La mela, dal peccato alla tecnologia

Quando sfogliamo un dizionario enciclopedico alla ricerca del significato di una parola, al primo posto troviamo la spiegazione diretta del termine ma se abbiamo la pazienza e la curiosità di leggere oltre, potremo trovare dei risvolti figurativi inaspettati o un utilizzo figurativo che non avremmo immaginato. 

Prendiamo la mela per esempio. Se ci inoltriamo come dei bruchi nei simbolismi di questo frutto troveremmo diverse cose interessanti. Se chiediamo ad un cristiano cosa gli viene in mente pensando ad una mela ti risponderà citandoti l’albero della conoscenza che era appunto un melo. Da quell’albero o meglio, dal fatto di aver mangiato una di quelle mele, per i poveri Adamo ed Eva sono iniziati i guai perché Dio aveva vietato loro di mangiarne. Una cosa che non si ricorda è che Adamo ed Eva non solo ne mangiarono per se stessi , ma non contenti diedero succo di mele anche agli animali della terra che ignari del divieto diventarono anche essi mortali. L’esordio di questo frutto nella Storia dell’uomo non è quindi dei più positivi ed è solo nel 1666 che ebbe modo di riscattarsi diventando protagonista inconsapevole di una teoria da parte di un signore di nome Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 4 gennaio 1643 – Londra, 31 marzo 1727) che guardandola cadere da un albero mise a punto niente meno che la teoria della gravitazione terrestre. Naturalmente ogni oggetto che cade segue le medesime leggi fisiche ma il caso volle che fosse proprio un mela a determinare il lampo di genio. Finora abbiamo parlato solo di mele reali ma che dire di quelle figurative o simboliche ? Pare che all’origine del soprannome con cui è conosciuta New York ci fosse proprio una similitudine figurativa .Tradizione vuole che Francis Scott Fitzgerald stesse ascoltando per caso un dialogo tra due operai afroamericani che si riferivano all’ippodromo di New York come alla “grande mela” (probabilmente per la forma circolare della struttura).L’espressione piacque allo scrittore che la utilizzò per descrivere l’ippodromo ma il termine venne pubblicato sul giornale e pochi anni più tardi venne ripreso da musicisti jazz per definire Harlem e da li la cosa si estese alla città intera e finì per essere ufficializzata nel 1971 nell’ambito di una campagna per la promozione turistica. Ma c’è una altra grande mela anzi due che guarda caso appartengono anch’esse al mondo anglosassone stiamo parlando di quella che simboleggia la casa discografica inglese Apple Corporation (quella che ha prodotto un gruppetto inglese di nome Beatles per intenderci e Apple inc. quella che aveva come capo un tizio di nome Steve Jobs (San Francisco, 24 febbraio 1955 – Palo Alto, 5 ottobre 2011). Per due aziende di quel calibro avere lo stesso marchio era decisamente un problema e ne sorsero delle battaglie legali che portarono ad un accordo fra i due giganti che si potrebbe più o meno sintetizzare così: utilizziamo tutti e due lo stesso marchio a patto che io continuo a produrre musica e tu computer. Tutto bene fino a quando i Mac non furono in grado di suonare. Ne scaturirono altre battaglie legali perché a quel punto il “pomo della discordia” era la violazione dei patti da parte di Jobs.Morale della favola recentemente l’Ufficio Marchi del Canada ha concesso a Apple americana di poter utilizzare il famoso marchio della Apple inglese quello per intenderci comparso nel vinile di Abbey Road. Cosa avranno in serbo per noi le mele del futuro?

Fabio D’Andrea