La Galleria degli Uffizi, memoria dello splendore fiorentino

La presenza medicea a Firenze ha rappresentato per la città, sotto il profilo culturale e artistico, uno straordinario slancio alla raccolta, al collezionismo e all’incentivazione dell’arte e degli artisti. È da questa attenzione medicea per l’ambito culturale che nasce uno dei più celebri musei italiani: la Galleria degli Uffizi di Firenze. La struttura, iniziata nel 1560, si estende tra il fiume Arno e Piazza della Signoria con una planimetria a “U”, caratterizzata da un porticato a colonne doriche e pilastri al pianterreno, coperto con volta a botte, sormontato dal primo livello finestrato e dall’ultimo piano loggiato. Si tratta di un’impostazione architettonica molto raffinata e modulare, la cui plasticità è risaltata dall’impiego della pietra serena su intonaco bianco. Con grande effetto scenografico, il lato breve, affacciato sul fiume, presenta una grande serliana alla quale si sovrappone una loggia aperta. Questo straordinario edificio, sede del museo, fu voluto da Cosimo I quale nuova sede governativa cittadina e fu affidato alla progettazione di Giorgio Vasari, il quale, tra l’altro realizzò il cosiddetto Corridoio Vasariano. I lavori furono continuati, nel 1574, da Bernardo Buontalenti che portò a termine la fabbrica entro il 1580. Il passaggio ad una destinazione museale si compì per volere di Francesco I nel 1581, quando decise di destinare l’ultimo piano alla collezione d’arte appartenuta a lui e alla famiglia medicea. Sul finire degli anni Ottanta, l’intervento di Ferdinando I non solo portò all’accorpamento della Serie Gioviana (ritratti di Paolo Giovio), ma anche alla realizzazione della Sala delle Carte Geografiche e dello Stanzino delle Matematiche, con illustrazioni d’ispirazione antica. Parte della struttura fu destinata a svariati laboratori per orafi, cottisti, miniatori, gioiellieri e pittori, creando uno straordinario clima di fervore artistico. Nel 1591 la collezione della Galleria fu aperta al pubblico. Nella seconda metà del Seicento grandi e importanti accorpamenti ingrandirono la collezione con pezzi di alta qualità, derivati dalla dote urbinate di Vittoria della Rovere e dalle donazioni di Leopoldo de’ Medici, rispettivamente moglie e fratello del Granduca Ferdinando II. Un ulteriore contributo derivò da Cosimo III che acquistò una serie di opere di fattura fiamminga e pezzi scultorei romani. Sotto il controllo dei Lorena, nella seconda metà del Settecento, la Galleria venne trasformata e razionalmente reimpostata, inaugurando una nuova separazione tra la sezione artistica e quella scientifica. Arricchita con ulteriori illustri dipinti (Tiziano, Giorgione, Dürer) a fine Settecento, mezzo secolo dopo fu scenograficamente completata con una serie di statue di toscani illustri sistemati nelle nicchie esterne. Nel corso del Novecento alla collezione furono accorpate opere provenienti da strutture religiose e raccolte private, acquistate dalla direzione del museo. La ricchezza della collezione fiorentina ha permesso al museo di raggiungere la grandiosa media di oltre un milione e mezzo di visitatori all’anno. Il percorso museale parte dal vestibolo e dal corridoio est, dedicati alla statuaria antica e rinascimentale e comprendenti alcuni busti medicei, i Cani molossi (I sec.), copie di sculture greche e molti pezzi derivati dal celebre Giardino di San Marco, voluto da Lorenzo de’ Medici. La galleria oppone da una parte i ritratti di uomini illustri di Giovio e dall’altra i busti romani relativi all’età imperiale. In tale sezione è possibile vedere inoltre l’Ercole e Centauro, il Re Barbaro, il Satiro danzante e Proserpina, tutte copie tarde di originali greci, spesso integrate in età rinascimentale.

La successiva Sala Archeologica serba pezzi di origine romana quali il fregio dell’Atena Nike, le Scene di bottega (I sec. d.C.), il Tempio di Vesta e la Scena di sacrificio, entrambi derivati da un fregio di II secolo. La sezione medievale introduce all’arte toscana con straordinari pezzi di Cimabue, Giotto (Maestà di Ognissanti) e Duccio di Buoninsegna, con tre grandiose Maestà affiancate da opere duecentesche e seguite dall’Annunciazione di Simone Martini (1333), l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e da alcuni pezzi dei Lorenzetti. Con un approfondimento dell’arte toscana dal Duecento al Gotico internazionale, la sezione medievale si conclude lasciando spazio al primo Rinascimento, del quale gli Uffizi conservano esempi eccezionali quali la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello Sant’Anna Metterza di Masaccio, il Ritratto dei Duchi d’Urbino di Piero della Francesca, opere di Domenico Veneziano, Filippo Lippi e Beato Angelico. Ben quattro sale sono dedicate al genio artistico del Sandro Botticelli, del quale gli Uffizi conservano le maestose tele della Nascita di Venere e della Primavera, oltre alla Madonna del Roseto, a Pallade e il Centauro, all’Incoronazione della Vergine e alla Calunnia, un excursus sull’evoluzione stilistica botticelliana, dalle influenze giovanili, al neoplatonismo di ambiente mediceo, alla religiosità tormentata dell’ultima fase. Le sale successive presentano pezzi altrettanto illustri, quali tele di Leonardo (quali l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi, incompiuta), Perugino, Piero di Cosimo e Luca Signorelli. Un pregevole ritorno al mondo antico è rappresentato dalla collezione medicea della sala della Tribuna (1584), con copie romane quali i Lottatori, l’Arrotino, l’Apollino e l’originale Venere medicea (I sec. a.C.) Le sale 19-23 sono dedicate al Rinascimento extra-fiorentino, con esempi riconducibili a Perugino, Luca Signorelli, a Dürer (Adorazione dei Magie altre opere) alla pittura tedesca, all’arte fiamminga, a Giovanni Bellini e all’ambiente veneto, ad Antonello da Messina, a Correggio (l’Adorazione del Bambino, Riposo dalla fuga in Egitto e San Francesco) e a Mantegna. L’ala verso l’Arno e il corridoio ovest custodiscono altri pezzi antichi come Amore e Psiche, i Marsia, la copia del Discobolo di Mirone, un Mercurio da Prassitele e la copia di Baccio Bandinelli del Laocoonte. Con un ritorno all’impostazione cronologica, le sale 25-34 sono dedicate all’arte cinquecentesca con spazi dedicati ai grandi maestri Michelangelo (Tondo Doni, 1504 Raffaello, Andrea del Sarto, Tiziano (Venere di Urbino Sebastiano del Piombo, Parmigianino (Madonna dal collo lungo), Veronese, Tintoretto e Lorenzo Lotto. Nelle aree successive sono visibili opere di Rubens e tele del Seicento italiano, rappresentato da Annibale Carracci, Guercino, Domenichino e artisti minori. Le sale 44 e 45 vantano tele di Rembrandt, Tiepolo e Canaletto. Di allestimento recente, la serie delle dieci sale blu è dedicata alla pittura straniera del Sei-Settecento con nomi noti quali Velázquez, Goya, El Greco, Rembrandt, Rubens e Van Dyck; la serie delle sale rosse si attiene al manierismo fiorentino, oltre ad artisti come Pontormo, Andrea del Sarto, Bronzino e Raffaello (Madonna del Cardellino. Non trascurabile l’ampia sezione dedicata al genio di Caravaggio, a Guido Reni e ai cosiddetti caravaggeschi: in particolare, del maestro Caravaggio sono conservate le celebri Testa di Medusa, uno scudo ligneo decorato, il Sacrificio di Isacco e il Bacco  A completare questo straordinario e completo percorso attraverso l’arte italiana e straniera è il Gabinetto dei disegni e delle stampe, che ospita circa 150.000 opere, tra disegni e stampe, databili tra la fine del XIV e il XX secolo.                              

 

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Federica Gennari