SAN VALENTINO, QUANDO L’AMORE E’ PROTAGONISTA

San valentino fu istituito come festa degli innamorati dal Papa Gelasio I (Cabilia, V secolo – Roma, 21 novembre 496), papa dal 1° marzo 492, ultimo di origine africana, il 49º papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo.
Eccoci dunque ad un altro San Valentino: le vetrine dei negozi si ricoprono di cuori rossi, gli scaffali sovraccarichi di cioccolatini invitano all’acquisto e i ristoranti si riempiono di coppie celebranti l’amore. Le due fazioni si preparano a prendere posizione: Favorevoli vs. Contrari. I primi, in corsa per accaparrarsi un pensiero per il partner, i secondi che, o per spirito di contraddizione o per reale opposizione, rifiutano i festeggiamenti a causa della grande macchina commerciale che vi è stata costruita attorno. Ristoranti, fiori, dolci, gioielli, profumi: con settimane di anticipo la pubblicità inizia una campagna di allettamento dello spettatore, scatenando l’impulso all’acquisto e il desiderio inespresso di essere ricordati con un piccolo pensiero. Questo tradizionale scambio di doni tra innamorati si fonda sulla celebrazione del martire cristiano San Valentino da Terni, la cui festività venne istituita alla fine del V secolo: il festeggiamento nasce pertanto in ambito religioso, quale cristianizzazione dei “lupercalia” pagani, rituali legati alla fertilità e, dunque, all’amore carnale (piuttosto che romantico). Non è ben chiaro però cosa abbia portato all’associazione del santo alla celebrazione degli innamorati. La tradizione racconta di un miracolo operato dal Santo il quale, incontrando due amanti in lite, offrì loro una rosa invitandoli a reggerla insieme e riconciliandoli immediatamente; una variante di questo racconto narra che Valentino, facendo volare coppie di colombe nei pressi dei fidanzati, ispirò in loro l’amore. Un’ulteriore racconto dipinge Valentino nell’atto di sposare una giovane cristiana con un pagano: l’unità della coppia, minacciata dalla grave malattia della sposa, venne ripristinata dal Santo che battezzò lo sposo, prima che questo morisse insieme alla moglie, con la quale aveva giurato di rimanere per sempre. Secondo alcune interpretazioni, il processo di assimilazione tra la festività e la figura del santo si è compiuto nel medioevo con la diffusione dell’amor cortese e con la credenza che, dal 14 febbraio, gli uccelli iniziassero l’accoppiamento primaverile, segnando l’inizio della stagione dell’amore e il risveglio della natura. E’ assai facile che la derivazione dal contesto cortese abbia influenzato la festività, diffondendo l’uso dello scambio di scritti e poesie a soggetto amoroso conosciuti come “valentine”. La più antica testimonianza di questa tradizione risale al Quattrocento, nonostante abbia avuto una massiccia diffusione solo nel XIX, in ambito anglosassone, quando alcuni imprenditori decisero di produrre su casta scala appositi biglietti augurali destinati agli innamorati, spesso sagomati in forme allusive all’amore (cuori, colombe, Cupido…). Il passaggio ad una scala “industriale”, segnò definitivamente la commercializzazione della festività, garantendo definitiva presa sul pubblico. Oggi, San Valentino rimane una ricorrenza irrinunciabile per la maggior parte degli innamorati e una giornata da evitare per tutti i single, festeggiati, per contrapposizione, il giorno successivo in occasione di San Faustino (15 febbraio). E sono forse proprio questi che, con ironia e un pizzico d’invidia, hanno diffuso il famoso detto che “San Valentino è la festa di ogni cretino che crede di essere amato e invece rimane fregato”. Favorevoli o contrari, oltre all’inevitabile commercializzazione nel quale è caduta la festività, San Valentino rimane una piacevole occasione per celebrare l’amore e la bellezza degli innamorati.

Federica Gennari