sfarzo equivale allo sforzo di trovare un motivo per sorridere ogni giorno, al desiderio di vivere in città meno inquinate, all’utopia di sottostare a leggi meno inique e tasse meno ingiuste. Per esempio, in Occidente, lusso sarebbe aria pulita, cibo sano, meno ore di lavoro, più tempo per leggere e per amare chi si ama sapendo che c’è un governo a tutelare i diritti di ogni coppia. E sì, anche avere un abito sartoriale fatto su misura con nessuna etichetta dentro, se non le mie iniziali ricamate a mano. Perché è la manualità, l’unicità che oggi rende le persone “felici per mezz’ora almeno”, volendo citare il titolo del prezioso saggio di Franco La Cecla. Una conferma di questo proviene per esempio anche dal settore automobilistico dove in teoria la personalizzazione è talmente esasperata da far rendere quasi unica, semiunica si potrebbe dire, anche la nostra utilitaria che in virtù delle (quasi) infinite permutazioni e combinazioni di colori, interni, gadget, tipologia di pellami, motorizzazioni ecc rendono il pezzo unico nella gamma della scelta possibile Il lusso non si riferisce quindi solo ai beni materiali, ma a un intero sistema di vita che, per forza di cose, è diverso da persona a persona. E, ci scommettete?, Anche i social network (un nome per tutti: Pinterest) stanno seguendo questo ruolo che adesso le assegniamo: destinarci a una vita migliore, coltivando almeno il lusso di sognarla. Ognuno prefigurando il suo futuro, che gli o le è proprio, senza collettivizzazioni di sorta.
Fabio D’Andrea