JOHN GOTTI, IL BOSS ELEGANTE

Fu condannato all’ergastolo per ricatti, 13 omicidi, intralcio alla giustizia, furto, cospirazione per commettere omicidio, gioco d’azzardo illegale, estorsione, evasione fiscale, usura e tanti altri crimini. Attirò su di sé l’attenzione, non solo degli inquirenti, ma anche dei media per la sua capacità di sembrare un personaggio da copertina oltre che un gangster. Fu un uomo elegante e furbo, capace di controllare i suoi affari delinquenziali schivando pericoli e trappole.
Dopo aver commissionato l’omicidio del suo primo boss Paul Castellano, diventò il boss della famiglia criminale Gambino, una delle più potenti Cinque Famiglie di New York City.

John Joseph Gotti jr. (New York City, 27 ottobre 1940 – Springfield, 10 giugno 2002), fu un criminale statunitense di origini italiane, conosciuto anche con i due soprannomi di “The Dapper Don – il Boss Elegante” e “The Teflon Don”, quest’ultima per la sua capacità con cui riusciva a far scivolare da sé tutte le accuse a lui attribuite. Si dice che proprio per questa sua caratteristica che spinse il suo uomo di fiducia Salvatore “Sammy The Bull” Gravano a tradirlo per paura di vedersi addossato tutte le responsabilità e essere quindi condannato al suo posto.
La sua carriera criminale iniziò a Brooklyn, il quartiere dove la sua famiglia si trasferì quando lui aveva 12 anni. A Brooklyn, John con i suoi due fratelli, Peter e Richard, entrarono in una gang di quartiere e cominciarono a commettere piccoli furti. Successivamente entrò a fare parte della famiglia Gambino per la quale svolse molti furti, in particolare all’aeroporto J. F. Kennedy, che all’epoca si chiamava Idlewild. I furti erano soprattutto di camion. 
L’FBI, dopo diversi appostamenti, riuscì ad individuare un carico che John Gotti stava per rapinare insieme a Ruggiero, il suo futuro braccio destro, e arrestò entrambi. Successivamente venne arrestato per un altro furto: un carico di sigarette che gli valse una condanna di tre anni. Aveva 28 anni, era sposato con Victoria Di Giorgio, che gli avrebbe dato 5 figli, ed era già un importante membro della famiglia Gambino.
Dopo la galera rientrò nell’ambiente criminale e entrò sotto la protezione di Carmine Fatico, affiliato della famiglia Gambino. Questa volta non rigò dritto ed iniziò a sviluppare un giro di spaccio di eroina per proprio conto. Questa decisione lo mise contro i vertici della famiglia Gambino che non gli avevano dato il permesso di entrare nel giro della droga. Dopo diversi scontri e attentati, John Gotti riuscì ad uccidere il boss Paul Castellano, uno dei capi, e a prendere il suo posto. La sua carriera da questo punto in poi fu inarrestabile. Ma non fu infallibile.
Il 18 marzo 1980, il dodicenne Frank Gotti, il più giovane figlio di Gotti, fu investito e ucciso sulla sua bicicletta dal vicino John Favara. La polizia stabilì che fu un’incidente e nessun inchiesta fu aperta contro di Favara. Un mese dopo, la parola “assassino” fu scritta con la vernice spray sull’auto di Favara. Il 28 maggio, Victoria Di Giorgio Gotti, la madre di Frank, attaccò Favara con una mazza da baseball, mandandolo all’ospedale. Favara non presentò nessuna denuncia e pianificò di andare via da Howard Beach. Il 28 luglio 1980, Favara fu rapito ed ucciso da otto membri della banda di Gotti quando lui e sua moglie erano fuori città.
John Gotti tornò più volte in prigione. Scontò le pene tornando sempre a ricoprire il suo ruolo di boss, fino al 1990 quando un’intercettazione dell’FBI registrò alcune sue conversazioni, dove ammetteva omicidi e diverse attività criminali di cui era stato l’ispiratore e l’ideatore.
Arrestato, fu poi condannato, anche grazie alla confessioni di Gravano, suo braccio destro, e Philip Leonetti, capo regime di un’altra famiglia criminale di Philadelphia, che testimoniarono come Gotti avesse ordinato diversi omicidi nell’ arco della sua carriera.
Il 2 aprile 1992, venne condannato per omicidio e gestione del racket: la sentenza di morte fu poi commutata in quella di ergastolo.
Il 10 giugno 2002, a 61 anni, muore di cancro.

Il suo personaggio ha ispirato diverse opere in campo cinematografico, musicale e televisivo: la sua figura ha ispirato ad esempio il personaggio di Joey Zasa nel film “Il padrino – Parte III” di Francis Ford Coppola; nel film “Terapia e pallottole” del 1999 ha ispirato il personaggio di Paul Vitti interpretato da Robert De Niro; nella celebre serie “I Soprano”, il boss Johnny Sack è ispirato a Gotti.
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David Zahedi